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scenari elettorali

Si sta alzando veloce la diga repubblicana per contenere il Rn, seggio per seggio

Mauro Zanon

I patti (variabili) di desistenza per i candidati “repubblicani” francesi, che divergono addirittura all'interno della stessa maggioranza. Ci sarà tempo fino a oggi alle 18 per presentare le domande di partecipazione al secondo turno

Désistement, desistenza. È la parola chiave attorno a cui ruota il secondo turno delle elezioni legislative francesi che determineranno il nuovo assetto dell’Assemblea nazionale, sciolta il 9 giugno dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Il primo turno di domenica sera ha confermato la tendenza emersa  nei sondaggi: il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella e i suoi alleati, a partire dal gollista ribelle Éric Ciotti, presidente dei Républicains (Lr), ha ottenuto il 33,15 per cento dei suffragi, davanti al Nuovo fronte popolare (Nfp), l’alleanza delle sinistre, che ha registrato il 27,99, al campo presidenziale, Ensemble, 20,04, e ai liberali di Lr ostili a Ciotti, 6,57. 

Subito dopo il voto, Macron è stato chiaro: dinanzi a Rn, “è giunto il momento di una grande coalizione risolutamente democratica e repubblicana per il secondo turno”. Sulla sua scia, il primo ministro, Gabriel Attal, ha detto che “non un solo voto deve andare al Rassemblement national”. “Mai come questa sera, l’Assemblea nazionale ha rischiato di essere dominata dall’estrema destra”, ha dichiarato Attal da Matignon, sede del governo, annunciando quello che deve essere l’unico “obiettivo chiaro” del fronte repubblicano: “Impedire a Rn di avere la maggioranza assoluta al secondo turno, di dominare l’Assemblea nazionale e quindi di governare il paese con il suo progetto funesto”. In seguito, il capo dell’esecutivo ha invocato la questione del “désistement”, indicando che i candidati di Ensemble arrivati terzi nella loro circoscrizione si ritireranno per massimizzare le possibilità di vittoria del candidato “repubblicano” contro l’avversario sovranista. “Mantenerli significherebbe far eleggere un deputato di Rn contro un altro candidato che, come noi, difende i valori della Repubblica. È una scelta importante, pesante, perché è la scelta della responsabilità. E, lo credo profondamente, la scelta dell’onore”. È un “dovere morale”, ha sottolineato Attal. Anche se significa favorire un candidato della France insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon, che più volte ha dimostrato le sue ambiguità verso l’antisemitismo e che nel suo programma prevede la decostruzione del progetto macronista? Per il primo ministro, Rn è un nemico, mentre Lfi è un avversario politico parte di una coalizione che, nel suo complesso, ha una storia repubblicana, senza derive. Lo pensa anche il ministro dell’Industria, Roland Lescure, che ha invitato gli elettori a “bloccare l’estrema destra senza alcuna remora, votando per il candidato alternativo posizionato meglio”, e l’ex titolare degli Affari europei, Clément Beaune, secondo cui “bisogna votare per il candidato che affronta il candidato di Rn al secondo turno, chiunque esso sia”. Ma i punti di vista sul patto di desistenza divergono all’interno della stessa maggioranza. Aurore Bergé, ministra per le Pari opportunità, è contraria a qualsiasi compromesso con i candidati Insoumis. “Sono la prima a essere sconcertata da ciò che è diventata una parte della sinistra. Non mi fa certo piacere! Ma allearsi con Lfi? Presentarsi davanti al popolo francese accanto a Rima Hassan (eurodeputata mélenchonista franco-palestinese nota per le sue simpatie pro Hamas, ndr)? No, è indifendibile”, ha dichiarato al Monde Bergé. Anche l’ex primo ministro Édouard Philippe, leader di Horizons e alleato di Macron, ha affermato che “non bisogna votare per i candidati di Rn, né per quelli di Lfi, con i quali non differiamo solo sui programmi ma anche sui valori fondamentali”.

Su Tf1, infine, il presidente del MoDem e pilastro della maggioranza, François Bayrou, ha dichiarato che “molti francesi sarebbero totalmente disperati se si trovassero di fronte a una scelta tra Rn e Lfi”, invitando a decidere “caso per caso”, a seconda del candidato. I rappresentanti del Partito socialista, dei Verdi, del Partito comunista e della France insoumise, che formano il Nuovo fronte popolare, sono invece sulla stessa linea: in vista del secondo turno, la diga repubblicana deve essere alzata in ogni circoscrizione per contrastare il partito lepenista, anche se la rinuncia favorisce un candidato macronista o un candidato gollista non affiliato a Ciotti. Nonostante i dissapori interni alla maggioranza, il Monde ieri pomeriggio contava più di 170 desistenze per bloccare il Rassemblement national: più di cento dal campo della sinistra, circa una cinquantina dalla coalizione presidenziale e una  dai Républicains. Ci sarà tempo fino a oggi alle 18 per presentare le domande di partecipazione al secondo turno: il ritiro o la permanenza di chi è arrivato terzo potrebbe essere decisivo. Per ora, l’alleanza Rn-Ciotti ha 39 seggi sicuri dopo il primo turno, Nfp 32 ed Ensemble soltanto 2. I triangolari previsti, invece, sono circa 130. 

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