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il negoziato

Cosa ha risposto Hamas alla proposta per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco

Micol Flammini

Nessuna dichiarazione ufficiale, ma secondo l'Egitto il gruppo è positivo. Su un giornale libanese però fonti di Hamas dicono: vogliamo più garanzie sulla fine della guerra. Le ambiguità tra la prima e la seconda fase del piano

Tel Aviv, dalla nostra inviata. La proposta del gabinetto di guerra israeliano deve ancora essere accettata dall’intero governo di Israele, di cui fanno parte anche i partiti estremisti di Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. I due politici non soltanto minacciano il premier Benjamin Netanyahu di uscire dal governo nel caso in cui l’accordo venisse accettato, sono anche impegnati a dimostrare al loro elettorato chi dei due è più inflessibile, con l’intenzione di strapparsi voti a vicenda. Mentre Israele discute, non è arrivata alcuna risposta chiara e ufficiale da parte di Hamas che aveva ottenuto la proposta già la scorsa settimana, prima che il presidente americano Joe Biden tenesse il suo discorso per illustrare un piano in tre fasi per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. I leader di Hamas tacciono, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, che oggi è in Spagna, ha detto che il gruppo guarda in modo positivo alla proposta, "accetta le affermazioni fondamentali", ma attende la risposta israeliana. Gli egiziani sono tra i mediatori dei negoziati tra Israele e Hamas assieme al Qatar, hanno rapporti con il gruppo della Striscia e avevano favorito l’imbroglio di qualche settimana fa, quando Hamas presentò una controproposta a Israele dichiarando però di aver accettato l’accordo. 

 

I negoziatori di Hamas sono stati invitati dall’Egitto e dal Qatar a partecipare a un incontro al Cairo assieme al Jihad islamico, l’altro gruppo terroristico che il 7 ottobre ha attaccato i kibbutz del sud di Israele. La posizione di Hamas è di attesa, guarda come si comporta Israele, impigliato nelle sue liti politiche, non fornisce risposte chiare. Al quotidiano libanese al Akhbar alcune fonti del gruppo hanno detto che la proposta non è abbastanza e per arrivare a un accordo. Hamas vuole altre garanzie e vuole che vengano tolte tutte le possibili ambiguità sul fatto che la guerra potrebbe ricominciare. Il gruppo chiede che gli Stati Uniti si facciano garanti e obblighino Israele a non riprendere i combattimenti. 

 

Secondo la proposta israeliana che Biden ha spiegato e interpretato venerdì, la prima fase prevede un cessate il fuoco di sei settimane che consenta la liberazione dei primi ostaggi. Soltanto nella seconda fase il cessate il fuoco diventerebbe permanente. Ma se Hamas non rispetterà gli impegni presi, allora Israele durante la prima fase potrà ricominciare i combattimenti. E’ questo il punto che Hamas punta a eliminare, in una proposta che viene incontro a quasi tutte le sue richieste. 

 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)