reportage dall'ucraina
Resistere due volte. A Kharkiv la vita torna ma l'occupazione non si dimentica
La regione è tornata a vivere in qualche modo, mentre si teme una seconda occupazione russa. Le ferite della prima si vedono e si sentono ancora tutte. Gli sfollati, i nuovi bar, le sepolture a un anno di distanza
Izyum. Piccoli autobus arrivano fino a un edificio a due piani situato alla periferia di Kharkiv, lungo la via Mir. I volontari in servizio dalla mattina aiutano gli anziani a scendere, prendono i loro bagagli e li scortano al punto di accoglienza per una nuova ondata di profughi dalla regione. La mattina del 10 maggio, l’esercito russo ha lanciato un’offensiva nelle zone di confine, cercando di avvicinarsi a Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, che la Russia non è riuscita a occupare nel 2022. I combattimenti più attivi si svolgono nella città di Vovchansk, a cinque chilometri dal confine. La Russia la sta bombardando con aerei, droni e artiglieria, distruggendo ogni edificio residenziale.
Una delle pensionate, evacuate da Vovchansk a Kharkiv, siede su uno sgabello vicino al centro di accoglienza dei rifugiati, tenendo in braccio due cani di piccola taglia. La donna ha un cerotto sul naso e il suo viso è gravemente ferito dalle schegge. Abbraccia forte i suoi cani tirati fuori dai bombardamenti, come se questa fosse la sua unica connessione con il mondo normale che non è stato ancora distrutto dalla guerra. Si rifiuta del tutto di comunicare con le persone. Dopo che la Russia ha lanciato un nuovo attacco, le autorità ucraine hanno annunciato un’urgente evacuazione dalle zone più pericolose. Durante i primi sei giorni dell’offensiva sono arrivate a Kharkiv circa 9 mila persone. Anche Kharkiv soffre quotidianamente per i bombardamenti, ma rispetto a Vovchansk, dove tutto intorno è in fiamme e non c’è nessun posto dove nascondersi dalle bombe e dal fuoco, lì la situazione è decisamente migliore.
Alla, 61 anni, anche lei rifugiata da Vovchansk, è riuscita a mettersi il cappotto sopra la vestaglia solo quando i volontari sono venuti a prenderla. La mattina del 13 maggio una bomba guidata è caduta vicino a casa sua. I vetri delle finestre sono volati via, un muro è crollato, il tetto si è rotto e suo marito è rimasto ferito alla mano. “Il rumore dell’aereo è un incubo. Non sai dove andare o come scappare”, descrive la sua esperienza e dice di aver immediatamente accettato di essere evacuata. Ma suo marito, con cui è sposata da 40 anni, ha deciso di restare a casa. “I volontari hanno cercato di convincerlo, ma lui ha pianto e gridato che non sarebbe uscito di casa”, dice Alla. “Della nostra casa però non era rimasto quasi nulla. Che stupido che è!”. Le previsioni per Vovchansk sono fosche. La città è già stata sotto l’occupazione russa all’inizio dell’invasione su vasta scala, ma è stata liberata nell’autunno del 2022. Ora Vovchansk potrebbe tornare per la seconda volta sotto il controllo russo; alla periferia della città si stanno già svolgendo battaglie con l’esercito russo. Alla non vuole nemmeno pensarci. Ha una figlia a Kharkiv, spera ingenuamente di aspettare la fine della fase attiva delle ostilità e che l’esercito ucraino possa riconquistare Vovchansk. Dopodiché vorrebbe ritornare in città, anche se completamente distrutta, e ritrovare il marito vivo. “Ho studiato in una scuola sovietica. E la prima lezione a scuola era sempre una lezione sulla pace. Cosa ci ha fatto la Russia?”, non trattiene le sue emozioni.
