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nuovi incarichi

Tra le nuove mosse di Rutte c'è rendere la Nato più autonoma dall'America

David Carretta

La principale sfida del premer olandese uscente, prossimo segretario dell'Alleanza, si può riassumere in un "Meno Stati Uniti, più Nato". E sull'Ucraina dovrà combattere i segnali di stanchezza degli europei, oltre a gestire trasversalmente Fico e Orbán, a cui ha già fatto una concessione

Il premier olandese uscente, Mark Rutte, diventerà il prossimo segretario generale della Nato, mettendo la parola fine a quella che sembrava una missione impossibile: trovare un successore al norvegese Jens Stoltenberg, il cui mandato alla testa dell’Alleanza atlantica è stato rinnovato quattro volte dal 2014. L’ultimo ostacolo è stato rimosso oggi quando il presidente rumeno, Klaus Iohannis, ha annunciato il ritiro della sua candidatura e il sostegno a Rutte. Prima di lui erano stati i premier filorussi di Ungheria e Slovacchia, Viktor Orbán e Robert Fico, a togliere il veto. Il prezzo è stata una concessione a Orbán: un accordo negoziato da Stoltenberg e confermato per iscritto da Rutte di “opt out” da tutto ciò che riguarda il sostegno della Nato all’Ucraina. I militari ungheresi non prenderanno parte a nessuna attività a favore di Kyiv e Budapest non sarà obbligata a versare nemmeno un dollaro per sostenere l’Alleanza atlantica in Ucraina. Orbán ha trionfalmente pubblicato su X la lettera firmata da Rutte, nella quale promette di trattare con rispetto tutti gli alleati, dopo che nel 2021 aveva detto di voler mettere in ginocchio il governo ungherese per la sua deriva illiberale. La Nato ha già preso le sue contromisure, riducendo la condivisione di informazioni con Budapest. L’Alleanza di fatto ha 32 membri, meno uno. Ma quel che conta era evitare una crisi di leadership nel pieno della guerra in Ucraina e a pochi mesi dalle presidenziali negli Stati Uniti. Al summit della Nato di Washington a metà luglio, i capi di stato e di governo potranno incoronare Rutte.

 

 

Premier per 14 anni all’Aia, conservatore liberale ed europeista ma dalle solide convinzioni transatlantiche, Rutte avrà un compito difficile nel primo anno del mandato. La principale sfida si può riassumere così: “Meno Stati Uniti e più Nato”. Di fronte al pericolo di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Stoltenberg ha già avviato un processo di transizione. L’Alleanza, che non è mai stata direttamente coinvolta nell’assistenza all’Ucraina per non dare a Vladimir Putin un pretesto di escalation, assumerà un ruolo attivo. All’ultima riunione dei ministri della Difesa lè stato approvato un piano per 40 miliardi di dollari l’anno di aiuti. La Nato dovrebbe assumere dagli Stati Uniti anche il coordinamento del gruppo di Ramstein, l’alleanza di una cinquantina di paesi che fornisce aiuti militari. Di fronte alla guerra, gli europei hanno fatto progressi impressionanti sul 2 per cento del pil alla difesa. Nel 2024, 23 dei 32 membri supereranno l’impegno minimo, compresa la Germania, bersaglio preferito di Trump. La spesa degli europei cresce del 17,9 per cento quest’anno, dopo il 9,3 per cento del 2023. 

Sull’Ucraina Rutte dovrà combattere i segnali di stanchezza degli europei, oltre che le divisioni interne all’Alleanza provocate da Orbán e Fico. Nell’Ue si è fatto conoscere come il leader dei frugali. Ma ha anche dimostrato le sue capacità di fare compromessi e tendere la mano agli avversari. Rutte è stato il primo leader europeo a cercare di integrare Giorgia Meloni dopo il suo arrivo a Palazzo Chigi. E’ stato lui ad accompagnare il presidente del Consiglio a Tunisi per firmare con Ursula von der Leyen il memorandum sui migranti. Nei Paesi Bassi ha governato in tre coalizioni diverse con il sostegno esterno dell’estrema destra, con i laburisti e con i liberali di sinistra, meritandosi il soprannome “Teflon” per la sua resistenza al vertice. Nell’ultimo anno del suo mandato, per assicurarsi la nomina alla Nato, ha aderito a coalizioni come quella degli F-16 e moltiplicato i pacchetti di aiuti militari. Quando ha lasciato la leadership del partito liberale, il suo Vvd si è schiantato nelle urne, aprendo la strada alla vittoria del leader di estrema destra e ammiratore di Putin, Geert Wilders. Ma, con la partecipazione del Vvd alla coalizione, almeno Rutte si è assicurato che l’Aia continuerà a essere al fianco dell’Ucraina.