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Tra modelli Ruanda e Albania, Scholz è in difficoltà sull'immigrazione

Daniel Mosseri

Il cancelliere tedesco è stretto da una parte da Cdu/Csu che chiede di adottare norme più dure. E dall'altra ha le ong che gli contestano i rischi per le "gravi violazioni dei diritti umani". Oggi l'incontro con i ministri regionali

Berlino. Ieri, a Potsdam, è stata la volta dei ministri dell’Interno dei 16 Länder tedeschi riuniti per discutere soprattutto di migranti e richiedenti asilo. Oggi è il turno dei 16 primi ministri regionali ai quali si unirà a Berlino il cancelliere federale Olaf Scholz. Gli schieramenti sono già pronti: sul lato destro l’Unione Cdu/Csu guidata da Friedrich Merz, e confortata da un solido benché non entusiasmante 30 per cento alle europee, chiede una stretta alle norme sui richiedenti asilo; e c’è già chi ispirato ora a Londra ora a Roma parla di modelli Ruanda o Albania. Sul lato sinistro 300 sigle fra ong e organizzazioni internazionali hanno scritto una lettera-appello a Scholz con un messaggio univoco: respingete con forza i piani per esternalizzare le procedure di asilo o si rischiano “gravi violazioni dei diritti umani”, senza dimenticare che “i piani per deportare i rifugiati in paesi terzi non europei o per effettuare procedure di asilo al di fuori dell’Ue non funzionano nella pratica, sono estremamente costose e rappresentano una minaccia per lo stato di diritto”. In mezzo ai contendenti troviamo un cancelliere in vistoso calo di popolarità con la sua Spd scesa al 14 per cento. Scholz sa benissimo che il tema della migrazione e dei rifugiati appassiona gli elettori e sposta milioni di voti. E lo sa anche il vicecancelliere, il verde Robert Habeck, che proprio ieri si è pronunciato a favore dell’espulsione dalla Germania di sospetti terroristi e individui pericolosi che siamo immigrati nel paese. Un chiaro riferimento  all’incidente di Mannheim dove giorni fa un rifugiato afghano ha attaccato un evento del movimento islamofobo Pax Europa uccidendo un poliziotto.

 

Ma fra espellere i condannati e disegnare nuove norme sull’istituzione di centri per la gestione delle pratiche in paesi extra Ue, permettere i rimpatri in Afghanistan o tagliare il welfare ai profughi ucraini – le tre questioni messe sul tavolo dai Länder – c’è una grande differenza e il governo è consapevole di avere le mani legate. Lo scorso febbraio l’esecutivo ha incaricato 28 esperti di verificare se i modelli Ruanda o Albania siano compatibili con il quadro giuridico tedesco e in 26 hanno detto “no”. In due, l’austriaco Gerhard Knaus e il massimo giurista della Cdu Daniel Thym, hanno argomentato che si potrebbe in teoria respingere chi venga trovato in acque internazionali ma questo non è il caso della Germania i cui richiedenti asilo transitano da altri paesi dell’Ue. Solo Knaus, estensore dell’accordo con la Turchia nel 2016 per fermare i migranti siriani, si è espresso a favore di meccanismi innovativi per il respingimento. Da parte sua Thym ha sollecitato una riforma dei regolamenti dell’Ue ricordando che anche dopo il superamento di Dublino oggi non è possibile portare una persona in un paese terzo, anche sicuro, se questa persona non ha un rapporto con il paese in questione. Esempio: il siriano che abbia vissuto in Turchia o abbia parenti in Albania potrà essere espulso verso uno di questi paesi, non verso il Ruanda. Ma la riforma dei regolamenti Ue non è una competenza delle regioni tedesche. Si può allora facilitare il rimpatrio forzato dei richiedenti asilo afghani verso il loro paese d’origine? No, perché non è  un paese sicuro né è praticabile la soluzione circolata in queste ore di espellere i respinti verso Pakistan o Uzbekistan lasciando che siano i rispettivi governi a occuparsi della pratica: lo vieta la Convenzione di Ginevra che ha messo al bando il refoulement per interposta persona.

 

Non resta allora  che chiudere il rubinetto del welfare a un milione di profughi ucraini che sono però entrati in Germania ai sensi della direttiva Ue sulla protezione temporanea e godono in sostanza degli stessi diritti dei cittadini europei. Tagliare loro il welfare non si può: in teoria è possibile toglierli del tutto dalla sicurezza sociale generale per inserirli nel welfare specifico per i rifugiati. Come? Facendoli registrare uno a uno come richiedenti asilo, con costi enormi e tempi biblici: un’ipotesi che il governo ha subito scartato. La questione è politica: la Cdu vuole mettere il governo in difficoltà mostrando ai tedeschi che Scholz e i suoi alleati bocciano ogni proposta dell’opposizione. Una manovra giocata non senza malizia: all’incontro di oggi il partito di Merz che amministra dieci Länder su 16 si guarderà bene dal discutere questioni di competenza regionale come per esempio l’edilizia per i rifugiati. Sulla graticola ci vogliono solo Scholz.

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