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metamorfosi

Gli eurocrati sono diventati politici e la responsabilità è anche di Meloni

David Carretta

Sotto Ursula von der Leyen, l’indipendenza dell’istituzione – cuore pulsante dell’Ue – si è ridotta sempre più, lasciando il posto alla politicizzazione nazionale. E la stessa Ursula si è dovuta adattare

Nel suo intervento alla Camera mercoledì Giorgia Meloni, per contestare la sua esclusione della trattative sulle nomine, ha ricordato che “le istituzioni europee in passato non sono mai state pensate in una logica di maggioranza e opposizione. Sono state pensate come soggetti neutrali, capaci di garantire così tutti gli stati membri, indipendentemente dal colore politico del governo di quegli stati membri”, ha detto Meloni. Effettivamente con la Commissione “politica” di Ursula von der Leyen l’indipendenza dell’istituzione che è il cuore pulsante dell’Ue si è ridotta sempre più, lasciando il posto alla politicizzazione. I partiti europei si sono messi a giocare alla politica nazionale della maggioranza e dell’opposizione. Volendo essere rieletta per un secondo mandato, von der Leyen è stata ed è costretta a tenere conto dei suoi grandi e piccoli elettori (i capi di stato e di governo e i partiti europei della sua maggioranza). Ma le priorità e le linee rosse fissate dagli uni e dagli altri ora la tengono in ostaggio. La polarizzazione tra i partiti europei è all’origine delle difficoltà a confermare la stessa von der Leyen e dell’esclusione dai negoziati di Meloni in quanto presidente dei sovranisti dell’Ecr.

La politicizzazione dell’Ue è un’evoluzione sostenuta dai federalisti. Ma è anche il risultato delle critiche avanzate dagli antieuropei. Sono loro – Meloni compresa – che hanno accusato l’Ue di essere un’istituzione burocratica, fatta di non eletti, senza legittimità popolare. Per usare un’altra parola del discorso (contraddittorio) alla Camera: “oligarchia”. In realtà, gli eurocrati si sono trasformati in politici, con interessi particolari che spesso prevalgono su quelli generali. La stessa Meloni ne ha beneficiato. Per ottenere il suo voto, von der Leyen ha chiuso in un cassetto la procedura di infrazione sulle concessioni balneari e ha dato la benedizione dell’accordo con l’Albania sui migranti. Il perdente è l’interesse generale europeo. Compreso quello che avrebbe imposto di coinvolgere l’Italia nei negoziati sulle nomine.