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Il manifesto dei Tory: un liberalismo casalingo senza coperture
Il leader della destra britannica cerca di recuperare una campagna elettorale sbagliata fin dalla scelta della data per le prossime elezioni e presenta un manifesto conservatore che è più un tentativo di revival thatcheriano poco credibile. Ecco che cosa contiene
I tentativi di revival thatcheriano hanno spesso questo problema: mancano di senso della misura e, se presi sul serio, spesso finiscono col terrorizzare i mercati. In altri casi, strappano un sorriso e rimangono a terra come petardi bagnati, soprattutto se contengono promesse troppo ambiziose e poco praticabili. Nel caso del manifesto conservatore di Rishi Sunak la mente degli osservatori, più che alla Lady di Ferro e al suo cancelliere Nigel Lawson, è corsa subito a Liz Truss e alla sua cura d’urto, che l’ha portata a passare alla storia per aver guidato il governo più breve del mondo, ossia 49 giorni, il tempo di seppellire Elisabetta II e devastare in modo durevole la reputazione del partito britannico. Nel tentativo di recuperare una campagna elettorale sbagliata fin dalla scelta della data del voto, il leader conservatore ha lanciato un’imponente serie di annunci – riempiono 76 pagine – con 17 miliardi di sterline di tagli fiscali e spese senza coperture credibili, cercando di risvegliare il paese di shopkeepers, di bottegai, per rievocare le laboriose atmosfere di una volta e promettere un allettante bengodi di soldi e incentivi, abbozzando una sua versione di un liberalismo centrista, casalingo più che mercatista, pragmatico, socialmente conservatore e molto favorevole a uno stato snello, poco compassionevole.
È “moralmente giusto”, ha spiegato Sunak, che chi lavora duro venga ricompensato e possa tenere il proprio “solido denaro”, prima di riproporre le hit del passato: tagli di tasse per i lavoratori, ma anche per i genitori e addirittura per i pensionati, visto che sono la base elettorale del partito, e per i giovani che vogliono farsi strada nel mercato immobiliare per creare una “società di possidenti, in cui più e più persone hanno l’orgoglio di avere una casa”. Si propone quindi di resuscitare, dopo solo un anno, il celebre “help to buy”, lo schema di George Osborne che permetteva di comprare la prima casa, purché del valore inferiore a 400 mila sterline, con un deposito del 5 per cento appena e un mutuo sostenuto dal governo. Nella nuova versione il tetto sarà di 450 mila sterline per Londra e di 250 mila per il resto del paese. Per le nuove case ci sarà un prestito del 20 per cento, senza interessi grazie anche al sostegno dei costruttori. Verrà anche abolita in modo permanente la stamp duty, ossia la tassa sull’acquisto di una casa, per le abitazioni fino a 425 mila sterline. Sunak promette anche di tagliare le tasse sulle plusvalenze per chi decide di vendere una proprietà agli affittuari, nel tentativo di movimentare il mercato, anche se non sembra che i Tory ci puntino molto, visto che la misura vale solo 20 milioni di sterline.
Il pezzo forte è il nuovo taglio di due punti percentuali, al 6 per cento, della national insurance, i contributi che servono a finanziare la pensione e alcuni sussidi, e del loro taglio ulteriore per i liberi professionisti fino al 2029, con l’obiettivo di eliminarli del tutto appena possibile. Tutto questo andando a sfoltire il welfare, riducendo il numero di impiegati pubblici, dando un ruolo molto importante alle farmacie come primi presidi sanitari per alleggerire ambulatori e ospedali e puntando su una lotta all’evasione dall’esito incerto e comunque bisognosa di risorse ulteriori. Sunak vuole poi aumentare le spese in difesa del 2,5 per cento e reintrodurre il servizio civile e, con un po’ del suo amato nanny state (lo stato balia, visto che i consigli non costano niente e fanno bella figura), bandire i cellulari nelle scuole, salvaguardare gli spazi per le donne.
Sunak, che tra i vari ostacoli deve vedersela anche con la stanchezza inevitabile dopo 14 anni di governo conservatore, ha riconosciuto, con l’aria di chi è pronto a scusarsi ma non a smettree di sbagliare, di “non essere cieco davanti al fatto che la gente è frustrata da me”. L’unica arma, e lo sa, è che i Tory tagliano le tasse anche con un deficit al 4,4 per cento e un debito al 97,6 per cento e gli altri no. Se Keir Starmer ha tutte le carte dalla sua, Sunak però avverte: “È socialista, prenderà i vostri soldi”.