La Russia attacca la regione di Kharkiv da più direzioni, dopo dieci giorni l’offensiva è lenta, ma prosegue. La situazione nella regione non è omogenea, dipende da dove si trova la linea del fronte. Quindi Vovchansk è tutta in fumo e fuoco, la città è praticamente distrutta. Anche a Kharkiv ci sono esplosioni ogni giorno, ma le truppe russe sono ancora relativamente lontane, quindi qui i negozi sono aperti, i trasporti pubblici funzionano, musei e librerie sono accessibili, i bambini frequentano una scuola sotterranea che è stata aperta nella metropolitana. Anche Izyum si trova nella stessa regione, ma a 120 chilometri dalla città di Kharkiv, e a 40 chilometri si stanno svolgendo dei combattimenti lenti. Izyum ha la stessa energia di Kharkiv, dove vivono più di un milione di persone, ma qui cresce la paura su cosa accadrà: ricorda bene gli eventi del 2022. Allora Kharkiv non venne catturata dalle truppe russe, ma Izyum affrontò l’occupazione, l’80 per cento della città fu distrutto.
Prima dell’invasione su vasta scala della Russia nel territorio dell’Ucraina, a Izyum vivevano circa 50 mila persone. Durante l’occupazione 13 mila, il resto dei residenti partì per altre regioni e per i paesi europei. Dopo la liberazione della città, la gente ha cominciato a ritornare gradualmente, dice Maxim Strelnik, vice capo dell’amministrazione militare di Izyum. Ora la popolazione conta circa 25 mila persone. Il resto della gente non torna perché non ha nessun posto dove andare, le loro case sono distrutte. Ci sono 250 edifici a più piani in città e tutti sono stati gravemente danneggiati dai bombardamenti nel 2022. Il programma statale per il restauro delle abitazioni non ha ancora effettuato importanti riparazioni di grattacieli, ma rilascia certificati per l’acquisto di appartamenti a coloro che hanno perso la casa. A Izyum sono stati emessi 300 certificati di questo tipo. La distruzione non è l’unico problema della guerra. Dopo la liberazione di Izyum nell’autunno del 2022, in una foresta vicina, le forze dell’ordine ucraine hanno trovato una fossa comune dalla quale sono stati rimossi 451 corpi.
Tatjana, commessa di un negozio nel villaggio di Levkivka, nella regione di Kharkiv, racconta che sua madre, 84 anni, è stata sepolta nella tomba numero 299. La donna viveva a Izyum ed è morta di vecchiaia il 7 maggio 2022. Durante l’occupazione l’accesso al cimitero fu chiuso, quindi fu sepolta nella foresta. Dopo la liberazione della regione, nel villaggio di Tatjana per molto tempo non c’è stata elettricità. Non sapeva che la polizia stava riesumando i corpi dalla foresta. Il corpo di sua madre disseppellito era già all’obitorio di Kharkiv quando lei venne a Izyum per donare il Dna nell’ottobre 2022. A causa del carico di lavoro del laboratorio, il risultato ha dovuto attendere molto a lungo. Tatjana ha finalmente seppellito sua madre nel cimitero, quasi un anno dopo la sua morte, il 24 aprile 2023. “L’occupazione è orribile. Le nostre vite sono semplicemente finite”, ricorda la sua esperienza e non nasconde di essere preoccupata per l’offensiva dell’esercito russo nella regione di Kharkiv. La donna non si è ancora ripresa dal trauma. Chiacchierando al bancone di un negozio di campagna, chiede che non venga utilizzato il suo cognome perché ha paura di una nuova occupazione.
