In Francia
Sfregiati i cartelli elettorali di Glucksmann. Per Mélenechon è "marginale"
Il capolista alle elezioni europee dei socialisti francesi ha evidenziato il problema dell'antisemitismo nel paese mostrando i propri manifesti vandalizzati con svastiche e insulti: per il leader della France insoumise il problema non è però cosi importante
Parigi. Domenica, il leader della gauche radicale francese, Jean-Luc Mélenchon, ha commentato sul suo blog l’intervista che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha rilasciato al canale televisivo Lci. Il presidente dalla France insoumise (Lfi) ha denunciato il “genocidio” in corso a Gaza, e definito intollerabile le sanzioni contro il deputato Lfi Sébastien Delogu, sospeso per due mesi dall’Assemblea nazionale per aver sventolato al suo interno la bandiera palestinese. Ma non è tutto: nella sua analisi politica a una settimana dalle elezioni europee, Mélenchon ha affermato che l’antisemitismo, in Francia, è “marginale”, “contrariamente a quello che dice la propaganda ufficiale”. Ieri, tuttavia, Raphaël Glucksmann, capolista del Partito socialista e di Place Publique (Ps-Pp) alle europee, ha mostrato invece fino a che punto la Francia abbia un serio problema con l’antisemitismo, nonostante i tentativi di minimizzazione da parte del leader giacobino.
I manifesti della campagna elettorale di Glucksmann in diverse città francesi, tra cui Angers, Nantes, Marsiglia, Carpentras e Saint-Grégoire, sono stato vandalizzati con svastiche e scritte come “sporco sionista”. “Un odio antisemita”, ha denunciato mercoledì sera sul suo account Instagram il capolista dei socialisti. “È il volto visibile” degli “stessi messaggi di odio”, delle “stesse manipolazioni e bugie ripetute ad nauseam”, secondo le sue parole, che riceve da mesi. “Cosa spinge la gente a scrivere ‘Israele’ o ‘sporca sionista’ sulla mia fronte? Siamo onesti: con un altro nome, gli attacchi non sarebbero stati gli stessi. Glucksmann. Un nome ebraico”, ha aggiunto l’eurodeputato socialista, che ha ricordato di aver “votato e fatto campagna per un cessate il fuoco immediato” e di aver “sostenuto la decisione della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale”, condannando allo stesso tempo gli attacchi terroristici di Hamas e chiedendo la liberazione degli ostaggi. Il candidato dei socialisti ha anche sottolineato che “da mesi spinge per le sanzioni contro il governo israeliano e per il riconoscimento dello stato palestinese”. Ma la sua posizione di equilibro non viene tollerata dagli habitué della violenza antisemita, alimentata dalla retorica incendiaria della France insoumise, che da mesi ha individuato in Glucksmann il nemico (a sinistra) da abbattere in vista delle europee di domenica.
“L’odio non è scomparso”, ha ribadito ieri mattina su Rtl il capolista Ps-Pp definendo “scandalose” le affermazioni di Mélenchon sul suo blog. “Non c’è nulla di marginale. Le cifre degli atti e degli attacchi antisemiti sono esplose dal 7 ottobre. Dobbiamo combatterlo, non dobbiamo negare la realtà. Dobbiamo affrontarla e dobbiamo essere inflessibili”, ha denunciato il capolista dei socialisti. Nel primo trimestre del 2024, gli atti antisemiti, in Francia, hanno infatti registrato un’impennata, secondo i dati del governo: 366 incidenti antisemiti tra gennaio e marzo, pari a un aumento del 300 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2023. Altro che “marginale”, insomma.
A gennaio, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia ha segnalato un forte aumento degli atti antisemiti in Francia (moltiplicati per quattro in un anno), da 436 nel 2022 a 1.676 nel 2023, con un’“esplosione” dopo il 7 ottobre. Terzo nei sondaggi a ridosso della candidata macronista Valérie Hayer, Glucksmann vuole “denunciare con forza” e “respingere” l’antisemitismo che sta “riaffiorando nella nostra società”, ma anche combattere quelli che, come i membri di Lfi, flirtano con una certa Francia antisemita per ragioni elettorali. Dal partito di Mélenchon non è mai arrivata nessuna condanna verso Hamas come “organizzazione terroristica”, anzi, alcuni deputati hanno definito il movimento islamista un “movimento di resistenza”. Rima Hassan, candidata franco-palestinese nella lista mélenchonista ed ex dipendente di l’Oréal da cui è stata cacciata in ragione delle sue ambiguità verso Hamas, è la portavoce della frangia più estremista della France insoumise. “Rifiutandosi di parlare di genocidio, sta perdendo gradualmente la fascia di giovani di cui aveva catturato l’attenzione sulla questione degli uiguri”, scrisse ad aprile su X Rima Hassan, prendendo di mira il capolista dei socialisti. Ma i francesi, nonostante gli attacchi degli Insoumis, sembrano invece voler premiare la coerenza di Glucksmann su Gaza e la sua inflessibilità nella lotta contro l’antisemitismo.