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L'analisi

La vittoria annunciata dei nazionalisti può destabilizzare più i paesi fondatori che l'Ue

David Carretta

In Francia il Rn e gli altri sovranisti possono sfiorare il 40 per cento. L’AfD degli scandali è al secondo posto. I guai in Belgio e nei Paesi bassi: mentre gli occhi di tutti sono puntati sul Parlamento europeo, è nelle capitali nazionali che si rischiano le conseguenze più dure

Bruxelles. Nella Germania colpita da drammatiche alluvioni ieri circolava una foto sui social media. In mezzo a una strada allagata, con sullo sfondo una macchina semi sommersa dalle acque, c’è un manifesto elettorale di Alternativa per la Germania con queste parole: “Industria automotive al posto dell’isteria sul clima”. Basteranno i danni provocati in Baviera, che avvengono meno di tre anni dopo alluvioni ancor più drammatiche nel nord della Germania, a ricordare agli elettori l’urgenza del Green deal e ad allontanarli dai negozionisti del clima per eccellenza di Alternativa per la Germania? In Francia, il giovane primo ministro Gabriel Attal ha deciso di spendersi direttamente in campagna elettorale, presentandosi ai comizi e dando battaglia sulla piattaforma X, dopo che Emmanuel Macron ha affidato la sua lista elettorale a una candidata, Valerie Hayer, troppo tecnocratica per risalire la china dei sondaggi di fronte al carisma populista del capolista del Rassemblement National, Jordan Bardella. Basterà la popolarità di Attal a salvare il partito di Macron da un’umiliazione di fronte all’estrema destra di Marine Le Pen? Germania e Francia sono i due più importanti stati membri dell’Unione europea e lunedì mattina rischiano un terremoto politico nazionale dopo la pubblicazione dei risultati delle elezioni europee. Mentre gli occhi di tutti sono puntati su Bruxelles e sui numeri che determineranno la prossima maggioranza al Parlamento europeo, è nelle capitali nazionali che la botta nazionalista rischia di produrre gli effetti più duri.

 

  

In Francia la situazione sembra disperata per Macron e la sua lista Besoin d’Europe. Secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Monde, il Rassemblement National della coppia Bardella-Le Pen è al 33 per cento, doppiando la lista di Macron ferma al 16 per cento. Besoin d’Europe è tallonata dal Partito socialista guidato da Raphaël Glucksmann con il 14,5 per cento. Con il 5 per cento attribuito a Reconquête, il partito di Marion Maréchal e Éric Zemmour, l’estrema destra potrebbe sfiorare il 40 per cento. Secondo l’opinionista del Figaro, Nicolas Baverez, di fronte a risultati simili ci sarebbe un’unica soluzione per evitare la paralisi politica e istituzionale: “Ricorrere al voto”. L’Assemblea nazionale dovrebbe essere sciolta, esattamente come chiede Marine Le Pen, malgrado il pericolo di piombare la Francia in un regime di coabitazione tra il presidente Macron e un governo di estrema destra.
 

In Germania, AfD è stata colpita da scandali a ripetizione. All’inizio dell’anno, quando i sondaggi attribuivano all’estrema destra quasi il 25 per cento dei voti, ha subìto un’emorragia verso il nuovo partito di estrema sinistra Alleanza Sahra Wahenknecht, filo russo e anti migranti. Ma le accuse di neonazismo, di spionaggio per conto della Cina o di essere al soldo della Russia non hanno affondato AfD. Gli ultimi sondaggi continuano al partito di estrema destra il secondo posto con il 16 per cento, dietro la Cdu-Csu, ma davanti ai tre partiti che formano la coalizione di Scholz, la Spd, i Verdi e i liberali della Fdp. Scholz potrebbe reggere fino alle prossime elezioni federali, fissate al 26 ottobre 2025, ma il tasso di litigiosità della coalizione, già alto, rischia di aumentare ancora.
 

In altri due paesi fondatori, Paesi Bassi e Belgio, i partiti nazionalisti sono sul punto di provocare terremoti nazionali. All’Aia, dopo la sua vittoria alle elezioni di novembre, il leader islamofobo Geert Wilders è finalmente riuscito a trovare un accordo con altri tre partiti di destra per la formazione di un governo extra-parlamentare, che dovrebbe vedere la luce alla fine del mese. L’accordo di coalizione firmato a maggio mostra una chiara impronta di estrema destra su temi come i migranti, il Green deal e i rapporti con l’Ue. Lungi dal perdere consenso, i lunghi negoziati hanno consentito a Wilders di guadagnare terreno nei sondaggi in vista delle europee. In Belgio, dove si vota anche per le legislative e le regionali, il sisma nazionalista è atteso più ad Anversa che a Bruxelles: l’estrema destra fiamminga del Vlaams Belang potrebbe diventare il primo partito del paese. In un sistema federale, il suo ingresso al governo anche solo nelle Fiandre rischia di paralizzare il Belgio.
 

Lunedì Macron potrebbe ritrovarsi sconfitto e delegittimato in un referendum che lui stesso ha cercato. Scholz ulteriormente indebolito. Wilders dominatore della vita politica e istituzionale olandese. Il Belgio sull’orlo dell’implosione. L’annunciata vittoria nazionalista alle europee potrebbe destabilizzare più i paesi fondatori che l’Ue.

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