Kim Jong Un lancia palloni di letame in Corea del sud. Ma c'è poco da ridere

Questa non è "poopaganda"

Giulia Pompili

La guerra cognitiva dei palloni di propaganda fra Corea del nord e Corea del sud cela in realtà una minaccia ben più seria, aggravata dagli aiuti della Russia alla leadership di Pyongyang

Ieri i social e i siti web internazionali si sono riempiti di meme sull’ultima vicenda che riguarda la Corea del nord: qualcuno l’ha chiamata “poopaganda”, un gioco di parole con propaganda e poo, in inglese letteralmente cacca. E’ quella che è arrivata ieri notte su territorio sudcoreano, inviata al di là del confine del 38° parallelo attraverso 260 palloncini a cui sono stati appesi sacchi pieni di volantini con propaganda anti Corea del sud, rifiuti, plastica, scarpe rotte, escrementi umani, letame. Come spesso succede, l’ironia che suscita il regime nordcoreano nasconde però un problema e una minaccia politica ben più seri. Il lancio di palloncini, il più numeroso dopo lanci simili avvenuti nel 2016 e nel 2018, avviene a poche ore da un altro lancio, quello di un razzo che avrebbe dovuto portare in orbita un secondo satellite-spia nordcoreano, esploso poco dopo il decollo. 

 

Quando in Corea del sud era la notte tra martedì e mercoledì, le autorità locali hanno inviato un alert sugli smartphone dei residenti delle province di Gyeonggi e Gangwon (poi esteso a tutte le province a ridosso del confine) con l’annuncio di una non specificata minaccia aerea, aggiungendo anche una imperfetta dicitura in inglese “Air raid preliminary warning”. La notte precedente c’era stato il lancio (fallito) del satellite spia, costruito anche grazie all’assistenza fondamentale dei tecnici russi, che collaborano molto più attivamente con Pyongyang dopo l’accordo fra il presidente russo Vladimir Putin e il dittatore Kim Jong Un per la fornitura di armamenti al Cremlino nella sua guerra contro l’Ucraina. E in Corea del sud la tensione per via del progressivo aumento delle minacce nordcoreane inizia a percepirsi: erano anni che a un’azione nordcoreana simile non seguiva un allarme significativo anche da parte della popolazione sudcoreana. In molti, ieri, se la sono presa con l’eccessivo allarmismo delle autorità (erano solo palloni di propaganda!), ma il Joint Chiefs of Staff sudcoreano, cioè il comando delle Forze armate di Seul, ci ha messo qualche ora – anche a causa  del lancio notturno – a identificare i 260 palloncini come “non minacciosi”: in un primo momento più di qualcuno aveva pensato a un attacco chimico o biologico, anche perché ai palloncini sembravano attaccati dei cavi elettronici, come se fossero progettati per eseguire una piccola esplosione e diffondere il contenuto del sacco appeso.  La guerra dei palloncini di propaganda tra Corea del nord e Corea del sud va avanti da molti anni.

 

 Le immagini dei palloni nordcoreani diffuse ieri dall'ufficio di presidenza della Corea del sud  

 

Periodicamente in Corea del sud attivisti e rifugiati nordcoreani lanciano con questa tecnica, attraverso il 38° parallelo, carichi con pennette usb, musica sudcoreana e notizie che “bucano” la propaganda nordcoreana. A ogni lancio la reazione del regime di Pyongyang è molto minacciosa – i palloni sudcoreani sono stati accusati in passato di aver portato il Covid al Nord – ed è il motivo per cui la precedente amministrazione del democratico Moon Jae-in, convinto della necessità di dialogo col Nord, aveva vietato per legge i lanci di propaganda da parte degli attivisti sudcoreani. Che però sono ricominciati con la presidenza conservatrice di Yoon Suk-yeol. Domenica scorsa, il viceministro della Difesa nordcoreano, Kim Kang Il, aveva fatto una dichiarazione d’intenti, dicendo che “presto la Corea del sud sperimenterà cumuli di carta straccia e sporcizia nelle zone di confine” e “quanto sforzo è necessario per rimuoverli”.

 Le immagini del contenuto dei palloni nordcoreani diffuse ieri dall'ufficio di presidenza della Corea del sud

 

Quella dei palloncini è un pezzo della guerra cognitiva tra Nord e Sud da manuale, ma non riguarda soltanto la propaganda. Come confermato ieri da NKnews, durante il lancio dei palloni di letame verso il Sud, “diverse navi nel Mar Giallo hanno subito interruzioni del segnale Gps”: la Corea del nord ha la tecnologia per disturbare il sistema di navigazione satellitare usato dalle navi che operano vicino al confine marittimo. Non solo. L’atterraggio indisturbato di 260 palloni attraverso il confine ha dimostrato ancora una volta la lentezza del Joint Chiefs of Staff nel prendere decisioni per mettere in sicurezza la popolazione: una circostanza simile si era manifestata nel dicembre del 2022, quando cinque droni nordcoreani erano entrati nello spazio aereo sudcoreano e uno dei cinque, in particolare, aveva sorvolato la Casa Blu, cioè il palazzo degli uffici della presidenza di Seul. I cinque droni erano stati individuati tardi, jet ed elicotteri della Difesa sudcoreani si erano alzati in volo ma non erano riusciti ad abbatterli, lasciandogli il tempo di tornare oltre i confini del Nord. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.