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Le chance del “fronte repubblicano”

Mauro Zanon

Le desistenze giocheranno davvero a sfavore del Rn? L’obiettivo resta arginare Le Pen e Bardella, impedendo così a Rn e alleati di ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale, fissata a quota 289 deputati 

Più di 210 desistenze. E’ questo il numero di candidati del “fronte repubblicano” arrivati terzi al primo turno delle elezioni legislative francesi che hanno deciso di ritirarsi in funzione anti Rassemblement national (Rn). L’obiettivo è arginare l’ondata sovranista di Marine Le Pen e Jordan Bardella e impedire così a Rn e alleati di ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale, fissata a quota 289 deputati. Tuttavia, la domanda che si fanno tutti a due giorni dal secondo turno è se l’alleanza forzata tra Ensemble, la coalizione dei partiti che sostengono il presidente Emmanuel Macron, e il Nuovo fronte popolare, l’unione delle sinistre guidata dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon, sarà seguita nelle urne dagli elettori.

  

“Oggi una maggioranza relativa dei francesi vuole una maggioranza assoluta per il Rassemblement national”, ha dichiarato a La Dépêche du Midi Jean-Daniel Lévy, vicedirettore dell’istituto Harris Interactive France, prima di aggiungere: “Combinando questo con il fatto che Jean-Luc Mélenchon è ormai un repellente e Jordan Bardella è la prima figura politica a cui gli elettori hanno dato fiducia, ci si può interrogare sull’efficacia di un fronte repubblicano contro Rn”. Secondo Lévy, inoltre, “pur essendo molto presente nell’opinione pubblica, il desiderio di bloccare Rn non è così forte come nel 2022”, ossia l’anno delle ultime presidenziali e delle successive legislative. Più ottimista sul successo del “fronte repubblicano” è il vice direttore generale di Ipsos, Brice Teinturier, secondo cui l’effetto delle desistenze giocherà “a sfavore di Rn”, che avrà probabilmente una maggioranza relativa ma non assoluta. Secondo la maggior parte degli osservatori, mentre per gli elettori del Nuovo fronte popolare l’obiettivo principale è ostacolare il Rassemblement national di Le Pen e Bardella, la questione è più complessa per l’elettorato macronista e di centrodestra, raffreddato dall’idea di dover dare il proprio voto al candidato di una coalizione sostenuta da Mélenchon.

  

A confondere ulteriormente gli elettori, sono gli stessi pilastri della maggioranza. Subito dopo il primo turno, François Bayrou, leader dei centristi del MoDem e alleato di Macron, aveva invitato a valutare “caso per caso”, a seconda del candidato presente nella circoscrizione, manifestando la sua allergia verso la France insoumise. 

  
Édouard Philippe, l’altro alleato della maggioranza macronista ed ex primo ministro, si è detto favorevole a una strategia “né Rn-né Lfi”, contraria, dunque, al voto agli Insoumis nelle circoscrizioni in cui si sono qualificati. All’interno della macronia, inoltre, diverse figure avanzano dubbi sull’efficacia della cosiddetta “diga repubblicana”, proprio in ragione della presenza di Mélenchon. “Sono tre settimane che diciamo alla gente che Bardella è pericoloso tanto quanto Mélenchon e ora abbiamo cambiato idea”, ha detto a France Info un consigliere ministeriale in forma anonima. Mercoledì, in consiglio dei ministri, Macron ha detto che “desistenza non significa coalizione”. “Non governeremo con la France insoumise”, ha specificato. La stessa posizione era stata espressa in mattinata dal primo ministro, Gabriel Attal: “Tutto mi separa dalla France insoumise. Non mi alleerò mai con loro”. Il fronte della responsabilità, dunque, includerà i mélenchonisti fino al 7 luglio, perché il pericolo di un governo sovranista è troppo grande. Ma gli elettori aderiranno a questa posizione? I macronisti voteranno per un candidato mélenchonista, proveniente dunque da un partito che vuole smontare una dopo l’altra le riforme di Macron, e che si è reso protagonista di derive antisemite, soprattutto dopo i massacri di Hamas del 7 ottobre?

 

E viceversa gli elettori di Mélenchon daranno la loro preferenza al candidato di un presidente che non vedono l’ora di abbattere? L’incognita rimane, ma il primo sondaggio sulle chance di successo del “fronte repubblicano” mostra che la maggioranza assoluta, per Rn, sarà difficile da raggiungere domenica prossima. Secondo la rilevazione di Harris Interactive per Challenges, Rn e i suoi alleati, a partire dal gollista ribelle Éric Ciotti, presidente dei Républicains, potrebbero avere tra i 190 e i 220 deputati dopo il secondo turno delle legislative. Si tratterebbe dunque di un risultato molto lontano dalla soglia necessaria per avere la maggioranza assoluta, che permetterebbe a Bardella di diventare primo ministro. Delle due coalizioni anti Rn, il Nuovo fronte popolare conquisterebbe tra i 159 e i 183 seggi, mentre Ensemble, l’arco dei partiti macronisti, limiterebbe i danni con 110-135 scranni. I Républicains ostili a Ciotti, invece, farebbero eleggere tra i 30 e i 50 deputati.