Il veto ribaltato

Il governo georgiano ha adottato la "legge russa"

Paola Peduzzi

Il partito di governo Sogno georgiano ha ignorato le proteste, il veto presidenziale e le pressioni internazionali. Il capo del dipartimento per le Operazioni speciali del ministero dell'Interno dice: "Abbiamo già la lista" di chi va intimidito con minacce e botte. Le conseguenze concrete della legge e quel che già sta accadendo all'interno di un progetto europeo come Horizon

Il Parlamento georgiano ha rovesciato il veto presidenziale alla “legge russa” – che prevede che i media e le organizzazioni non governative che ricevono più del 20 per cento dei loro fondi dall’estero dovranno essere registrate come “soggetti che perseguono gli interessi di una potenza straniera” – che quindi entrerà in vigore. La folla che da due mesi protesta quasi senza sosta si è riunita di fronte al palazzo parlamentare prima che iniziasse la discussione in plenaria, un grande girotondo con le bandiere georgiana, europea e americana ha continuato a cantare durante il dibattimento, sotto gli occhi delle forze dell’ordine e, ogni tanto, di qualche uomo a volto coperto – nei video di alcuni deputati dell’opposizione postati sui social si vedono questi uomini “della sicurezza” con il passamontagna che si aggirano per il palazzo in libertà, mentre a molti giornalisti è stato vietato l’ingresso.

 

Nelle stesse ore di attesa – anche se l’esito del voto era scontato: il Sogno georgiano che guida il governo ha la maggioranza ed è compatto nel considerare l’opposizione “traditrice” dell’interesse nazionale del paese e la “legge russa” una garanzia di protezione dalle malevole ingerenze straniere – una giornalista dell’emittente Pirveli Tv ha allungato il microfono dentro il finestrino mezzo aperto di un’auto nera da cui sbucava la testa pelata di un uomo alla guida con gli occhiali da sole. Si trattava di Zviad Kharazishvili, conosciuto come “Khareba”, il capo del dipartimento per le Operazioni speciali del ministero dell’Interno georgiano. Ha intenzione di andare a picchiare i giovani anche oggi?, chiede la giornalista. “Non picchio i giovani, picchio i mascalzoni”, ha risposto Kharazishvili. Chi per esempio?, chiede la giornalista. “Abbiamo qui la lista, ve la mostrerò presto. Andate via, smettete di filmare”, ha risposto alzando il finestrino scuro. La giornalista ha insistito, parlando al finestrino: veniva da lei l’ordine di picchiare i giovani? Lo sa che verrà sanzionato? Kharazishvili tira giù il finestrino: “Dai su, ma che sanzionarmi, ragazzina, vai, vai, leva sta telecamera”.

Il nome di uno che “deve aspettarsi il peggio”, Kharazishvili lo ha fatto: quello di Levan Khabeishvili, il leader del più importante partito d’opposizione, il Movimento nazionale unito, che nella protesta del 1 maggio era stato picchiato. Il giorno dopo si era presentato in Parlamento su una sedia a rotelle e aveva raccontato che, mentre stava rilasciando un’intervista, aveva visto alcuni uomini che cercavano di portare via un giovane, si era avvicinato dicendo di lasciarlo stare e loro hanno portato via lui. Continuavano a ripetergli “dillo che sei un codardo” e siccome si rifiutava di farlo, lo hanno picchiato in più persone per circa 10-15 minuti, dicendogli: hai la lingua troppo lunga, devi smetterla di criticare il governo. Con il viso tumefatto, Khabeishvili aveva detto: “Quella che vedete sul mio corpo è l’immagine della Russia”.

 

Il partito di governo Sogno georgiano ha ignorato le richieste della piazza e della presidente Salomé Zourabichvili, ha ignorato le pressioni internazionali – le sanzioni americane, il parere contrario alla “legge russa” della Commissione di Venezia del Consiglio dell’Ue, la possibilità che l’Ue sospenda lo status di paese candidato a entrare nell’Ue – e ha continuato la sua opera d’intimidazione a parole e con le botte contro la società civile. L’entrate in vigore della “legge russa” ha effetti immediati, come spiega Sergi Kapanadze, che è stato viceministro degli Esteri nel 2011-2012 e poi vicespeaker del Parlamento e insegna all’Università di Tbilisi: c’è tempo fino alla fine di agosto per registrarsi come “portatore di interessi stranieri” se si lavora in un’organizzazione che riceve più del 20 per cento di fondi da enti non georgiani, altrimenti si deve pagare una multa di 25 mila lari (8.500 euro) e si viene comunque registrati come agenti stranieri. Dopo di che il governo chiede ulteriori informazioni – l’indicazione è vaga – e se non le ottiene può imporre una multa di 10 mila lari (3.400 euro) più un’altra di 20 mila lari (6.700 euro) al mese per ogni mese in cui non si forniscono le informazioni pretese dal governo. “Questa è una condanna per la società civile”, scrive su Facebook Kapanadze.

 

Alcuni effetti della “legge russa” ci sono già, come spiega al Foglio Nona Mikhelidze, ricercatrice presso l’Istituto Affari internazionali a Roma: “Molti centri studi georgiani fanno parte del programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon: anche noi su almeno due progetti, uno sulla disinformazione della Russia e della Cina e uno sull’allargamento, lavoriamo con alcuni partner in Georgia. Sono progetti su più anni per cui tutti i partecipanti hanno vinto il bando e ricevono i fondi da Horizon. Queste due organizzazioni che lavorano con noi ricevono più del 20 per cento di fondi europei, quindi diventeranno ‘agenti stranieri’ e collaborare con loro, anche dal punto di vista tecnico di trasferimento dei fondi, diventa pressoché impossibile. Abbiamo ricevuto già un messaggio che dice che questi partner non potranno più lavorare con noi dentro a Horizon: uno riuscirà forse a trasferire il suo staff presso l’Università di Tbilisi, all’altro è stato chiesto di esplorare la possibilità di registrarsi in uno dei Paesi baltici”. Le organizzazioni della società civile georgiana ora o saranno nella lista degli obiettivi dei picchiatori del governo o in quella degli agenti stranieri – che in tutto o in parte si sovrappongono – o dovranno andare all’estero.
 

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi