Verso le presidenziali 2024
Ore decisive per Joe Biden: l'intervista, i media e la Fort Alamo dei dem
Con l'intervista sulla rete super partes di Abc il presidente ha l'occasione di riprendere il controllo della campagna elettorale dopo il disastroso dibattito contro Trump. Dovrà dimostrare di essere ancora pronto per la corsa, ma i dem pensano già agli scenari peggiori
È il fine settimana dell’Independence Day in America e tra grigliate e fuochi d’artificio quest’anno si discute anche di politica e soprattutto di Joe Biden. Ieri il giorno festivo ha rallentato un po’ l’ondata di polemiche e panico che da giorni imperversa nel Partito democratico, dopo il disastroso dibattito del presidente contro Donald Trump. Ma è solo una pausa e proprio nel corso del week end potrebbe avvenire una svolta. Biden ha tre appuntamenti pubblici nei quali si gioca tutto: se vanno male, saranno i Democrats a insorgere e a dichiarare l’indipendenza dalla Casa Bianca, nello spirito del 4 luglio.
Il primo test per il presidente è stasera alle 20 ora di Washington (le 2 di sabato in Italia), con un’intervista nel prime time televisivo sul network Abc. Per Biden è l’opportunità per riprendere il controllo della campagna elettorale dopo la brutta notte di Atlanta, in un contesto favorevole. Abc è una TV super partes, l’intervista sarà registrata – con la possibilità teorica per il team presidenziale di chiedere qualche taglio – e l’intervistatore è George Stephanopoulos. Cioè l’ex capo della comunicazione nella Casa Bianca di Bill Clinton, un commentatore politico di dichiarata impronta democratica. Ma i rischi non mancano. Biden da tempo non fa interviste faccia a faccia, ha rinunciato anche a quella tradizionale per i presidenti in occasione del Super Bowl dello scorso febbraio e non è detto che dia il meglio di sé. Stephanopoulos, poi, si farà portavoce anche delle preoccupazioni di tutto il partito e non dovrebbe fare sconti al presidente sulle sue condizioni fisiche.
Gli altri due appuntamenti sono i comizi e gli incontri con gli elettori che Biden avrà nel fine settimana in Pennsylvania e Wisconsin, due degli stati-chiave che deve assolutamente vincere a novembre se vuole restare alla Casa Bianca. Ogni sua mossa, ogni suo respiro stavolta saranno monitorati e descritti a fondo dai media, che a loro volta sono al centro di un profondo dibattito professionale. C’è la sensazione che la stampa “amica”, con in testa il New York Times e l’Atlantic, non sia stata abbastanza obiettiva e tenace nei mesi scorsi nell’indagare sulle condizioni fisiche di Biden. Giornali conservatori come il Wall Street Journal erano stati attaccati per inchieste che lanciavano l’allarme su un presidente descritto come non più in grado di svolgere il suo lavoro. Adesso è proprio il New York Times il più aggressivo e deciso nel chiedere a Biden di farsi da parte, dando la sensazione di provare un po’ di senso di colpa per non averlo fatto prima. Per questo non ci saranno sconti stavolta per Biden sulla sua intervista e i due viaggi presidenziali.
La Casa Bianca fatica a riprendere il controllo della situazione, anche per i primi sondaggi che dimostrano la portata del danno fatto dal dibattito. Trump è ormai in fuga su scala nazionale, con 5-6 punti di distacco, ma quel che è peggio per Biden è che peggiora la situazione in tutti i sei stati-chiave. Anzi, sembrano aprirsi nuovi fronti. Nell’incontro che il presidente ha avuto con i governatori democratici mercoledì alla Casa Bianca, per cercare di rassicurarli, hanno fatto effetto le parole di Michelle Lujan Grisham e Janet Mills, le governatrici di New Mexico e Maine. Cioè di due stati “blu” che Biden nel 2020 ha vinto con vantaggi di 11 e 9 punti. Secondo Grisham e Mills, i loro stati adesso sono di nuovo “competitivi”, cioè rischiano di diventare rossi, il colore dei repubblicani.
Con il passare dei giorni dopo il dibattito, la riflessione dei democratici si sta spostando nei vari stati, lontano da Washington, per cercare di capire se e quali danni subiranno i candidati in corsa per i seggi del Congresso a novembre. Tra i Democrats i più pessimisti dipingono scenari in cui si parla apertamente di tentare di conquistare la Camera per farne una Fort Alamo. Un fortino assediato in cui chiudersi in difesa durante quattro anni di presidenza Trump, dopo aver perso Casa Bianca e Senato.