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TeleTrump

Non solo Fox. I media e giornali americani che sono tornati a essere rifugio dei trumpiani

Giulio Silvano

Il complicato rapporto tra Donald Trump e Rupert Murdock. Passato l'attacco a Capitol Hill, la Fox è tornata ad essere un luogo sicuro per gli elettori del tycoon. E il Wall Street Journal attacca Biden più di prima 

La cultura yuppie degli anni ’80 ha aiutato a lanciare Donald  Trump, a farlo diventare il tycoon dei grattacieli brandizzati, self-made-man miliardario con le mogli in pelliccia. Ma è stata poi la televisione degli anni Duemila a cementificare il personaggio. Con The Apprentice, dove Trump aveva un potere salomonico sugli sfidanti che volevano entrare nelle sue aziende, è iniziata la vera campagna che l’ha portato alla Casa Bianca. Da macchietta dei tabloid diventava un boss che poteva dare ordini. Dopo le elezioni del 2016 la televisione si è divisa tra con lui o contro di lui. I canali contro sono stati subito bollati come “mainstream media”, come propagatori di “fake news”. Tra i suoi sponsor principali c’era la Fox, il network di Rupert Murdoch. 

Murdoch, che a 93 anni si è appena sposato per la quinta volta, però aveva avuto un’infatuazione per Ron DeSantis, il governatore bollato come DeFuture. Il suo New York Post aveva anche preso in giro Trump paragonandolo all’Humpty Dumpty della filastrocca che cade dal muro. Al network poi era costata cara la totale fedeltà al presidente. Un anno fa erano usciti messaggi ed e-mail di giornalisti e management, venne fuori che la Fox aveva mentito volontariamente sull’attacco al Campidoglio e sulla Big Lie per non alienarsi il suo pubblico alt-right. Continuare a raccontare che “le elezioni del 2020 non le ha vinte Joe Biden” alla Fox era costato quasi un miliardo di dollari, pagati a Dominion, azienda di macchinari per il voto. E così per un po’ Murdoch era stato freddo con Trump, lasciando che si godesse i salottini pieni di cospirazionisti di canali ancora più a destra come NewsMax, o le imprese solitarie di putiniani come Tucker Carlson (ex volto Fox di punta che si è fatto il suo canale YouTube). Trump si era arrabbiato, twittando che i rating di Murdoch stavano scendendo drasticamente. E, non a torto, diceva che lui era stata la loro gallina dalle uova d’oro.
Ora, dimenticato il 6 gennaio, in vista di novembre la Fox è tornata a essere un luogo sicuro per il popolo MAGA. Subito dopo esser stato trovato colpevole per la falsificazione di documenti dal tribunale di Manhattan, Trump è andato a fare un’intervista alla Fox. Casa dolce casa. Con Sean Hannity ha parlato dell’America come di una repubblica delle banane. Hannity si è lamentato che “le fondamenta della nostra repubblica stanno morendo davanti ai nostri occhi”. Subito dopo il verdetto, la giornalista Fox Laura Ingraham – bionda, magra, denti bianchissimi, come tutte le giornaliste della Fox – ha parlato di come “i democratici abbiano mostrato cosa sia il vero potere, quel tipo di potere che i dittatori esercitano in Cina, a Cuba, in Corea del nord”. I fedelissimi sono stati invitati a parlare di come Joe Biden stia utilizzando il dipartimento della Giustizia come un’arma, e questo mentre suo figlio Hunter è sotto processo.
Non solo la Tv. Il Wall Street Journal, gioiello cartaceo di Murdoch, per un po’ è rimasto affascinato da un eventuale successo di Nikki Haley, candidata alle primarie repubblicane, poi sconfitta e ora anche lei salita sul treno trumpiano. Ora il Journal attacca Biden più di prima – soprattutto sull’età e sui presunti scivoloni – e qualcuno parla anche di murdochizzazione del Washington Post. Il giornale di Jeff Bezos, in crisi nera, ha cambiato i quadri. Il ceo Sir William Lewis, al comando da giugno, ha mandato a casa la direttrice del Post, Sally Buzbee, e ha risistemato la dirigenza e le newsroom. Molti dei nomi che ha chiamato vengono dal Wall Street Journal, alcuni dal Telegraph. Molti sono inglesi. 

Si vedrà come verrà coperta la campagna. Ci si aspettava un cambio di numeri nelle proiezioni elettorali dopo la colpevolezza di Trump. Ma un recente sondaggio del New York Times mostra che il 100 per cento dei repubblicani che guardano Fox News non ha cambiato idea su Trump come ideale candidato presidenziale. Solo il 79 per cento dei repubblicani che invece usa Cnn  o altri canali come primaria fonte d’informazione ha assicurato l’appoggio a Trump.  Mentre il presidente Biden va a portare rispetto ai veterani di Omaha Beach insieme agli alleati europei, Trump piagnucola parlando del suo diritto di vendetta verso gli avversari politici, dovesse tornare a Pennsylvania avenue. Mentre gli organizzatori della Republican National Convention di luglio cercano di pensare a come cambiare la scaletta se Trump dovesse collegarsi su Zoom da una cella carceraria, lui torna a farsi coccolare dai giornalisti murdocchiani. E’ tornata la gallina dalle uova d’oro. E’ tornata TeleTrump

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