Il buon senso che è mancato all'Europa sulle plastiche monouso
L'Ue dovrebbe smetterla di regalare assist e rigori a porta vuota a quanti, populisti e forze anti europee, mettono continuamente in discussione il ruolo delle istituzioni comunitarie
Al direttore - La burocrazia europea e le regole assurde che ne determinano il funzionamento proprio non ce la fanno, o almeno così sembra, a usare un po’ di buon senso. E soprattutto a smettere di regalare assist e rigori a porta vuota a quanti, populisti e forze anti europee, mettono continuamente in discussione il ruolo delle istituzioni comunitarie. E’ il caso della procedura di infrazione aperta in questi giorni nei confronti dell’Italia per non avere recepito correttamente la direttiva sulle plastiche monouso. Problema evidentemente decisivo per il futuro dell’Europa, soprattutto a poche settimane dalle elezioni europee.
Poco importa onestamente entrare nel merito delle contestazioni che vengono rivolte all’Italia, buona parte delle quali di natura procedurale. Più interessante è il contesto nel quale essa è maturata, vale a dire i contenuti della direttiva in questione. La quale stabilisce per esempio la quantità di insalata, 1,5 kg, al di sotto della quale è vietato l’imballaggio in plastica. Ma si può fare, evviva, una deroga per l’insalata lavata. Al bando piatti e bicchieri monouso nelle mense che dovranno quindi dotarsi di impianti di lavaggio, ma potranno essere usati nei chioschi dove manca l’acqua corrente. Vietati i condimenti monouso che fino a ieri erano invece consigliati per ragioni igieniche. Torniamo ai bottiglioni. Né evidentemente le regole di massima igiene che la pandemia ha reso necessarie e a cui concorrono in modo decisivo gli imballaggi hanno ben consigliato il legislatore europeo, che continua a normare con un livello di dettagliata pianificazione che nemmeno nell’Urss socialista. Un’ostinazione degna di miglior causa e che è comprensibile solo all’interno di un discreto furore ideologico che questa volta si rivolge contro la plastica. Fra l’altro per una volta il nostro paese proprio non si merita l’ammonizione. Siamo primi in Europa per quantità di materiali recuperati e riciclati e le plastiche spiccano in questa classifica. Adesso c’è il rischio per molti, a cominciare da ampi settori della ristorazione, di dovere ricominciare da capo buttando a mare tutto il lavoro fatto.