Guerra ed Europa

Chi nell'Ue toglie le restrizioni all'uso delle armi contro i russi. I cauti e i veti di Orbán

David Carretta

La fake news sulla leva inventata da Budapest, gli addestratori francesi, la titubanza di Italia e Germania 

Bruxelles. La “paura” di alcuni paesi europei della Russia e i veti dell’Ungheria di Viktor Orbán stanno paralizzando la capacità dell’Unione europea di aiutare l’Ucraina a difendersi di fronte all’intensificarsi dell’aggressione di Vladimir Putin. I ventisette stati membri sono spaccati sulla richiesta del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, di togliere le restrizioni all’Ucraina per l’uso delle armi fornite dagli alleati per colpire obiettivi militari in territorio russo. “Il più grande problema di tutti è la paura”, ha denunciato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis: “La paura di cosa pensa la Russia, di come la Russia può reagire, di cosa farà la Russia”. La paura è uno degli elementi che spingono alcuni importanti alleati della Nato a limitare la capacità di azione di Kyiv. Innanzitutto gli Stati Uniti, ma anche alcuni grandi paesi europei come la Germania o l’Italia. Secondo Landsbergis, “la nostra paura è un invito” alla Russia “non solo in Ucraina contro i civili e i supermercati, ma anche un invito a agire nei nostri paesi”. Il calcolo del Cremlino è che gli europei, per paura, non reagiranno “in alcun modo significativo”, ha avvertito Landsbergis.

Il ministro lituano Landsbergis ieri ha ricordato che la Russia sta già conducendo attività ostili ibride sul territorio europeo. I campanelli d’allarme si stanno moltiplicando. Negli stati membri dell’Ue non vengono condotte solo campagne di disinformazione o di influenza. La Polonia ha condotto una serie di arresti accusando la Russia di attività di sabotaggio. Diversi servizi di intelligence hanno alzato il livello di allerta. “La Russia ha intenzione di agire cineticamente, organizzando manovre diversive e quelli che possono essere definiti atti terroristici nei paesi europei”, ha detto Landsbergis. L’escalation che gli europei vogliono evitare legando le mani all’Ucraina, in realtà, è già in corso. Il Cremlino sfrutta la paura a suo vantaggio, ribaltando la realtà. Ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha accusato la Nato di essere caduta “in un’estasi militare” e di essere già direttamente in conflitto con la Russia. Alimentare la paura funziona. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha confermato la linea rossa del governo Meloni. “Tutto il materiale italiano non  può essere usato fuori dai confini dell’Ucraina”, ha detto Tajani: “Non c’è possibilità di usarlo in territorio russo, perché non siamo in guerra con la Russia (…). Noi sosteniamo l’Ucraina, ma il nostro obiettivo è la pace. Noi vogliamo che Putin di fronte a uno stallo si sieda a un tavolo per concludere questa guerra priva di senso”.

 

La posizione italiana è agli antipodi dei paesi europei in prima linea nel sostegno concreto all’Ucraina. La scorsa settimana il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, ha detto che Kyiv è libera di usare i missili Storm Shadow per colpire obiettivi in Russia. La Svezia, dopo aver approvato un pacchetto di aiuti militari da 6 miliardi di euro, ha annunciato di aver posto fine alle restrizioni nell’uso delle armi contro il territorio russo. La Francia va avanti con i preparativi per inviare istruttori militari in Ucraina. Il comandante delle Forze armate ucraine, Alexander Syrsky, ha annunciato su Telegram che sono “già stati firmati i documenti che consentiranno presto ai primi istruttori francesi di visitare i nostri centri di formazione e di familiarizzare con le infrastrutture e il personale”. I ministri degli Esteri della Nato discuteranno questa settimana in una riunione a Praga la possibilità di trasferire dagli Stati Uniti all’Alleanza il coordinamento dell’assistenza all’Ucraina. Sia l’Ue sia la Nato potrebbero inviare una missione di formazione nel paese.

 

La paura è usata anche dai governi e dai partiti filorussi nell’Ue. Ieri il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha condannato proposte inesistenti per imporre la coscrizione militare obbligatoria europea. “Giù le mani dai giovani dell’Europa centrale, giù le mani dai giovani ungheresi”, ha detto Szijjarto. In realtà nessun leader dell’Ue o governo nazionale ha mai avanzato una proposta simile. “L’Ue non ha la capacità di imporre un servizio militare obbligatorio”, ha ricordato l’Alto rappresentante, Josep Borrell, reagendo con una risata. Ma la nuova fake news di Orbán sarà usata da altri partiti di estrema destra in campagna elettorale. 

 

L’Ungheria è l’altro grande problema dell’Ue sull’Ucraina. Il governo di Viktor Orbán sta bloccando 9,2 miliardi di euro per finanziare forniture militari: l’ottava, la nona e la decima tranche della European Peace Facility (1,5 miliardi complessivi), la creazione di un Fondo di assistenza per l’Ucraina (5 miliardi) e il trasferimento delle entrate straordinarie degli attivi russi immobilizzati dalle sanzioni (2,7 miliardi). Nella riunione dei ministri degli Esteri di ieri, la tedesca Annalena Baerbock ha criticato l’Ungheria per la mancanza di solidarietà a detrimento della sicurezza dell’Ue. Borrell l’ha accusata di “prendere in ostaggio” l’Ucraina con scuse infondate. Nell’Ue Orbán blocca anche l’avvio dei negoziati di adesione, le dichiarazioni di condanna del governo in Georgia e gli aiuti militari all’Armenia. “E’ un approccio sistematico contro ogni sforzo dell’Ue di avere un ruolo significativo in politica estera”, ha denunciato Landsbergis, chiedendo una risposta. Altrimenti Orbán riuscirà a bloccare l’Ue “su questioni di importanza vitale”.

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