Emmanuel Macron e Olaf Scholz - foto via Getty Images

Dopo le europee

L'Ue prende le misure a Macron e Scholz dopo le europee: dimezzati

David Carretta

Il voto ha destabilizzato Francia e Germania: se i lepenisti andranno al governo, con Macron ancora rappresentante francese del Consiglio europeo, non saranno pochi i dossier sui quali ci sarà da impantanarsi. A Berlino, intanto, si prevedono numerosi litigi in coalizione

Bruxelles. La maggioranza pro europea ha retto alle urne, la marcia dell’estrema destra sul Parlamento europeo non si è realizzata, il Partito popolare europeo è uscito rafforzato dal voto, il Partito socialista europeo è rimasto stabile e, complice la debolezza di Emmanuel Macron e Olaf Scholz, la sua candidata Ursula von der Leyen dovrebbe avere la strada spianata per un secondo mandato. Ma questo valeva prima dell’annuncio a sorpresa del presidente francese sulla dissoluzione dell’Assemblea nazionale e la convocazione di elezioni anticipate che potrebbero portare al governo in Francia il Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Il trionfo del partito di estrema destra francese alle elezioni europee e la scommessa di Macron sulle elezioni costituiscono un rischio potenzialmente “mortale” per l’Unione europea, spiega al Foglio un diplomatico.
 

In caso di sconfitta alle legislative del 30 giugno-7 luglio e di coabitazione con un governo guidato dal Rassemblement national, sarà ancora Macron a rappresentare la Francia al Consiglio europeo, dove siedono gli altri capi di stato e di governo. Ma su tutte le decisioni strategiche che i ventisette dovranno prendere, ogni volta che ci sarà un’implicazione finanziaria, Macron dovrà ottenere il benestare del primo ministro e del suo ministro delle Finanze. “Cosa succederà se il Mes sarà chiamato ad aiutare un paese in difficoltà sui mercati finanziari?”, chiede un funzionario. Nell’ultima coabitazione conosciuta dalla Francia a cavallo degli anni 2000, il presidente gollista, Jacques Chirac, era costretto a portarsi dietro il premier socialista, Lionel Jospin, per concordare le posizioni ai vertici (i due dovevano fare anche conferenze stampa insieme). “Le Pen non è Meloni e Bardella non è Jospin”, spiega il diplomatico: “Vedo male Bardella premier acconsentire a spendere un euro in più per il bilancio dell’Ue o l’Ucraina”.
 

I più ottimisti a Bruxelles sperano che, grazie al doppio turno e all’unione contro le destre, il Rassemblement national non ottenga la maggioranza per governare. Alcuni vogliono vedere nella decisione di Macron l’unica scelta possibile per evitare che Marine Le Pen sia eletta presidente nel 2027. Un governo guidato da Bardella si dimostrerebbe incapace di governare il paese. Per tre anni i francesi avrebbero sotto i loro occhi incompetenza e devastazioni della coppia Bardella-Le Pen, mentre Macron potrebbe ritagliarsi il ruolo di presidente che modera gli estremisti. Ma la vittima sacrificale diventerebbe l’Ue. In Francia, al di fuori della politica estera e della difesa su cui è il presidente a decidere, è il governo che fissa la posizione del paese su quasi tutti i temi che passano davanti al Consiglio dell’Ue, l’altro colegislatore assieme al Parlamento europeo. In caso di coabitazione, la responsabilità ricadrebbe sui ministri del Rassemblement national. Sostegno finanziario e militare all’Ucraina da parte dell’Ue, negoziati sul bilancio pluriennale 2028-2035, allargamento, riforme interne, riforma della Politica agricola comune, preservazione del Green deal, accordi commerciali con paesi terzi: anche quando la Francia non ha diritto di veto, il potenziale distruttivo di un governo guidato dal Rassemblement national è enorme. Nei prossimi tre anni l’Ue continuerà a doversi confrontare con la guerra della Russia contro l’Ucraina, la prepotenza economica della Cina e, potenzialmente, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
 

La destabilizzazione provocata dell’estrema destra a livello nazionale, ma con implicazioni anche per l’Ue, non tocca solo Parigi. A Berlino, dopo essere stato superato dall’Alternativa per la Germania (AfD), il cancelliere Olaf Scholz è sotto pressione. L’opposizione della Cdu-Csu gli ha chiesto di seguire l’esempio di Macron e dimettersi per andare a nuove elezioni. A poco più di un anno dalla fine naturale della legislatura, la coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali diventerà ancora più litigiosa. Cancelliere prudente per natura, “Scholz diventerà ancora più esitante nell’Ue”, prevede una fonte europea. “Macron e Scholz dirigono i due principali paesi, ma sono due anatre zoppe”, spiega una seconda fonte. In teoria, questa configurazione dovrebbe favorire il Ppe, che vuole un secondo mandato di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione. In realtà, sulla conferma della tedesca pesa l’imprevedibilità di Macron in campagna elettorale per le elezioni anticipate. “Confermare von der Leyen significherebbe fare un altro regalo a Le Pen e Bardella. Non confermarla potrebbe aprire una crisi nell’Ue”, dice la seconda fonte.