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incoerenze ideologiche

Nero, gay e dem, ma pro Israele. E Ritchie Torres è messo al bando dagli Lgbt

Giulio Meotti

I queer islamofili fanno lega con chi li vuole morti, omaggiando Hamas e dirottando le parate nei Pride 

Yahiya Sinwar ha detto che la morte dei civili palestinesi è un “sacrificio necessario” per la causa. Difficile immaginare cosa farebbe (e che ha fatto al comandante gay di Hamas Mahmoud Ishtiwi) ai gay. E non importa che nel 2019 anche la polizia dell'Autorità Palestinese abbia vietato gli eventi pubblici Lgbt, affermando che tali attività sono “dannose per i valori e gli ideali più alti della società palestinese”. Nella leggendaria località turistica gay di Fire Island Pines fuori New York, cantata da Walt Whitman e visitata  da Oscar Wilde e Truman Capote e Wystan Auden, il mondo si è come ribaltato. Le bandiere arcobaleno onorano la comunità Lgbt in un piccolo parco vicino al porto, racconta il New York Times. Per alcune ore, una bandiera ha onorato anche il deputato Ritchie Torres, il primo membro del Congresso afro-latino apertamente gay. Torres ha perfette credenziali intersezionali: è nero, è gay ed è democratico. Ma Torres è anche un sostenitore di Israele e la sua di bandiera a Fire Island non è durata molto, abbattuta dal gruppo di attivisti gay che l’hanno sostituita con due bandiere, una delle quali onorava i “palestinesi queer”. “Non hanno mai pensato che Hamas è un barbaro oppressore dei palestinesi queer?”, ha risposto Torres, che rappresenta il Bronx, in una dichiarazione dopo la controversia sull’isola, contro gli attivisti che hanno rimosso la sua bandiera.

“Un palestinese queer è molto più libero e sicuro in Israele che in una Striscia di Gaza governata da Hamas” ha continuato il deputato democratico Ritchie Torres. A novembre, un soldato israeliano a Gaza ha issato una bandiera arcobaleno. La prima e unica bandiera del Pride issata a Gaza. 
“Nessun orgoglio senza la Palestina” è lo slogan invece del Pride des Banlieues, la marcia dell’orgoglio nei quartieri popolari francesi. Anche se, più che senza bandiere israeliane, le banlieue parigine stanno rimanendo senza più ebrei a causa dell’antisemitismo. Intanto a Philadelphia, la “città dell’amore fraterno” del film con Tom Hanks e Denzel Washington, i festeggiamenti sono stati rovinati con la Pride Parade interrotta dai manifestanti pro Gaza. Ma in realtà la cosa era molto più interessante di così. E’ stata la sezione locale di “Queers4Palestine” a interrompere il Pride. Attivisti palestinesi hanno invece dirottato una parata del Pride a Denver, gridando “No Pride in Genocide” prima di invocare “Intifada”. Il San Francisco Pride ha  rilasciato una dichiarazione secondo cui non ci sarebbero stati carri israeliani al Pride, mentre i gruppi filo palestinesi sarebbero stati presenti e avrebbero potuto “unirsi alla Resistenza”.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel weekend ha detto a questi gruppi Lgbt occidentali Hamas “sparerebbe alla nuca” se potesse. Ma ora le cose sembra che stiano proprio così: i queer islamofili fanno lega con chi li vuole morti. “Palestina libera” eccita più del vecchio sesso gay. Intanto, mentre si attende l’esito della ricerca di bandiere arcobaleno a Gaza, l’attivista arabo-israeliano Yoseph Haddad ha pubblicato sui social la foto di un libro trovato da Israele a Nuseirat: il “Mein Kampf” di Adolf Hitler, che agli omosessuali nei campi di concentramento mise un triangolo. Quello era rosa; quello di Hamas brandito dai loro sostenitori occidentali è rosso e rovesciato. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.