A Izyum operano servizi pubblici, agenzie governative e persino una biblioteca. Ma è ancora difficile godersi la vita. La distruzione è visibile da qualsiasi finestra. E’ impossibile chiudere un occhio davanti a questa realtà, afferma Galina Ivanova, direttrice del Museo di storia regionale di Izyum, anch’esso danneggiato dai bombardamenti. “E’ deprimente”, ammette. Quando l’anno scorso la fontana è stata restaurata e messa in funzione nel parco centrale, Ivanova non ha potuto smettere di ammirarla e le ha camminato attorno per dieci minuti. Copre almeno leggermente la vista della scuola distrutta. Mentre le scuole e gli asili non hanno ripreso a funzionare. E’ troppo rischioso, dicono i funzionari della città. Nel marzo di quest’anno tre droni Shahed hanno attaccato il liceo, che comunque non funzionava, ma che ora è stato distrutto. La maggior parte degli attuali residenti di Izyum sono persone in età da pensione. “I giovani e chi può lavorare sono andati”, dice Ivanova. In città mancano specialisti qualificati nell’amministrazione comunale e non ci sono candidati, perché le persone se ne sono andate. “E’ difficile avere a che fare con i pensionati”, spiega. Alcuni di loro dicono ancora che per loro lo stufato russo era più gustoso degli aiuti umanitari ucraini. Durante l’occupazione, le persone hanno vissuto per sei mesi tagliate fuori dallo spazio informativo ucraino e sotto l’influenza della propaganda russa. A Izyum, i collaboratori locali dei russi hanno pubblicato un giornale di propaganda e hanno lanciato una stazione radio. Il processo di riconciliazione è lento, ammette Strelnik. Alcuni considerano filorussi coloro che sono rimasti a vivere a Izyum durante l’occupazione, e coloro che non sono andati da nessuna parte e sono sopravvissuti all’occupazione chiamano traditori coloro che hanno abbandonato la città lasciandoli nei guai. Ma è tutto molto più complesso, queste etichette non bastano. C’è anche un terzo gruppo: quelli che sono andati all’estero, e anche loro hanno problemi. “Ci sono incomprensioni tra le persone. Ci vorranno molti anni per risolvere questo problema”, ne è sicuro.
Inoltre, il numero del personale militare ucraino a Izyum è recentemente aumentato, dicono i residenti locali. La città assomiglia sempre più al Donbas, dove militari e civili vivono nello stesso posto, cosa che non sempre piace alla gente. Invece Ljudmila Borovaja, 70 anni, dice di essere ansiosa di incontrare l’esercito ucraino perché ricorda l’inizio dell’invasione su vasta scala, quando la città era scarsamente difesa e i russi la occuparono rapidamente. La presenza dell’esercito ucraino ora la rassicura, soprattutto da quando la Russia ha lanciato una nuova offensiva nella regione. “Ieri ho incontrato una ragazza dell’esercito in un negozio e le ho augurato di rimanere viva e vegeta”, dice la pensionata. Si offende quando gli anziani di Izyum vengono chiamati filorussi. “Odio la Russia. Come puoi pensare bene del nemico?”, risponde alla domanda su cosa pensa del paese vicino. I giovani stanno tornando gradualmente a Izyum, dice Oksana, 17 anni, che recentemente ha iniziato a lavorare in un nuovo bar. E insieme ai giovani compaiono nuovi locali. Negli ultimi sei mesi hanno aperto una pizzeria, un sushi, un narghilè bar e una palestra. Oksana ha trovato lavoro presso la caffetteria Makers. E’ un famoso caffè di Kharkiv, aperto a Izyum per prova l’11 maggio dove si può bere cappuccino con latte senza lattosio, latte macchiato con latte di cocco e altri eccessi hipster. “Per me questo è più di un lavoro. Questa è la normalità”, spiega.
Su Instagram i proprietari di Makers chiedono ai visitatori che vengono da Kharkiv di portare oggetti eleganti per decorare la loro struttura a Izyum: piante da interno, dischi in vinile, giochi da tavolo e un proiettore per i film, perché in città non ci sono cinema. Di ritorno dalla tranquilla Izyum alla Kharkiv rumorosa per i bombardamenti, a 70 chilometri da cui l’esercito russo continua ad avanzare, scopro da Makers nel centro della città cosa hanno già portato le persone per Izyum. “Cartoline e un proiettore. Izyum avrà il suo cinema”, dichiara con gioia il giovane barista. E sembra più tranquillo degli abitanti di Izyum. Non lascerà Kharkiv, spera che la città sopravviva, come nel 2022.