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Il Sudafrica al voto tra crisi economica, violenza e sostegno a Putin

Maurizio Stefanini

Le manifestazioni dei sostenitori dell'Anc riflettono la situazione di un paese in cui il leggendario partito politico di Mandela potrebbe ottenere la maggioranza assoluta, come avvenuto alle Amministrative di tre anni fa

Sabato scorso i sostenitori dell’African national congress (Anc) si sono riuniti allo Fnb Stadium di Soweto, nella parte sud-occidentale di Johannesburg, la capitale del Sudafrica. Lì si è tenuta l’ultima grande manifestazione del partito prima del voto di domani, ma non c’erano gli attesi 90 mila sostenitori allo stadio: erano tra i 60 e i 70 mila a scandire lo slogan “Siyanqoba”, che in zulu significa “conquisteremo!”. E’ una metafora del quadro politico che uscirà dalle settime elezioni sudafricane dalla fine dell’apartheid, secondo diversi osservatori le prime politiche in cui l’Anc, leggendario partito politico guidato trent’anni fa da Nelson Mandela, perderà la maggioranza assoluta dei voti, com’è già avvenuto alle Amministrative di tre anni fa. 
Stando ai sondaggi, l’Anc dell’attuale presidente Cyril Ramaphosa si potrebbe fermare tra il 36 e il 44 per cento. E la Democratic Alliance, che un tempo fu il partito liberale dei bianchi anti-apartheid, poi diventato il partito di riferimento dell’opposizione all’Anc, potrebbe arrivare al 18-32 per cento, anche se ancora percepito come “troppo bianco”.  E’ il problema principale di una forza politica che ha cercato di capitalizzare il bisogno di cambiamento percepito tra la popolazione del Sudafrica, senza ancora riuscirci del tutto. Nel frattempo, aumenta il malcontento per la corruzione politica, drammaticamente evidenziata dal clamoroso arresto, il mese scorso, della presidente del Parlamento, Nosiviwe Mapisa-Nqakula esponente del comitato esecutivo dell’African national congress e accusata di corruzione.

C’è la crisi economica, con un terzo della forza-lavoro disoccupata, e 18,4 milioni di persone che ricevono benefici del Welfare, contro appena 7 milioni di cittadini che pagano le tasse. C’è la crisi idrica, con il 40 per cento delle acque che si perdono nelle tubature. C’è la crisi energetica, anche se miracolosamente i blackout sono cessati due mesi prima delle elezioni. E c’è la violenza; per le strade, ma che riguarda anche la politica. Il Washington Post  ha scritto ieri che “mentre i sudafricani si avviano alle elezioni, la politica del paese è scossa da un’epidemia di omicidi, compresi i 40 registrati dall’inizio dello scorso anno. Sebbene abbiano colpito soprattutto funzionari, politici e attivisti locali, gli omicidi sembrano destinati a influenzare l’esito delle elezioni nazionali”.
Violenza che viene rappresentata anche dal clima teso fra i due principali partiti delle elezioni, l’Anp e la Democratic Alliance. All’inizio del mese i democratici hanno diffuso uno spot elettorale molto contestato, nel quale si vede una bandiera sudafricana bruciare mentre voce fuori campo dice che “la vita non può che peggiorare” sotto l’ennesima presidenza dell’Anp.  “Uno spot spregevole”, aveva detto il presidente dell’Anc Ramaphosa, facendolo bloccare dalla tv di stato. Poco dopo però, l’Autorità indipendente per le telecomunicazioni ha approvato il ricorso secondo cui l’incendio della bandiera è protetto dall’articolo 16 della Costituzione sudafricana, come libertà di espressione, e ha obbligato la tv a trasmettere lo spot.

L’indipendenza degli organi di controllo e giudiziari  del sistema sudafricano è anche geografica – la capitale del potere giudiziario è Bloemfontein, quella amministrativa Pretoria – spiega forse in parte il motivo per cui  Ramaphosa, durante l’ultima riunione dei Brics, aveva deciso di non far entrare nel paese il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, dopo l’ordine di arresto della Corte penale internazionale. La vicinanza, ideologica e politica dell’Anc con la Russia di Putin e la Repubblica popolare cinese, e la sua azione anti-israeliana e pro-Palestina, sono state parte della campagna elettorale della Democratic Alliance, mentre il comizio all’Fnb  Stadium era pieno di bandiere palestinesi. 

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