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Il regime di sorveglianza cinese arriva in Myanmar
L'ultimo aiuto di Pechino al regime militare riguarda le tecnologie necessarie per la costruzione di una muraglia informatica simile a quella cinese, ma in Birmania. I documenti visionati dal gruppo Justice for Myanmar
Dal colpo di stato del primo febbraio 2021, la giunta militare birmana ha bloccato tutti i principali siti web come Facebook, Whatsapp e Instagram. Dal mese scorso ha iniziato a vietare anche l’uso delle Vpn (le reti virtuali private che consentono di accedere ai siti bloccati) attraverso intimidazioni alle compagnie tecnologiche, perquisizioni dei telefoni ai cittadini, multe e arresti: lo scopo del regime è di limitare ancora di più l’accesso alle informazioni e intensificare la repressione nei confronti del popolo birmano. Secondo Justice for Myanmar (Jfm), un gruppo di attivisti birmani che opera sotto copertura da poco prima del colpo di stato, la Cina starebbe fornendo alla giunta anche le tecnologie necessarie per la costruzione di un Great Firewall – la muraglia informatica cinese – in Myanmar. Oltre a essere uno dei suoi principali fornitori di armi, Pechino negli ultimi anni ha già procurato tecnologia di sorveglianza alla giunta, come i sistemi di riconoscimento facciale per arrestare manifestanti e oppositori del regime. I documenti visionati da Jfm mostrano come da qualche settimana l’esercito birmano abbia introdotto un nuovo sistema di censura che utilizza la tecnologia di Fang Binxing, uno degli ideatori della grande muraglia della censura cinese, per creare una “dittatura digitale” che renda il paese ancora più chiuso. Nel 2023 il Myanmar era al secondo posto come paese con meno libertà su internet, subito dopo la Cina: con tutta probabilità ora la giunta potrebbe superare Pechino, uno dei suoi migliori alleati, grazie al suo continuo aiuto.