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negli stati uniti

Nelle primarie dem del 16esimo distretto di New York vince la difesa di Israele

Giulio Silvano

I due candidati Latimer e Bowman avevano posizioni radicalmente diverse sul 7 ottobre e il medio oriente. La vittoria del primo è un segnale positivo per Joe Biden, che negli elettori centristi e moderati vede l’unica soluzione per sconfiggere Trump a novembre

Sono state le primarie più costose della storia quelle tra il deputato Jamaal Bowman e il politico locale George Latimer nel 16esimo distretto di New York. I due non potevano essere più diversi, da una parte il 48enne afroamericano, tra le voci più progressiste del Congresso, parte della Squad di Alexandria Ocasio-Cortez, rumoroso e dichiaratamente socialista, rappresentante di questa nuova sinistra americana che si è fatta spazio grazie a Bernie Sanders. Dall’altra il moderato settantenne George Latimer, da sempre impegnato nelle assemblee legislative e negli uffici dello stato di New York e della contea di Westchester. Molto si è giocato su Israele. Perché Bowman, dal 7 ottobre in poi ha spesso condannato nella pubblica piazza non solo il governo Netanyahu, ma qualsiasi azione militare dello stato ebraico, dicendo che gli stupri di Hamas nei kibbutz erano “propaganda” e “menzogne”. In molto hanno criticato la sua scarsa preparazione in politica estera – letto nel 2021, Bowman è un ex preside del Bronx con zero esperienza politica precedente. Ha usato la g-word parlando di Israele: genocidio. E anche “apartheid”. “Mi vergogno di essere un membro del Congresso quando il Congresso non dà valore a ogni singola vita umana”, diceva a un evento pieno di bandiere palestinesi qualche settimana fa. Un gruppo di una ventina di rabbini dello stato aveva scritto una lettera chiedendo a Latimer di candidarsi: “da quando è stato eletto, Bowman si è impegnato a erodere il supporto per Israele a Capitol Hill e all’interno del partito democratico”.

I gruppi pro-Israele, e i semplici elettori spaventati dai discorsi di Bowman, si sono uniti, hanno raccolto soldi per aiutare Latimer. Il voto moderato ha vinto. La difesa di Israele ha vinto, almeno nel 16esimo distretto di New York. Solo l’AIPAC (l’American Israel Public Affairs Committee, gruppo d’interesse pro-Israele) avrebbe speso 17 milioni di dollari per sconfiggere Bowman. Lui, negli ultimi giorni di campagna elettorale ha parlato di lobby ebraica, dicendo che l’AIPAC non vuole implementare un programma progressista, confondendo il progressismo con l’intifada. Ha detto che l’AIPAC è razzista.

Molti vedono la questione Israele come unico motore della vittoria di Latimer – e soprattutto della sconfitta di Bowman. Ma è anche vero che dietro c’è qualcosa di più ampio, e il risultato mostra un segnale di pacatezza e moderatezza che negli ultimi anni si è persa nell’arena politica, piena di insulti e tecniche populiste, che torna a prevalere. Latimer ha incentrato la sua campagna sulla promessa della bipartisanship una volta arrivato a Washington. “Dobbiamo guardare ai discorsi dell’estrema destra e dell’estrema sinistra e dire: non potete distruggere questo paese con le vostre dispute e la vostra retorica”, ha detto Latimer. Come ha sottolineato Dana Milbank sul Washington Post, Bowman si comportava spesso da bullo. Più simile a un Trump che a un Biden. Non nell’ideologia ma nei modi di fare, tra parolacce e minacce. Bowman se n’è andato, dice Milbank, “ma ne arriveranno altri come lui, la destra non ha il monopolio sui bulli e sui demagoghi”.

La sconfitta di Bowman, negli ultimi anni usato come segnale della reinassance di una sinistra socialista sandersiana, ridisegna gli equilibri della coalizione dem, ed è un segnale positivo per Joe Biden che negli elettori centristi e moderati vede l’unica soluzione per sconfiggere Trump a novembre. Latimer, negli stessi giorni delle presidenziali, sfiderà la candidata repubblicana, ma quello del 16simo distretto di New York dovrebbe essere una vittoria sicura per i dem, soprattutto ora che c’è un moderato. 

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