Ossi e wessi, est e ovest. In Germania sui giornali emergono due anime diverse

Daniel Mosseri

I dati delle elezioni europee dimostrano una volta ancora che il paese ha due anime politicamente dissonanti. Una mappa a colori dei distretti elettorali lo indica senza ombra di dubbio:in tutta l’ex Germania ovest il primo partito è l’Unione Cdu/Csu mentre all’est, prevale Alternative für Deutschland (AfD)

Berlino. Che la Gallia fosse divisa in partes tres, Giulio Cesare lo raccontava già nel 58 a.C; un problema che i francesi hanno sistemato da circa 600 anni unificando il territorio e governandolo da Parigi già sotto la dinastia dei Valois. Sempre Giulio Cesare, ricorda il romanziere britannico James Hawes nel suo leggero ma godibile La più breve storia della Germania che sia mai stata scritta, osservava come le Germanie fossero due, una a est e l’altra a ovest, e le differenze fra le due metà superiori alle caratteristiche in comune. Propaganda, riconosce ancora lo stesso Hawes, spiegando che Cesare aveva interesse a modellare quanto riportava per dare massima gloria alle proprie campagne militari davanti agli occhi di Roma. Allo stesso tempo il condottiero romano non stava inventando nulla limitandosi a calcare la mano sui diversi usi delle tribù barbare a ovest e a est del Reno e poi ancora dell’Elba.

Sta di fatto che duemila anni dopo siamo sempre là: alle due Germanie. I dati delle elezioni europee dimostrano una volta ancora che il paese ha due anime politicamente dissonanti. Una mappa a colori dei distretti elettorali lo indica senza ombra di dubbio: a parte qualche eccezione rossa o verde, in tutta l’ex Germania ovest il primo partito è l’Unione Cdu/Csu mentre all’est, a parte una macchiolina verde al posto di Berlino, prevale l’azzurro dei sovranisti di Alternative für Deutschland (AfD). Una volta a fare la differenza tra est e ovest era soprattutto il reddito medio: oggi che l’est ha molto recuperato sull’ovest, sui giornali tedeschi si legge di più di come i Länder tedeschi siano prevalentemente agricoli, spopolati, socio-demograficamente non sostenibili. Nel paese c’è però anche chi si interroga sul differente approccio e uso dei media da parte dei cittadini. “E’ uno degli studi di più lunga durata nel paese: lo conduciamo ogni cinque anni a partire dal 1946 e l’ultimo aggiornamento risale al 2020, nel trentennale della riunificazione”, spiega al Foglio Bernhard Kessler, membro per il canale Zdf del team Media Research Ard/Zdf.

Lo studio non era “a tesi”, sottolinea Kessler, ricordando che il suo obiettivo non era mettere in luce differenze regionali. E tuttavia delle differenze sono emerse: per esempio che gli “ossi” (il nomignolo per indicare i tedeschi dell’est) tendono a guardare più televisione e a consumare più video rispetto ai “wessi”, i tedeschi dell’ovest. Più marcato è anche l’uso della radio rispetto a un ovest più ancorato alla lettura del quotidiano. Una delle ragioni, spiega Kessler, è che nell’ovest inurbato ci si sposta di più con i mezzi di trasporto pubblico (dove si legge un giornale o si compulsa un telefono) mentre nell’est agricolo e con minore copertura internet ci si sposta guidando, da cui emerge la preferenza alla radio. Sempre per motivi demografici la lettura del quotidiano è in calo all’est: “Oggi ci sono distretti che non hanno più un vero e proprio giornale locale”. Tante redazioni hanno chiuso e tante proprietà son passate in mano occidentali. Notevole poi è come gli ossi, orfani di una Ddr con 39 testate e dieci milioni di lettori al giorno, non solo leggano meno giornali dei wessi ma leggano anche testate diverse: secondo lo studio, la Süddeutsche vendeva il 2,5 per cento  della sua tiratura totale all’est, la Faz il 3,4 per cento, lo Spiegel circa il 4 per cento. Dati in arrivo da una regione che pesava per il 17 per cento  della popolazione totale. Anche i media, insomma, sono lo specchio di una divisione che non passa.

Ma cosa leggono allora gli ossi che leggono? Per esempio la Ostsee Zeitung o la Berliner Zeitung, giornali che dimostrano sensibilità “diverse” rispetto a quelli più diffusi all’ovest. Prendiamo la Berliner Zeitung di oggi: vi troviamo un titolo su come il capo della Cdu Friedrich Merz si sarebbe convertito alle odiate pompe di calore (sulle quali hanno perso moltissimi consensi i Verdi) e poi uno studio su come, per la prima volta in due anni, la Russia avrebbe fornito più gas naturale all’Europa degli Stati Uniti. Proprio come spiega il libro di Hawes secondo cui, ormai da secoli, i tedeschi renani e danubiani guarderebbero soprattutto a Londra e a Parigi mentre quelli fra l’Elba e l’Oder-Neisse non riuscirebbero a staccare gli occhi da Mosca.

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