Il PiS minaccia di lasciare Meloni con un Ecr spopolato, ma a Varsavia nessuno ci crede
I polacchi non vogliono lasciare il gruppo dei Conservatorio, alzano il prezzo per la partita delle cariche. L'ex partito che ha governato la Polonia fino allo scorso anno però affronta anche una crisi di indentità e c'è chi vuole muoversi ancora più a destra
L’ex premier polacco Mateusz Morawiecki è indeciso. Tutto il PiS, il partito Diritto e Giustizia che ha governato in Polonia fino allo scorso dicembre, è titubante. Cerca spazio, vuole capire come usare l’Europa anche per fini interni. Intervistato da Politico, Morawiecki ha ammesso che il PiS è diviso, metà partito vuole uscire da Ecr, il gruppo europeo in cui siede assieme a Fratelli d’Italia (FdI) di Giorgia Meloni, e l’altra metà è tentata dalla creazione di qualcosa di nuovo che raccolga varie anime dell’Europa centro orientale e anzi che possa evocare l’Europa centro orientale già dal nome: Cee, Central eastern Europe. Morawiecki ha detto che le sue parole non sono un tentativo di alzare il prezzo per la sua permanenza dentro a Ecr: mercoledì il partito avrebbe dovuto tenere la sua riunione costitutiva, invece i polacchi non si sono presentati, ci sono delle forti tensione sulla distribuzione delle cariche interne, alcuni membri del PiS ritengono che FdI, la delegazione più numerosa con ventiquattro eurodeputati, non stia cercando punti di mediazione con gli altri, neppure con i polacchi che con i loro venti eurodeputati sono il secondo gruppo a contribuire alla grandezza di Ecr. “Con Fratelli d’Italia non ci sono dissidi ideologici”, ha detto una fonte interna al partito, “Troveremo una soluzione”. I dissidi quindi sarebbero legati alla distribuzione delle cariche. La riunione costitutiva è stata rimandata al 3 luglio, un giorno prima della scadenza per la registrazione dei gruppi politici, la tempistica conta e i polacchi vogliono mettere Meloni alle strette: senza di loro, dopo aver rivendicato di aver formato il terzo gruppo dentro al Parlamento europeo – Ecr ha superato per numero i liberali di Renew aprendo a nuovi partiti, ma la campagna acquisti non è finita – la leader di FdI si ritroverebbe invece una formazione molto più piccola. L’uscita del PiS e l’impossibile ingresso del Fidesz del premier ungherese Viktor Orbán potrebbero rendere Ecr meno respingente per il Partito popolare europeo e ieri il premier polacco Donald Tusk, mattatore degli accordi sulle cariche nell’Ue che spettano alla maggioranza formata da popolari, socialisti e liberali, ha detto che nessuno intende prendere decisioni senza l’Italia, senza Giorgia Meloni, come senza nessuno degli altri capi di stato e di governo che formano il Consiglio europeo. Ma la premier italiana ambiva a creare la terza forza in Europa e l’eventuale uscita dei polacchi rende il suo progetto impossibile.
In Polonia diversi commentatori sono pronti a scommettere che il PiS non lascerà Ecr, un gruppo che sente suo, anzi è infastidito dalla melonizzazione e fa sentire il peso della sua presenza o assenza. II PiS però vive anche una crisi di identità interna che va avanti da molto prima delle ultime elezioni europee o delle legislative dello scorso anno. Parte di Diritto e Giustizia, Prawo i Sprawiedliwosc, crede di doversi spostare più a destra, di dover scegliere un partito ancora più in contrasto con l’Ue per recuperare quegli elettori che hanno scelto Konfederacja, una formazione estremista e in crescita al cui interno si sommano anime molto diverse e variamente assurde: antivaccinisti, putiniani, terrapiattisti. Questa parte del PiS crede anche che il campo dell’atlantismo sia ormai saturo, che la maggioranza del premier Tusk abbia assorbito l’attenzione riguardo ai temi della guerra contro l’Ucraina e alla fermezza contro la Russia per cui è inutile insistere in quel campo, meglio cercare altrove. Il leader silenzioso ma potente del partito, Jaroslaw Kaczynski, sostiene questa svolta a destra da tempo. Rimane una corrente di partito attaccata invece alle origini del PiS, un partito nato come costola del movimento Solidarnosc, che si è stravolto con il tempo, senza che molti politici contrari al cambiamento avessero però il coraggio di staccarsi dalla loro formazione che ormai aveva perso lo spirito originario. Molto ciarliero, Morawiecki ieri ha suggerito anche chi entrerebbe a far parte del nuovo partito che vuole a trazione polacca: Fidesz – Orbán sogna un partito tutto suo da tempo ma numericamente è più debole dei polacchi – i cechi di Ano e gli sloveni del Partito democratico, che però hanno già smentito.