L'intervista

Può funzionare l'azzardo di Macron? Tre calcoli in vista del 30 giugno

Mauro Zanon

Il presidente francese risponde al trionfo del Rassemblement National con l'annuncio di nuove elezioni legislative. Una mossa rischiosa per ridefinire gli equilibri politici del paese e un messaggio ai gollisti. La versione del giornalista politico dell’Opinion

Parigi. Ha risposto a uno choc, la vittoria del Rassemblement national (Rn), il principale partito sovranista francese, con un altro choc, lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, lo strumento istituzionale più pericoloso, più rischioso, attraverso il quale si gioca il tutto per tutto. Domenica sera, in un discorso a sorpresa pronunciato in diretta dall’Eliseo, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha indetto nuove elezioni legislative (il primo turno si terrà il prossimo 30 giugno, il secondo il 7 luglio), tirando le somme dei risultati delle elezioni europee, dove la sua lista, Renaissance, guidata dalla fragile Valérie Hayer, ha ottenuto meno della metà dei voti della lista guidata da Jordan Bardella, il giovane presidente del Rassemblement national e pupillo di Marine Le Pen. Il primo ministro, Gabriel Attal, ha tentato di dissuadere il capo dello stato fino all’ultimo, mettendo addirittura le sue dimissioni sul tavolo. “No, sei il migliore per condurre la campagna delle legislative”, gli ha risposto Macron, convinto che Attal sia l’unico in grado di tener testa a Bardella

  
Ci sono tre scenari possibili in vista delle elezioni legislative. Il primo, che non è tuttavia il più probabile, è che Macron riesca a ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea. In tal caso, nominerebbe un governo uscito dai suoi ranghi, avrebbe le mani libere per tre anni e ritarderebbe la guerra di successione per sostituirlo all’Eliseo. E’ lo scenario sognato dal presidente. Il secondo scenario è il trionfo del Rassemblement national alle elezioni legislative. Con la maggioranza assoluta all’estrema destra, la Francia entrerebbe in una fase allo stesso tempo conosciuta, perché ci sono già stati dei precedenti di coabitazione, e inedita perché non c’è mai stata una coabitazione con l’estrema destra. Poiché Macron ha fatto di Marine Le Pen e Rn il suo nemico principale, l’ipotesi di dimissioni del presidente della Repubblica non sarebbe inoltre da escludere. Difficilmente accetterebbe di restare per tre anni all’Eliseo con un governo di estrema destra”, dice al Foglio François-Xavier Bourmaud, giornalista politico dell’Opinion e autore di due libri su Macron.

  

“Il terzo scenario è una sorta di status quo in cui nessuno  schieramento politico ha la maggioranza assoluta e ogni gruppo ha un bacino di voti più o meno equivalente. E’ lo scenario più probabile. Negli ultimi due anni, Macron non è mai riuscito a creare una coalizione con la destra repubblicana, i Républicains, ossia gli eredi del gollismo. Lo scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte di Macron è un modo per forzare la creazione di una coalizione passando dalle urne”, sottolinea Bourmaud. E’ la sesta volta nella storia della Quinta Repubblica che viene sciolta l’Assemblea nazionale. “Nel 1997, Jacques Chirac sciolse l’Assemblea, ma la sinistra vinse le elezioni legislative, costringendolo a cinque anni di coabitazione con il socialista Lionel Jospin. Tuttavia, mai prima d’ora c’era stata una coabitazione con l’estrema destra”.

  

Una delle analisi che ieri circolava tra i notisti politici parigini è che Macron potrebbe aver preso questa scelta radicale “scommettendo” sul fatto che Rn avrà la maggioranza assoluta, salirà a Matignon, ma mostrerà nei potenziali tre anni di coabitazione tutta la sua inettitudine a governare, suscitando un sentimento di rigetto nei francesi e un sussulto repubblicano alle presidenziali del 2027. “E’ un’idea che circola. Detto questo Macron non potrà più ripresentarsi per sopraggiunti limiti di mandato. Se lo ha fatto è per favorire qualcuno del suo campo, un successore, un erede, il cui profilo non è ancora visibile all’orizzonte. Mitterrand e Chirac sono stati rieletti dopo una coabitazione, ma appunto potevano ripresentarsi alle elezioni”, spiega al Foglio Bourmaud. Domenica sera, dopo lo spoglio, Éric Ciotti, presidente dei Républicains, ha escluso qualsiasi forma di alleanza con Macron. Ma i risultati delle legislative potrebbero costringere i gollisti a un ripensamento. “Sciogliendo l’Assemblea nazionale, Macron ha riazzerato il contatore da tutti i punti di vista, soprattutto per i Républicains. All’Assemblea, i gollisti sono un gruppo eterogeno: ci sono i Macron-compatibili, gli anti macronisti refrattari e ci sono gli indecisi. Poiché fino a ora non è stato possibile negoziare un’alleanza con i vertici gollisti, Macron, sciogliendo la camera bassa del Parlamento, cerca di forzare la negoziazione passando dalle urne”.