il voto per le europee
Quanto “la sfilata della galosce” può cambiare il voto in Germania
L’opposizione Cdu-Csu marcia sul 30 per cento, quasi quanto Spd, Verdi e Liberali assieme, mentre AfD potrebbe superare i Verdi. La passerella di politici e ministri nelle zone del paese flagellate dal maltempo è stata la scommessa di questa campagna elettorale tedesca
Berlino. A caccia di voti per le europee, in un quadro politico incerto e complesso, è scattata in Germania la strategia dei ‘Gummistiefel’, le galosce di gomma alte fino al ginocchio con cui i politici di ogni colore si fanno ritrarre nelle zone alluvionate del sud-ovest del paese flagellato dal maltempo. Una passerella di politici e ministri, a cominciare dal cancelliere Olaf Scholz, con codazzo di giornalisti e cameramen, che sfilano con impermeabili e galosce nell’acqua alta e il fango per farsi un’idea del disastro che ha fatto finora cinque vittime e danni devastanti in Baviera e Baden-Württemberg. La sindrome, o chimera, dei Gummistiefel contagia politici ed esperti di immagine specie se in tempi di campagna elettorale. E’ una scommessa: può essere vista come un gesto di empatia e solidarietà, oppure di cinismo che specula sulla sofferenza per tornaconto politico. Può andar bene, come a Gerhard Schröder nell’agosto 2002, quando armato di stivaloni si precipitò nelle zone inondate dall’Elba, promettendo 100 milioni di aiuti alla popolazione: un paio di mesi dopo vinse le elezioni che sembravano invece già perse. E può andare molto male, come ad Armin Laschet, il delfino di Angela Merkel alla sua successione, che sembrava avere la vittoria in tasca e invece, per colpa di una risata in una zona alluvionata, se la giocò. Era il luglio 2021 e in veste di governatore del Nord-Reno-Vestfalia accompagnava il presidente Steinmeier nell’area disastrata. Stava a pochi metri di distanza, e le telecamere lo beccarono mentre chiacchierava e dava sfogo alla sua gioviale natura renana con una grassa risata: l’effetto, davanti al dolore della gente, fu devastante. Addio cancelleria e record negativo della Cdu due mesi dopo alle urne.
Con Scholz questi giorni sono sfilati anche la ministra degli Interni Nancy Faeser (Spd), il governatore della Baviera Markus Söder (Csu), il collega del Baden-Württemberg Winfried Kretschmann (Verde) e il vicecancelliere e ministro dell’Economia Robert Habeck (Verdi). La processione di politici in galosce è antica: Helmut Schmidt le calzò nel 1962 da responsabile della polizia ad Amburgo quando la città fu inondata dall’Elba. Anni dopo divenne cancelliere ma quel gesto divenne leggenda. Helmut Kohl visitò nel 1997 le zone alluvionate a Francoforte sull’Oder, calzando però scarpe normali, niente galosce. La Merkel detiene il record delle visite nelle zone inondate: 2006, 2013 e 2021, e sempre in Gummistiefel.
Certo, un paio di galosce non bastano a vincere le elezioni, ma sono un aiutino specie quando il quadro è confuso come oggi in Germania. Il governo semaforo fra Spd, Verdi e Liberali è sotto nei sondaggi, la popolarità del cancelliere Scholz in cantina, l’opposizione Cdu-Csu marcia sul 30 per cento, quasi quanto i tre partiti della maggioranza assieme, l’estrema destra sovranista AfD, a dispetto degli scandali di spionaggio verso Cina e Russia, è data alle europee al 14,8, più dei Verdi al 14,2 per cento, e il nuovo partito di Sahra Wagenknecht (Bsw), nato da una scissione dalla Linke, veleggia sul 6,3 per cento. In più, una situazione generale, esterna e interna, che renderebbe difficile a chiunque la navigazione: Ucraina, medio oriente, clima, migrazione, economia fiacca, cacofonia nella maggioranza. Ma il problema di Scholz è non saper comunicare e trasmettere fiducia e quel segnale di leadership che la gente si aspetta. Risulta distante, freddo e anaffettivo, e il voto dei tedeschi, a lui e al suo governo, è storicamente basso. L’opposizione Cdu-Csu, ma anche gli alleati Liberali, lo incalzano accusandolo di non saper governare, di tentennare per essere poi costretto alla fine, dopo una sfilza di nein, a dire ja. Come sulle forniture all’Ucraina. Sul sostegno a Ursula von der Leyen (Cdu) per un secondo mandato, Scholz non si è scoperto, aspetta l’esito del voto, ma una voce in capitolo, come da impegni nel contratto di governo, l’avranno anche i Verdi. La parola pace domina la sua campagna elettorale, un richiamo alla politica di distensione di Willy Brandt e all’anima pacifista e solidale della Spd. Ma al contempo Scholz, dopo un lungo tira e molla in cui anche i Verdi spingevano in favore, e solo dopo l’ok degli americani, ha autorizzato l’Ucraina all’uso dei propri missili a lungo raggio anche in territorio russo per difendersi dagli attacchi su Kharkhiv. Come si concilia con la pace, obbiettano i critici? Per la Cdu-Csu il gioco sembra fatto: i pronostici la danno vincente alle europee, ma la capacità di recupero Scholz l’ha già dimostrata nel 2021, quando era dato per spacciato e invece ha vinto agli ultimi cento metri. L’ultimo sondaggio è un indicatore: Spd in recupero di un punto al 17 per cento (Cdu-Csu al 30) e in un confronto con il potenziale sfidante Friedrich Merz (Cdu) Scholz lo batterebbe a 31 per cento contro 28.
L'editoriale dell'elefantino