Dopo il terrorismo, ora la Francia ha un problema con la criminalità organizzata ultra violenta

Jean-Pierre Darnis

Secondo una commissione d'inchiesta del Senato, nel paese sono in aumento le attività criminali legate al narcotraffico. Aumentano gli omicidi legati al traffico di droga, così come le piazze di spaccio.   Gli effetti collaterali e l'assalto contro il furgone della polizia penitenziaria 

Oggi il primo ministro francese, Gabriel Attal, ha reso omaggio ai due agenti uccisi la settimana scorsa nel casello autostradale di Incarville, vicino Rouen, dove un commando armato ha preso d'assalto un furgone della polizia penitenziaria per liberare Mohamed Amra detto “la Mosca ”, pregiudicato e indagato per traffico di droga che si stava recando a un'audizione in tribunale. Un fatto di cronaca che sembra un ritorno al passato, in quanto ricorda la "guerra dei furgoni",  quando negli anni '80 i criminali attaccavano i veicoli blindati portavalori. Non si tratta però di un ritorno al banditismo, ma piuttosto di un fenomeno simbolo dell'evoluzione ultra violenta della criminalità organizzata in Francia. Pochi giorni fa è stato presentato un rapporto d'inchiesta sul traffico di droga da parte di una Commissione del Senato: quello che ne esce fuori è una notevole crescita delle attività criminali legate al narcotraffico, con un aumento di circa il 40 per cento degli omicidi fra il 2022 e il 2023. Nel 2023, a Marsiglia, sono stati realizzati 50 omicidi: il fenomeno è talmente tanta tanta in crescita che è stato coniato il termine “narcocidio”. Mentre l'Italia produceva la serie Gomorra,  la Francia superava la fiction con un'estensione del fenomeno sul territorio, anche nelle zone rurali, non rimanendo più una problematica legata ad alcune sacche di illegalità nelle banlieues: oggi si trovano piazze di spaccio in ogni provincia francese.  

 

Gli effetti collaterali di questa espansione delle attività criminali legate alla droga sono dirompenti: la creazione di un'economia dello spaccio che fa da concorrente all'economia legale fra le fasce le meno agiate della popolazione; riciclaggio di denaro sporco con presa di controllo delle attività; rinforzo delle reti criminali internazionali con la presenza dei vertici criminali in alcuni paesi ospitali come gli Emirati Arabi Uniti (Dubai) o il Marocco; crescita della corruzione nei vari livelli dell'amministrazione pubblica. A marzo il ministro della Giustizia francese, Eric Dupond Moretti, aveva mosso alcune critiche sull'intervento dei magistrati marsigliesi che, chiamati a testimoniare di fronte alla Commissione d'inchiesta, avevano descritto l'estensione e la gravità del problema, parlando di guerra asimmetrica nella quale il paese risultava attualmente vulnerabile. Quest'intervento del ministro della Giustizia aveva poi causato la maretta con i sindacati della magistratura che difendevano la separazione dei poteri. Ma lo stesso Dupond Moretti aveva poi ammesso la gravità del problema, dicendo anche di volersi dotare di strumenti adeguati ispirati all'azione dei poteri pubblici italiani come la creazione di un pool giudiziario di lotta al crimine organizzato di competenza nazionale e uno status di “pentito" per smantellare le organizzazioni.  

 

Dopo la lotta al terrorismo, le politiche di sicurezza francesi si devono oggi attrezzare anche alla lotta alla criminalità organizzata. Da questo punto di vista l'attacco al furgone di Incarville potrebbe rappresentare un momento di svolta: in piena campagna elettorale per le europee, crimini di questo tipo creano un senso di urgenza che coinvolge tutta la classe politica francese. La sicurezza è al centro delle priorità politiche francesi da vari decenni. Il terrorismo di matrice islamica aveva nutrito un'interpretazione di “conflitto di civiltà” che ritroviamo anche nei recenti attacchi ai luoghi di culto. Oggi la nuova fase di lotta alla criminalità organizzata introduce una variante nella quale c'è la necessità di un rinforzo dell'azione dello stato contro gruppi mafiosi che non vogliono rimettere in causa l'ordine sociale, bensì sfruttare le debolezze a fini di lucro.

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