(foto EPA)

francia

La politica Netflix di Macron, a un passo dal voto. Parla R. Llorca

Mauro Zanon

Uno dei giovani intellettuali più intriganti del dibattito delle idee parigino ci spiega qual è la forma narrativa che contraddistinguerà le prossime elezioni francesi

Parigi. “Dalle analisi politiche, emerge ovunque un sentimento di incomprensione: perché il presidente della Repubblica francese ha sciolto l’Assemblea nazionale? A mio avviso, la modalità ordinaria di razionalità politica non riesce a spiegare la sua decisione. Tuttavia, piuttosto di arrivare alla conclusione che siamo di fronte a una situazione assurda, o, peggio ancora, a una forma di irrazionalità, penso che dovremmo abbracciare una nuova forma di razionalità: la razionalità di finzione, una modalità di ragionamento basata sulla fiducia negli effetti a catena della narrazione. Abbiamo assistito alla prima ‘dissoluzione di Netflix’ della Quinta Repubblica, una dissoluzione che prende in prestito i codici della forma narrativa più potente del nostro tempo, la serie tv, per dare vita alla battaglia politica: un annuncio choc e colpi di scena a cascata”. Raphaël Llorca è uno dei giovani intellettuali più intriganti del dibattito delle idee parigino. Condirettore dell’Observatoire “Marques, imaginaires de consommation et politique” alla Fondation Jean-Jaurès, Llorca ha pubblicato nel 2022 “Les nouveaux masques de l’extrême droite. La radicalité à l’ère Netflix” (Éditions de l’Aube). 

 

“Tutte le modalità ordinarie di razionalità politica si sono scontrate con qualcosa di inedito, che la Francia non aveva mai vissuto fino a ora. Non è uno scioglimento per dare voce al popolo in un momento in cui non ce l’ha, dato che il popolo si è appena espresso alle elezioni europee. Non è uno scioglimento per permettere di allargare la maggioranza, visto che il ‘blocco centrale’ ha appena incassato una durissima sconfitta elettorale. Insomma, nessuna delle precedenti dissoluzioni – 1962, 1968, 1981, 1998 e 1997 – può essere utilizzata per spiegare quella del 2024”, dice al Foglio Raphaël Llorca. 

 

E’ stata una scelta rischiosa ma necessaria, o una scelta che produrrà il caos? “In fondo, tutto riposa su quella che lo psicologo americano Jerome Bruner chiamava la costruzione narrativa della realtà. C’è la spiacevole sensazione di una confusione tra realtà e finzione. Da parte di Emmanuel Macron, c’è la convinzione di essere talmente potente da poter produrre un cambio di direzione del paese”, dice al Foglio Llorca. Ma ci sono almeno due limiti. Il primo è che l’inquilino dell’Eliseo non riesce a più a sedurre il suo elettorato, la forza del marchio Macron non è più potente come nel 2017, “a tal punto che i candidati macronisti alle legislative non mettono più la sua faccia sui manifesti elettorali”, sottolinea Llorca. “Il secondo limite è lo stato delle truppe della macronia. Da una settimana a questa parte, i macronisti vivono in uno stato di choc. Fatta eccezione per i fedelissimi con cui ha concepito la mossa dello scioglimento dell’Assemblea, il primo ministro ha saputo della decisione la sera stessa ed è sparito dai radar per 48 ore, Bruno Le Maire, il ministro dell’Economia, manifesta nelle interviste un disaccordo sempre più netto, e altri ministri sono scoppiati a piangere. Alcuni hanno riassunto così il loro stato d’animo: ‘Abbiamo l’impressione di essere dei cani abbandonati sull’autostrada’”, dice al Foglio Llorca, che poi aggiunge: “Nel 1997, i deputati erano stati preparati da Jacques Chirac prima dello scioglimento che ha portato alla coabitazione con Lionel Jospin. In più, la grande differenza rispetto a quegli anni, è che la coabitazione potrebbe non essere con un socialista, ma con un esponente dell’estrema destra. C’è stato un coup de theatre, che nessuno si aspettava, c’è l’urgenza temporale, venti giorni di campagna elettorale, e c’è la drammatizzazione della posta in gioco. Emerge l’immagine di un presidente distruttore, di un ‘ingegnere del caos’, per citare Giuliano da Empoli, e il paradosso è che è Jordan Bardella a utilizzare questa formula contro Macron. E’ l’inversione dei ruoli, dei valori, perché fino ad ora era l’estrema destra a rappresentare il caos, mentre l’ordine e la stabilità erano rappresentanti dal blocco centrale. Nessuno sa cosa produrrà questo cocktail alle urne: è un salto verso l’ignoto”.

Di più su questi argomenti: