Nunez Feijoo. leader del partito popolare spagnolo - foto via Getty Images

Dopo il voto

In Spagna alle europee vincono i popolari: battuti i socialisti, come alle politiche di un anno fa

Guido De Franceschi

Il Partito popolare ha preso il 34,2 per cento, contro il 30 per cento del Psoe guidato dal premier Pedro Sánchez. Bene ma non benissimo i sovranisti di Vox che si fermano al 9,6 per cento. Male ma non catastroficamente la sinistra radicale

In Spagna, il Partito popolare ha vinto le elezioni europee con il 34,2 per cento contro il 30,2 dei socialisti del premier Pedro Sánchez. L’anno scorso, alle elezioni politiche (con un’affluenza del 70,4 per cento, questa volta è stata invece del 49,2), era finita 33,05 per cento conto 31,7, sempre a vantaggio del Pp, che però non era poi riuscito a trovare una maggioranza in Parlamento. Quanto ai seggi, il Pp ne ottiene 22 (ne aveva solo 12, ma ne ha “ereditati” 7 dai centristi di Ciudadanos spariti dalla mappa). Il Psoe conferma invece la pattuglia di deputati mandati in Europa nel 2019: 20. Bene ma non benissimo i sovranisti di Vox che passano da 3 a 6 seggi ma si fermano al 9,6 per cento (alle Politiche dell’anno scorso avevano ottenuto il 12,4).
 

Malissimo ma non catastroficamente la sinistra radicale, molto in affanno rispetto alle elezioni nazionali dell’anno scorso in cui si era presenta con la lista unitaria Sumar guidata dalla vicepremier Yolanda Díaz, arrivando al 12,3 per cento. Alle europee i veterani di Podemos hanno invece ripresentato il loro simbolo in autonomia ed è andata a finire così: Sumar ha preso il 4,65 per cento e 3 seggi e il movimento degli ex indignados Podemos, è riuscito a mettere fuori la testa dalle macerie in cui sembrava essersi rapidamente sbriciolato dopo l’uscita di scena del suo fondatore Pablo Iglesias ma senza brillare: 3,27 per cento e 2 seggi.
 

I nazionalisti e indipendentisti catalani, baschi, galiziani & C., che si presentavano con tre diverse sigle hanno preso in tutto 5 seggi (ne avevano 6): e, in quel contesto, oltre a un notevole calo complessivo dei voti, maggiore di quanto il numero dei seggi sembrerebbe suggerire, si registra la performance particolarmente negativa di Junts, il partito del leader catalanista Carles Puigdemont che non ha ancora ben capito in che modo potrà avvalersi della nuova legge sull’amnistia e ai cui umori sono legati sia la formazione del governo in Catalogna (a cui si tornerà a lavorare nelle prossime ore) sia la buona salute del governo nazionale.
 

La vera sorpresa delle elezioni è però la lista populista di destra Se acabó la fiesta (La festa è finita) guidata da Alvise Pérez un personaggio che, dopo una breve peregrinazione nelle terze file ndei movimenti centristi Unión, progreso y democrácia e Ciudadanos, ha fatto la sua fortuna sui social tra provocazioni e bufale. Se acabó la fiesta, lista nata alla chetichella solo un paio di mesi fa, ha ottenuto il 4,6 per cento e 3 seggi.
 

I partiti che sostengono il governo Sánchez hanno quindi ottenuto 30 seggi dei 61 espressi dalla Spagna. Mentre Pp e Vox ne avranno complessivamente 28. Se per Sánchez non è certamente una vittoria per Feijóo è altrettanto certamente una grave delusione. Dopo una campagna elettorale nervosissima e dopo mesi di muro contro muro culminati con l’approvazione della legge di amnistia concessa dal governo agli alleati indipendentisti che, come Puigdemont, avevano ancora guai con la giustizia per le vicende dell’autoproclamata secessione della Catalogna del 2017 il Pp sognava e prometteva (fino a pochi giorni fa) di dare una spallata ai socialisti nel voto europeo tale da far periclitare e forse cadere l’esecutivo in carica a Madrid. Tanto più che nella prima parte dell’anno i sondaggi erano arrivati a indicare distacchi di ben più di dieci punti percentuali tra il Pp e il Psoe. La situazione rimane invece fluida. Il paese rimane spaccato elettoralmente in due. Sánchez nell’ultimo mese e mezzo, con una serie di mosse spregiudicate, ha colmato buona parte del gap che si era aperto tra il Pp e il suo partito. E al leader dell'opposizione di centrodestra, il popolare Alberto Núñez Feijóo, non è riuscita la goleada alle Europee in cui contava come se si trattasse del golden bullet con cui disarcionare Sánchez.
 

Oltretutto, visto che il sistema elettorale spagnolo per le politiche e su base provinciale e i piccoli partiti possono quindi dare molto fastidio e fare molto danno in termini di seggi ai partiti più grandi che pescano nello stesso bacino elettorale, per il Pp e soprattutto per Vox la presenza di un nuovo (per ora incomprensibile e chissà se longevo) soggetto politico a destra – e cioè lista Se acabó la fiesta – è una pessima notizia.

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