Joe Biden e Emmanuel Macron - foto Ansa

L'editoriale dell'elefantino

La Francia, gli Stati Uniti e quello specchio deformante dell'occidente

Giuliano Ferrara

Bugie, verità, confronti e similitudini di due grandi paesi al voto e alle prese con il populismo dilagante. Per capirlo bisogna tornare ai fondamentali. Il mezzo è il messaggio. Trump è la televisione, Bardella è TikTok

Il mistero non è l’alternanza populista, sempre possibile sebbene nei casi francese e americano sia un fenomeno borderline rispetto ai canoni di una democrazia liberale, il mistero è lo specchio deformato in cui due grandi paesi dell’occidente libero si guardano, e quel che vedono. Il mistero è nelle basi del rancore, della frustrazione, della rabbia risentita che sembrano prevalere. Non è vero che in Francia non trovi un medico curante, che per partorire in provincia devi coprire distanze abissali, che i trasporti non funzionano, che gli immigrati scorrazzano impuniti e delinquono, che il fardello fiscale dei ceti medi e della ruralità può essere alleviato dalla campagna per la preferenza nazionale e contro lo straniero e l’Europa, che le pensioni sono devastate dal prolungamento dell’età lavorativa a 62 anni, che non si può girare per la strada in sicurezza, che i frigoriferi sono vuoti prima della fine del mese, che il welfare è in crisi per la protervia del manager Rothschild e della sua farlocca start up nation parigina. Semplicemente falso questo verisimile mediatico che entra nello specchio deformante e nel quale è congeniale guardare compiaciuti ai nuovi membri delle maggioranze elettorali sociali politiche.
 

Lo stesso per gli Stati Uniti. L’economia è fortissima, il dividendo riguarda tutti, come dimostrano le cifre sui salari e sul lavoro, sull’uso dei fondi federali per la reindustrializzazione e il piano delle infrastrutture, e l’immigrazione illegale è tutt’uno con il concetto stesso degli Stati Uniti, e pluribus unum. Il wokismo è irritante, insopportabile, ora perfino macchiato dall’antisemitismo, ma i Maga non sono una guerra culturale vinta, sono un sogno distopico filtrato nella notte della ragione dall’intero sistema dei mass media, dal fenomeno della percezione. Francia e Stati Uniti hanno non solo fatto benissimo a schierarsi con l’Ucraina, non potevano fare altro, Putin è una minaccia all’equilibrio e alla stabilità in Europa e nel mondo, è la punta di lancia di un progetto eurasiatico (Russia, Cina, Iran) che prevede molte brutte cose, tra queste la fine dello stato ebraico e la prepotenza autocratica di ritorno dopo la rivoluzione dell’89.
 

E allora perché? Si torna ai fondamentali. Il mezzo è il messaggio. Trump è la televisione, Bardella è TikTok, l’antisionismo antisemita è immagine senza didascalia. Le maggioranze assolute in formazione a cavallo del mare che ha unito un tempo il mondo libero sono le maggioranze dei telefonini, dei social, delle all-news come la Fox e CNews, sono il frutto di una predicazione ammantata di identità e di storia nazionale mal digerite ma nutrienti come cibo, come fast food, per la società delle masse. In Francia la chiamano la Com, è lei la protagonista assoluta di un duello in cui l’adulto nella stanza, con tutti i suoi difetti e narcisismi, scompare nella stretta a tenaglia, diciamolo, tra un trotzkista dell’Ottocento e un nipote del fascismo e del nazionalismo Algérie française.
 

Le Università sono partite per la tangente per il tradimento dei chierici e delle false élite, la scuola è un bordello di pedagogismi ipocriti, trionfa da una parte una certa frociaggine mentale diffusa, ahi quanto diversa da un salubre omoerotismo, dall’altra una ignoranza andante e ardente, una credulità imbarazzante. L’Italia integra e si stabilizza perché la sua modalità intelligente è scettica, e ha trovato una coalizione “hitleriana”, secondo gli ebeti, messa su da un grande Cumenda milanese e dal suo gruppo multicolore abituato alle moltitudini che hanno fatto ricco il paese. L’America non ha avuto questa fortuna, vive di una replica bastarda e delinquenziale, e della ostinata vecchiaia del suo competitore, e la Francia si prepara a una coabitazione che sarà dura, durissima, rissosa, ai limiti della guerra civile. La Costituzione americana non aveva previsto l’imprevedibile della Com, e nemmeno la Costituzione in bianco e nero della gollista V Repubblica. Ecco i risultati della grande bugia autoriflettente.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.