Antonio Costa - foto LaPresse

pietanze avvelenate

Che tempismo l'ultima fuga di notizie in Portogallo contro Costa

Marcello Sacco

L'ex primo ministro portoghese, in corsa per la presidenza del Consiglio europeo, messo in difficoltà dai dubbi sollevati dal premier polacco Donald Tusk. E spuntano delle intercettazioni (grazie a una soffiata misteriosa)

Non era ancora finita la cena di lunedì scorso a Bruxelles, in cui i leader europei avrebbero deciso informalmente come distribuire i più alti incarichi all’interno dell’Ue, quando qualcuno a Lisbona stava già cucinando una pietanza avvelenata per António Costa. L’ex primo ministro portoghese è uno dei favoriti alla corsa per la presidenza del Consiglio europeo; il suo avversario politico interno, l’attuale premier conservatore Luís Montenegro, era diventato il suo più grande tifoso, ma già il premier polacco Donald Tusk, poco prima di sedersi a tavola, sollevava qualche dubbio: forse andrebbe chiarita meglio la sua posizione nell’indagine che il 7 novembre scorso lo aveva costretto alle dimissioni e aveva fatto chiudere in anticipo la legislatura. Ed ecco che l’indomani mattina una soffiata misteriosa permette alla Cnn Portugal di pubblicare il testo di alcune intercettazioni messe agli atti proprio in quell’inchiesta denominata Operazione Influencer.

  

Si tratta, in particolare, di una telefonata del 5 marzo 2023. Il governo che, grazie all’esito elettorale di un anno prima, avrebbe dovuto essere teoricamente il più stabile degli ultimi anni veniva invece scosso da continue ondate di scandali piccoli e grandi. E lo scandalo del momento era un indennizzo da mezzo milione di euro versato sul conto di un membro del Consiglio di amministrazione della compagnia di bandiera Tap, Alexandra Reis, che però era subito saltata prima nel Consiglio di amministrazione della Nav, l’ente nazionale per i servizi di traffico aereo, poi al ministero delle Finanze, come sottosegretaria al Tesoro. I contorni della liquidazione restano poco chiari: si trattava di un licenziamento o era un trasferimento combinato? Se poi si aggiunge che Reis non era amata dai sindacati, per aver gestito i licenziamenti di una compagnia aerea che il governo socialista aveva interamente rinazionalizzato durante la pandemia, e che alla cerimonia di insediamento come sottosegretaria portava un paio di scarpe Louboutin da 650 euro subito radiografate dalla stampa scandalistica, la frittata populista era fatta e non restava che infilzarla nei forconi. E’ a quel punto che Costa telefona al suo giovane ministro e dice: “La gente deve sentire che il governo non accetta questa merda!”. E ancora: “Se si scatena l’inferno, allora è o lei o noi”, riferendosi all’amministratrice delegata di Tap, la manager francese Christine Ourmières-Widener, che infatti verrà esonerata il giorno dopo e sostituita da Luís Rodrigues, altro nome suggerito da Costa nella stessa telefonata. Ufficialmente fu licenziamento per giusta causa sulla base del parere indipendente di un’ispezione ministeriale, ma con motivazioni, stando ora al contenuto dell’intercettazione, politiche.

  

Farà forse buon gioco a Ourmières-Widener, che nel frattempo ha fatto causa allo stato portoghese, ma resta tutta da spiegare la rilevanza processuale di una telefonata in cui si parla di Tap all’interno di un’inchiesta che indaga un presunto traffico di influenze su investimenti pubblici nella transizione digitale e nelle miniere di litio. Quello che sappiamo è che, in un primo momento, il Supremo tribunale di giustizia (la Cassazione portoghese) aveva ordinato di distruggere queste telefonate. Né sono state ricordate a Costa quando i pm lo hanno sentito, il 24 maggio scorso. Quelle in cui c’è la sua voce sarebbero una cinquantina e  l’intercettato non è lui, bensì il ministro Galamba di cui  sono state registrate più di 80 mila telefonate per ben quattro anni. Il Supremo poi, rispondendo a un ricorso dei pm, ha deciso di conservare tutto queste conversazioni, sebbene “manifestamente estranee” all’inchiesta (è scritto proprio così, “manifestamente estranhas”), purché non contenessero segreti di stato.

  
Ora i giudici indagano anche sulla fuga di notizie. Fra le rivelazioni ci sono anche le foto scattate dagli agenti durante le perquisizioni alle mazzette di 75 mila euro che il capo di gabinetto del premier, Vítor Escária, nascondeva fra i libri. Cosa avrà voluto dire chi ne ha permesso la pubblicazione? Forse una risposta ai dubbi di Tusk. 

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