Dal Washington Post
Gli agenti stranieri di Vladimir Putin
Vladimir Kara-Murza è già stato condannato a 25 anni di prigione, ma al regime russo non basta. Il registro sovietico per diffamare gli oppositori che "sembra più una lista d’onore che una lista nera"
Colonia carceraria n. 6, Omsk, Russia. L’isolamento in un carcere di massima sicurezza in Siberia non è particolarmente movimentato. Tra le poche distrazioni (e le gradite opportunità di uscire dalla mia cella) che ho qui ci sono le mie regolari apparizioni in tribunale tramite collegamento video dall’ufficio del carcere. Ci si può ragionevolmente chiedere quali possano essere le apparizioni in tribunale per qualcuno che è già stato condannato a 25 anni di carcere. Ma sembra che lo stato russo non abbia ancora finito con me.
Ogni mese ricevo la visita di un paio di cortesi funzionari di Roskomnadzor, l’agenzia di censura del governo russo, che mi presentano una citazione in tribunale per aver violato la legge russa sugli “agenti stranieri”. Tutti i messaggi che invio per corrispondenza dalla prigione e che vengono pubblicati dai miei colleghi sui miei social media dovrebbero riportare una dicitura in maiuscolo che indica che sono stati “prodotti da un agente straniero”, mi dicono. E io rispondo, invariabilmente e altrettanto educatamente, che sono un politico russo e non un “agente straniero”, e che non ho alcuna intenzione di impegnarmi nell’autodiffamazione. Dico esattamente la stessa cosa al tribunale distrettuale sovietico (dal nome appropriato) che emette le mie condanne amministrative. L’11 giugno mi ha inflitto la terza condanna, aprendo la strada alle autorità per avviare un nuovo procedimento penale contro di me per “mancato rispetto della legge sugli agenti stranieri”.
Cercare di diffamare gli oppositori politici come “agenti di influenza straniera” è una vecchia tattica sovietica, una delle tante adottate dal regime di Vladimir Putin. Durante il terrore di massa sotto Stalin, milioni di persone furono mandate nei gulag o morirono con questa etichetta. (Tra questi ci sono il mio bisnonno e il mio prozio, che furono giustiziati come “agenti lettoni”. Entrambi furono completamente riabilitati e scagionati da tutte le accuse, postumi). Nell’èra post staliniana, la propaganda di stato sovietica fece tutto per dipingere i dissidenti – comprese figure di spicco come Andrei Sakharov e Alexander Solzhenitsyn – come fantocci dell’occidente.
Sotto Putin, questa pratica è stata ripresa dopo le proteste di massa a favore della democrazia del 2011 e 2012 con l’approvazione della prima legge sugli “agenti stranieri”. Il Cremlino ha affermato che stava semplicemente seguendo l’esempio della legge statunitense sulla registrazione degli agenti stranieri, ma l’analogia era palesemente falsa sin dall’inizio. A differenza della legge statunitense, che si concentra sull’attività di lobbying politico “su ordine, richiesta, o sotto la direzione o il controllo di un mandante straniero”, il provvedimento di Putin ha preso di mira chiunque si sia impegnato in una “attività politica” vagamente definita – e, cosa importante, non ha collegato i finanziamenti stranieri a nessuna azione specifica. (Il concetto di “mandante straniero” è del tutto assente). Inoltre, la definizione di “finanziamento estero” includeva praticamente qualsiasi cosa: gli attivisti e i gruppi di opposizione sono stati etichettati come “agenti stranieri” per i pagamenti di taxi, i trasferimenti aerei e persino l’utilizzo di sistemi di pagamento online occidentali come PayPal.
Dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022, Putin ha firmato una nuova legge che ha eliminato del tutto la formalità del finanziamento: il ministero della Giustizia poteva ora apporre l’etichetta di “agente straniero” a chiunque ritenesse “sotto influenza straniera”, ovvero, in pratica, a qualsiasi figura pubblica che si esprimesse contro il Cremlino. Nell’aprile 2022 sono stato definito “agente straniero” (contemporaneamente al mio arresto) per essermi opposto alla guerra in Ucraina e per aver definito Putin un criminale di guerra – questa è stata la giustificazione ufficiale fornita dal ministero della Giustizia quando ho contestato la designazione in tribunale. Il “registro degli agenti stranieri” del governo russo comprende oggi più di 800 organizzazioni e persone, tra cui i più grandi romanzieri russi viventi Ludmila Ulitskaya e Boris Akunin, i leggendari musicisti rock Andrei Makarevich e Boris Grebenshikov, il famoso poeta e critico letterario Dmitri Bykov e il premio Nobel per la pace Dmitri Muratov.
Francamente, sembra più una lista d’onore che una lista nera. Ma la lista nera è molto reale: alle persone designate come “agenti stranieri” è vietato impegnarsi in un’ampia gamma di attività, tra cui l’insegnamento, l’organizzazione di eventi pubblici, la conduzione di controlli anticorruzione, il monitoraggio delle elezioni, la pubblicità sui social media e così via – per non parlare dei divieti informali, come quello sui libri di “agenti stranieri” nelle librerie e nelle biblioteche.
Gli emendamenti firmati da Putin il mese scorso vietano agli “agenti stranieri” di partecipare alle elezioni e di ricoprire cariche elettive a qualsiasi livello. Le tradizionali tecniche autoritarie, come i brogli elettorali, sono diventate superflue in Russia: il governo può ora rimuovere istantaneamente qualsiasi oppositore dalle elezioni o dal parlamento semplicemente etichettandolo come “agente straniero”. Tra i primi a essere privati del proprio seggio in base a questa legge ci sarà Boris Vishnevsky, membro di lunga data dell’Assemblea legislativa di San Pietroburgo e vice leader del partito liberale Yabloko, recentemente inserito nella lista nera per le sue posizioni contro la guerra.
Ma forse il requisito più offensivo della legge sugli “agenti stranieri” è che le persone devono etichettarsi con dichiarazioni pubbliche – qualcosa che nemmeno il Kgb sovietico aveva escogitato. Coloro che si rifiutano devono affrontare un procedimento amministrativo e poi penale – da qui il mio regolare appuntamento con il tribunale distrettuale sovietico. Il mio processo penale qui a Omsk inizierà probabilmente in autunno e l’esito, ovviamente, è già noto. Sembra che la mia attuale condanna a 25 anni non sarà il limite. Ma il lato positivo è che avrò altre gradite opportunità di uscire dalla mia cella di prigione.
Vladimir Kara-Murza, Copyright Washington Post