Il verdetto del tribunale di Manhattan

Trump condannato, 34 volte colpevole

Marco Bardazzi

Il giudice comunicherà la pena l’11 luglio, a 4 giorni dalla convention repubblicana che deve nominare l’ex presidente come candidato alle elezioni di novembre. La reazione furibonda e la monetizzazione del suo definirsi “prigioniero politico”. Come cambia la campagna ora

Per la prima volta nella storia un ex presidente degli Stati Uniti è diventato un “felon”, un criminale pregiudicato. Una giuria di dodici newyorchesi anonimi ha giudicato Donald Trump colpevole per tutti e trentaquattro di capi di imputazione di cui doveva rispondere nell’unico processo ad essere celebrato prima del voto, tra i quattro che lo vedono protagonista. Si apre così una nuova fase nella corsa alla Casa Bianca, inedita e carica di tensione.

 

Il verdetto è arrivato dopo due giorni di camera di consiglio e sarà seguita tra qualche settimana dalla sentenza del giudice Juan Merchan, che arriverà nel pieno della campagna elettorale. L’udienza per comunicare la decisione del giudice Merchan è fissata per l’11 luglio prossimo: due settimane dopo il primo dibattito televisivo tra Trump e Biden e quattro giorni prima dell’apertura della Convention con la quale i repubblicani devono incoronare Trump formalmente come il loro candidato alla Casa Bianca. 

 

Trump rischia fino a quattro anni di carcere o una pena alternativa di analoga lunghezza. Da oggi è “guilty”, è colpevole di aver fatto falsificare documenti contabili, per nascondere un versamento di 130 mila dollari a favore della pornostar Stormy Daniels. La mossa risale al 2016 e sarebbe stata decisa per evitare rivelazioni compromettenti su una loro notte d’amore nel 2006 (ma Trump nega tutto), quando The Donald era sposato con Melania da un anno ed erano in attesa del figlio Barron. Il reato di per sé sarebbe di quelli punibili con una multa, ma la procura di New York sostiene che il pagamento è stato fatto per “truccare” le elezioni presidenziali del 2016, nascondendo la vicenda agli elettori. 

 

L’ex presidente ha accolto il verdetto in silenzio nella piccola aula di giustizia di Manhattan dove ha trascorso gran parte delle sue giornate negli ultimi due mesi. Il volto di Trump è diventato rosso mentre ascoltava il verdetto, poi è rimasto per alcuni minuti con i suoi avvocati in aula. Appena è uscito, di fronte alle telecamere, è esploso: “Questa sentenza è una vergogna, in un processo truccato guidato da un giudice corrotto. Tutto è stato guidato dall’amministrazione Biden, ma il vero verdetto sarà quello che darà la gente il 5 novembre”, il giorno delle elezioni presidenziali. 

 

Adesso Trump dovrà sottoporsi per qualche settimana a una serie di rituali che precedono la sentenza, comparendo di fronte ad assistenti sociali e ufficiali giudiziari per valutare il suo comportamento e le varie circostanze che valuterà il giudice per decidere il suo destino. 

Tra gli elementi di cui terrà conto il giudice per decidere, c’è il comportamento tenuto dall’imputato durante il processo. Trump ha partecipato a tutte le udienze e le ha seguite in silenzio e senza mai sbottare. Ma all’esterno dell’aula non ha evitato di attaccare ripetutamente il giudice, i procuratori e l’intero sistema giudiziario. Questo potrebbe influire pesantemente sulle decisioni di Merchan, che gli aveva intimato di non fare esternazioni pubbliche e ha ripetuto la stessa esortazione subito dopo il verdetto. 

 

L’ex presidente potrebbe finire in cella (scortato dal Secret Service, che ha già condotto test in questo senso), ma è l’ipotesi estrema, che sicuramente i difensori di Trump cercheranno di scongiurare con una serie di appelli. Ma qualche altra misura potrebbe comunque scattare per lui, dagli arresti domiciliari alla libertà vigilata con una serie di obblighi. 

 

Tutto comunque avverrà nel pieno della campagna elettorale, che sta entrando proprio ora nei suoi mesi decisivi, quelli segnati dalle convention, dai dibattiti e dai comizi in giro per il paese. Trump può essere eletto presidente anche da “convicted felon”, può venire eletto anche se si trovasse in cella, mentre non avrà probabilmente la possibilità di votare per sé stesso perché, da residente della Florida, dovrebbe perdere subito il diritto di voto. 

 

“Sto combattendo per il mio paese e per la Costituzione, l’America sta andando in rovina e non mi fermerò”, ha detto Trump. Adesso si apre una fase nuova, inedita, nella quale non è chiaro se e quale impatto il verdetto avrà sui sondaggi, ma soprattutto se ci saranno reazioni da parte del movimento Maga (Make America Great Again). Il primo segnale che i fedelissimi di Trump hanno mandato dopo il verdetto è stato quello di inondare i social di rabbia e mandare in tilt il sito web della campagna elettorale di Trump, sommerso da un’ondata di adesione alla raccolta di fondi per sostenere il candidato repubblicano.  

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