Il nuovo Messico di Claudia Sheinbaum

Maurizio Stefanini

Ritratto della prima donna e la prima ebrea eletta nella storia del paese centroamericano. Si sveglia alle 4 del mattino, ha sposato il suo fidanzato del liceo ritrovato su Facebook e, a differenza del suo mentore Amlo, ha messo in sicurezza Città del Messico dal Covid. Il problema dei narcos, il nodo delle elezioni americane e i rapporti con Pechino

“Continuiamo a fare la storia” è il nome della coalizione alla testa della quale Claudia Sheinbaum Pardo è diventata presidente del Messico con un 58,75 per cento dei voti che è oltre il doppio della sua principale sfidante, Xóchitl Gálvez. E i titoli di molti giornali sottolineano infatti il dato storico di essere la prima presidente donna della storia del Messico, con molti ritratti e molta curiosità sul primo “Primer Caballero” Jesús María Tarriba, un fidanzato dell’università che lei ritrovò grazie a Facebook dopo il divorzio dal primo marito, e che ha sposato l’anno scorso. Ma in effetti di donne presidenti nella regione ce ne sono state diverse. Meno rilevato è che del Messico è anche il primo capo dello stato ebreo: la sua famiglia è laica, anche se lei ama raccontare che da piccola faceva le feste ebraiche dai nonni. Ma è aneddoto, tipo quello che da ragazzina ha fatto per molti anni danza classica. Più rimarcato è che sia una presidente di sinistra. Ma in realtà la cosa veramente notevole è stata la trionfale conferma di una leader collegata al governo precedente, in un momento in cui in America latina tendono a vincere le opposizioni in maniera quasi sistematica.

 

Insomma, per ora “l’umanesimo messicano” di Andrés Manuel López Obrador, detto Amlo, funziona, per i suoi buoni risultati economici e per la sua capacità di mantenere con gli Stati Uniti, primo partner commerciale, un rapporto di buon vicinato, al di là delle sue battute populiste sui femminicidi che sarebbero causati dal neoliberalismo, o sul Covid da curarsi con l’onestà e la Vergine di Guadalupe (dopo questa dichiarazione, si ammalò). Proprio sul Covid, peraltro, ci fu una clamorosa divaricazione tra la linea Trump-Bolsonaro di Amlo e l'opposta, scrupolosa gestione di vaccini e mascherine di Claudia Sheinbaum come sindaco di Città del Messico. Un precedente che fa intuire come la delfina dovrebbe non essere il semplice prestanome per aggirare il divieto di rielezione da molti paventato, ma agirebbe con un forte ruolo autonomo. E' d’altronde una donna che si sveglia alle 4 del mattino, per riuscire a completare la sua agenda del giorno.

 

“Non vengo da sola, veniamo tutti”, ha detto la neoeletta nel suo primo discorso. “100 passi per la trasformazione”, il suo piano di governo, prevede borse di studio, pensioni alle casalinghe, il rafforzamento dei sistemi di diagnosi medica e di salute mentale, la costruzione di centinaia di migliaia di case, l'introduzione della parità retributiva di genere nella Costituzione. Ma soprattutto nell’ampio mandato ricevuto, anche con un rafforzamento della maggioranza in Congresso, rientra la lotta ai narcos, che pompati dal boom del Fentanyl hanno fatto strage di candidati (38 assassinati e almeno 320 episodi di violenza contro politici in un anno). E poi: aggiustare il deficit fiscale. Promuovere nuovi investimenti. Definire un'agenda con la Casa Bianca che permetta di approfondire le relazioni commerciali e risolvere la crisi migratoria, sotto l’incubo di un ritorno di Trump e delle sue paranoie antimessicane.

 

Claudia Sheinbaum si insedia il primo ottobre, in America si vota il 5 novembre, ma lo stesso Biden non esclude la chiusura della frontiera meridionale. La nuova presidente chiede invece un meccanismo di identificazione per ogni migrante e un piano di assistenza sociale che coinvolga i paesi i cui cittadini emigrano per ragioni politiche, economiche e sociali, attraverso un meccanismo di cooperazione regionale.

 

La parola chiave è nearshoring: la delocalizzazione di imprese in luoghi vicini al mercato nazionale (leggi America) per evitare rotture nella catena di approvvigionamento. Nel caso del Messico, ci sarebbe la possibilità di accedere agli investimenti diretti esteri che tentano di sfuggire a una legislazione restrittiva per logiche geopolitiche (leggi: Cina). La Sheinbaum intende negoziare dunque con la Casa Bianca un piano dove non importerebbe la nazionalità dell'investimento se si proponessero modelli di sviluppo a favore delle popolazioni locali, in un paaese dove la povertà è al 36 per cento.

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