in francia
Le Pen, come Macron anni fa, sta frantumando i partiti vicini. Intervista
Il gollista Ciotti si barrica nel suo ufficio e non si fa sfiduciare da chi non vuole fare accordi con Rassemblement national. "I Républicains oggi sono un partito in agonia", dice al Foglio Arnaud Benedetti
Parigi. “I Républicains (Lr), oggi, sono un partito in agonia, obbligati dai risultati delle elezioni europee ad affrontare una questione che hanno voluto evitare per anni: la chiarificazione della propria linea politica. Per troppo tempo il partito erede del gollismo è rimasto in una specie di ‘entre-les-deux’. Ora, è costretto a mettere fine all’ambiguità”, dice al Foglio Arnaud Benedetti, professore alla Sorbona e direttore della Revue politique et parlementaire.
Cosa succederà concretamente se verrà ufficializzato l’accordo tra il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella e i Républicains? “Alle legislative, ci saranno dei candidati Lr che correranno per Éric Ciotti, il quale considera di avere la legittimità per continuare a essere presidente del partito gollista in ragione del voto dei tesserati, che sarebbero, a sua detta, favorevoli alla sua linea: cercare di emulare il modello italiano dell’unione delle destre”, spiega Benedetti: “Dall’altro lato, ci saranno dei candidati Républicains ‘autonomi’, ossia contrari sia all’iniziativa di Ciotti sia a un avvicinamento alla maggioranza macronista”.
Ieri, il presidente Lr si è barricato nel suo ufficio, chiudendo col lucchetto la sede del partito gollista per impedire la riunione del bureau politique, l’ufficio esecutivo dei Républicains. Che alla fine si è riunito comunque a cinquecento metri dalla sede e ha votato “all’unanimità” l’esclusione di Ciotti dal partito. “Io sono e resto il presidente della nostra formazione politica, eletto dagli iscritti. La riunione di oggi pomeriggio si è svolta in violazione flagrante del nostro statuto. Nessuna delle decisioni prese in questa riunione comporta conseguenze legali. Ma può avere conseguenze penali”, ha dichiarato il presidente di Lr in un comunicato. Intervistato da Cnews in serata, Ciotti ha ribadito la sua posizione. “Non ho mai ricevuto così tanti messaggi di sostegno. Rivendico la scelta che ho fatto. Dobbiamo aprire una nuova strada”, ha affermato Ciotti, parlando di un tentativo “putsch” nei suoi confronti e giudicando “grottesca” la demonizzazione dell’accordo col Rassemblement national.
Ciotti è convinto che l’elettorato sia sempre più vicino alle posizioni di Rn. “C’è un’attrazione molto forte di una parte degli elettori gollisti verso il partito di Le Pen e Bardella: autorità, sicurezza, immigrazione, ma anche la desertificazione delle zone rurali e il potere d’acquisto, i temi storici di Rn coincidono con le preoccupazioni di una fetta sempre più consistente dell’elettorato Lr”, dice al Foglio Benedetti, prima di aggiungere: “Rn, come ha fatto Emmanuel Macron a suo tempo con En Marche, sta frantumando i partiti a lui vicini per sensibilità: li sta portando verso la sua orbita. Lo stiamo constatando non solo a Lr, ma anche a Reconquête, con i dissidi tra Éric Zemmour e Marion Maréchal”.
Quest’ultima, ieri, ha invitato gli elettori a sostenere ovunque in Francia i candidati unici dell’unione delle destre, andando contro il presidente del suo partito, Zemmour. Alle legislative, saranno circa 80 le candidature golliste sostenute da Rn. “Ma il problema è che oggi Lr è un marchio locale, non più un marchio nazionale, un marchio locale che sopravvive grazie a grandi nomi radicati sul territorio da molto tempo. Il partito non riesce più a ritrovare, per usare una metafora calcistica, il livello della Champions League: è un cartello di notabili che gestisce degli interessi legati a un radicamento locale”. La Cdu tedesca ha minacciato di espellere Lr dal Ppe in caso di ufficializzazione dell’accordo con Rn. “Ciò che sta succedendo in Francia avrà inevitabilmente delle conseguenze a livello europeo, sulle alleanze e sul futuro dell’Europa, soprattutto se dalle legislative emergerà una maggioranza che porterà Rn al governo”.
L'editoriale dell'elefantino