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La Russia gioca da sola ai Giochi dei Brics

Micol Flammini

A Kazan si tiene l'evento sportivo per far dimenticare gli Europei e le Olimpiadi. I titoli dei giornali sono roboanti, ma un atleta solo sul podio, senza rivali con cui gareggiare, è diventato il simbolo della competizione definita dagli sportivi "come la birra analcolica, meglio di niente"

Nel 2018 la Russia ospitò i Mondiali di calcio. Strade pulite, stadi rinnovati, forze dell’ordine istruite a essere gentili e amichevoli con i turisti, rinforzi per la sicurezza, capi di stato e di governo sugli spalti: uno spettacolo costato oltre tredici miliardi di dollari che portò alcuni media internazionali a intestare la vittoria alla Russia per la sontuosa organizzazione interrotta soltanto dalle proteste dei russi, scesi in strada per dire al presidente rieletto da qualche mese che loro la riforma delle pensioni non la volevano. Ma in pochi guardarono quelle proteste, gli occhi erano su altro, su un paese in festa, vittorioso perché si sentiva attraente. In realtà la nazionale russa arrivò ai quarti di finale, fu la Francia a vincere il mondiale giocando contro la Croazia, la partita si disputò allo stadio Luzhniki: il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente croata Kolinda Grabar-Kitarovic festeggiarono abbracciati sotto la pioggia la conclusione della finale nello stadio simbolo dei minacciosi discorsi putiniani. 


A ripensare oggi a quel Mondiale, sembra verosimile che la Russia stesse già organizzando la guerra totale contro l’Ucraina, c’erano tutti i  segnali: occupava già da quattro anni la Crimea e la guerra nelle regioni del Donbas andava avanti, il volo della Malaysia Airlines era già stato abbattuto da un missile terra-aria Buk russo mentre volava sui cieli ucraini. Eppure nulla fermò il Mondiale russo, Putin si disse soddisfatto e la mascotte del torneo, un lupacchiotto di nome Zabivaka, rimase un simbolo del successo, l’immagine errata di una Russia aperta al pubblico, che si era fatta bella, si mostrava accogliente, si convinceva, vista la partecipazione, di essere talmente attraente da potersi permettere ogni efferatezza, anche un’invasione fino a Kyiv, anche la repressione omicida degli oppositori del capo del Cremlino. Oggi  la Russia non partecipa ai campionati Europei ma si consola con i Giochi dei Brics che si tengono a Kazan, nella Russia centrale. 


Alexander Maltsev è l’atleta che, suo malgrado, è diventato il simbolo di questa competizione. Ha vinto due medaglie d’oro nel nuoto sincronizzato, è salito sul gradino più alto del podio, si è sistemato con la medaglia al collo dietro al numero uno ed è stato il vincitore di una gara senza rivali: era l’unico in gara, è arrivato primo senza secondi e senza terzi a fargli concorrenza. L’agenzia di stampa Tass dà molto rilievo a questa competizione nata nel 2017, a cui partecipano i paesi fondatori dei Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – più altre nazioni, ma in cui la Russia sta riversando molte energie e imperando nel medagliere assieme a Bielorussia e Cina. Mosca è l’organizzatrice e ospita l’evento, ha deciso di travestire la competizione come se fosse il torneo dell’anno. Ai Giochi prendono parte quattromila atleti provenienti da novanta paesi e  competono per circa quattrocento medaglie. Russi e bielorussi, sospesi dai tornei internazionali, rappresentano la parte più numerosa degli atleti, spesso non hanno nessuno con cui competere e alcune competizioni sono state annullate. Non quella di Maltsev, che si è esibito da solo. La partecipazione di grandi sportivi è bassa, la Cina ha mandato gli atleti che non sono riusciti a qualificarsi per i Giochi olimpici, ed è terza nel medagliere. 


La propaganda attorno ai Giochi Brics è roboante, l’agenzia Tass si diletta in titoli vanagloriosi – “Un tuffatore venezuelano è entusiasta dell’opportunità di competere ai Giochi Brics”; “Il tuffatore brasiliano ha detto che sognava di esibirsi a Kazan”; “Un sollevatore di pesi è stato felice di competere con gli atleti russi” –  ma lo scacchista Alexander Grischuk, poco sensibile ai titoli dell’agenzia che aggiorna costantemente i risultati delle competizioni come se fossero le Olimpiadi,  si è lasciato sfuggire il più caustico dei commenti: “I Giochi Brics sono come la birra analcolica, meglio di niente”. Le Olimpiadi sono insostituibili e Mosca si è mossa troppo tardi per creare le sue competizioni parallele, spinge gli atleti russi a boicottare i Giochi che si terranno a Parigi, a cui sono ammessi senza bandiera, senza inno e soltanto per alcune discipline, ma non è riuscita a creare un’alternativa che risulti più attraente di una “birra analcolica”. 


Nel 2023, Vladimir Putin firmò un decreto per l’organizzazione dei Giochi dell’Amicizia, il nome è una citazione e si riferisce al torneo Druzhba 84 – Druzhba vuol dire “Amicizia” – che si svolse nel 1984 in nove paesi amici dell’Urss e aveva adottato come motto la formula “Sport, Druzhba, Mir” (Sport, Amicizia, Pace). L’Unione sovietica aveva deciso di boicottare i Giochi olimpici di Los Angeles, perché riteneva che gli americani non volessero garantire delle misure di sicurezza adeguate, ma disse che il torneo Druzhba 84 non voleva sostituire i Giochi olimpici. Mosca sapeva che non avrebbe potuto mai avere la stessa risonanza, ma rivestì la competizione con una buona dose di propaganda ideologica e disse che era l’occasione per promuovere altri ideali sportivi. I Giochi dell’Amicizia putiniani avrebbero dovuto svolgersi tra Mosca ed Ekaterinburg a settembre di quest’anno, ma sono stati rinviati e ancora non esiste una data. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)