Normandia, Kharkiv
Il D-day e la guerra in Europa
Le celebrazioni dello sbarco degli Alleati per liberare l’Europa dal nazismo, 80 anni fa, mischiano la memoria e il presente della difesa dell’Ucraina. “We will not walk away”, dice Biden. Le parole (e i Mirage) di Macron per l'Ucraina. I veterani e Zelensky
Qui, sulla costa della Normandia, si è decisa la battaglia tra la libertà e la tirannia, ha detto il presidente americano, Joe Biden, alla cerimonia per gli 80 anni dallo sbarco delle forze alleate nel 1944 per liberare l’Europa dal nazismo, che si è svolta al cimitero militare di Colleville-sur-Mer, sulla scogliera che s’affaccia sulla spiaggia di Omaha, dove ci sono le tombe di 9.387 soldati. “Qui abbiamo dimostrato che la libertà è più forte della tirannia, che gli ideali delle nostre democrazie sono più forti degli eserciti delle tirannie, abbiamo dimostrato l’unità incrollabile degli Alleati”, ha detto Biden, passando d’un fiato dalla memoria del sacrificio di migliaia di soldati per la difesa della libertà di ottanta anni fa al sacrificio che sostengono gli ucraini oggi, ancora una volta in difesa della libertà del continente europeo: “We will not walk away”, ha detto il presidente americano, non toglieremo lo sguardo dall’Ucraina, “se lo facciamo, l’Ucraina cadrà sotto il giogo russo, e poi ci cadrà anche l’Europa intera. Se lo facciamo, sarà come dimenticare quel che è accaduto su questa spiaggia”.
La Russia non è stata invitata, per la prima volta, alle celebrazioni in Normandia: qualche tempo fa, il presidente francese Emmanuel Macron aveva detto che una delegazione russa non di alto livello era stata invitata per rispetto al contributo dell’Unione sovietica alla liberazione dell’Europa nella Seconda guerra mondiale, ma poi anche questa cortesia storica è sembrata inutile, visto che Vladimir Putin calpesta la memoria collettiva e la utilizza per giustificare la sua guerra ingiustificata contro il nazismo immaginario dell’Ucraina. Anzi, Macron ha scelto la giornata del D-Day per ringraziare i veterani “che si sono assunti tutti i rischi della guerra in nome della nostra indipendenza” e per ribadire la determinazione occidentale a contrastare e sconfiggere la violenza russa in Ucraina, con le armi, gli aerei Mirage e il personale militare necessario per addestrare i soldati ucraini e per spostare gli armamenti dove servono. Macron ha detto, durante la celebrazione, ricordando la storia di chi è morto e di chi è sopravvissuto, una frase luminosa: “E’ il sacrificio per una terra che non era la vostra ma per una causa che era anche vostra”. Anche qui il riferimento all’aggressione all’Ucraina è immediato.
Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, è arrivato in Normandia per ricordare il sacrificio di ottanta anni fa e per mostrare quello che il suo paese e gli ucraini fanno oggi. E’ stato accolto da un grande applauso, ha parlato con i leader presenti e anche, in uno dei momenti più commoventi di tutta la celebrazione, con i veterani. Uno di loro, sulla sedia a rotelle e con appesa al collo la foto di com’era ottant’anni fa (la mostrava a tutti: “Questo sono io!”), gli ha detto: “Siamo tutti davvero ispirati dai tuoi princìpi”, e poi: “Starei molto meglio se vinceste questa guerra”, e Zelensky gli ha risposto: “Spero tanto che allora potrai stare benissimo”. Un altro, sempre sulla sedia a rotelle, gli ha stretto la mano e quando gli hanno detto che aveva di fronte Zelensky si è tolto il cappellino e l’ha stretto a sé dicendogli: “Salvatore del popolo”, e Zelensky: “No, sei tu che hai salvato noi” e il veterano: “Sei meraviglioso, prego sempre per te”.
Il presidente ucraino è tutti i giorni sul confine tra chi sopravvive e chi muore, tra chi non ha alternativa alla resistenza e chi si sente affaticato perché la guerra è lunga, tra chi combatte per difendere la sua terra e chi non capisce che la terra ucraina è la nostra terra europea, tra chi subisce la violenza programmatica della Russia e chi vorrebbe walk away. Zelensky è l’ospite più rappresentativo, come ha detto Macron: “Di fronte a chi pretende di cambiare le frontiere con la forza, per riscrive la storia, cerchiamo di essere degni di chi è sbarcato qui. La sua presenza qui oggi, presidente dell’Ucraina, ci dice tutto questo”.
Qualche altro media invece ha visto nel momento difficile che attraversa l’Ucraina sotto un attacco feroce, nell’incertezza del 2024 elettorale, nelle ennesime indiscrezioni sulla vecchiaia di Biden e nei veterani centenari arrivati in Normandia con le loro sedie a rotelle e i tubicini dell’ossigeno nel naso l’occasione per decretare che l’occidente è fragile. Ma la fragilità semmai è di chi si spaventa delle minacce nucleari di Vladimir Putin, di chi considera un’escalation la difesa dell’Ucraina con le armi che possono colpire le basi missilistiche russe nel loro territorio (non i supermercati, le case, i cortili, le scuole, gli ospedali russi), di chi è disposto ad arrendersi piuttosto che correre il rischio di sconfiggere Putin e fargli passare la voglia di aggredire tutto l’occidente.
Arthur Oborne, cent’anni, ha parlato al memoriale di Ver-sur-Mer affacciato sulla spiaggia Gold, dove nel 1944 sbarcò la fanteria britannica. Quel giorno Oborne fu colpito da un cecchino nazista a un polmone, lo salvò il suo amico “Gummy” Gummerson, che se lo legò addosso e lo portò fino a un ospedale da campo. Gummy fu ucciso il giorno successivo con altri 26 soldati. “Vorrei potergli dire – ha detto Oborne – che non ho mai dato per scontato il suo sacrificio e mi ricorderò sempre di lui e dei nostri amici. Grazie Gummy, amico mio”.
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