l'elezione
In Iran vince il “dottore” Pezeshkian
Pezeshkian è stato l’unico esponente del fronte dell’opposizione riformista a essere ammesso alla corsa nelle elezioni per sostituire Ebrahim Raisi, l’ex presidente morto in un incidente con l’elicottero. E' un cardiochirurgo che appartiene alla minoranza etnica degli azeri e, dopo un incidente d’auto che gli ha portato via metà della famiglia, ha cresciuto una bambina da solo. E’ già stato deputato e ministro della Sanità
Sabato mattina il quartier generale delle elezioni a Teheran ha comunicato la vittoria alle presidenziali del candidato riformista Masoud Pezeshkian con sedici milioni di voti, tre in più del suo avversario al ballottaggio: il falco islamista Saeed Jalili. Pezeshkian è un cardiochirurgo che appartiene alla minoranza etnica degli azeri iraniani e, dopo un incidente d’auto che gli ha portato via metà della sua famiglia, ha cresciuto una bambina da solo. E’ già stato deputato del Majlis, il parlamento iraniano, e ministro della Sanità, ed è stato l’unico esponente del fronte dell’opposizione riformista a essere ammesso alla corsa nelle elezioni per sostituire Ebrahim Raisi, l’ex presidente morto in un incidente con l’elicottero a maggio.
Un po’ più di metà degli aventi diritto è rimasto a casa nonostante i tanti appelli alla partecipazione della Guida suprema, ma anche l’elettorato più religioso o comunque fedele ai precetti della rivoluzione islamica, che è andato a votare, ha preferito il candidato riformista che dice mestamente che sarebbe meglio dialogare un po’ con l’occidente piuttosto che perseverare con l’economia di resistenza e considerare le sanzioni una medaglia, e dice anche – sia pure un po’ sommessamente – che la legge sul velo obbligatorio per le donne andrebbe rivista.
Venerdì mattina, nel giorno in cui i seggi erano aperti per il ballottaggio, qualcuno ha appeso uno striscione su un cavalcavia che dà su una strada a scorrimento veloce di Teheran. Sullo striscione c’era scritto: “Il nostro voto è per rovesciare”, che significa: a noi non interessa cambiare il presidente, che comunque ha poco potere, ma rovesciare questo sistema.
“Rovesciare” è lo slogan dei dissidenti, dei manifestanti e delle decine di migliaia di donne che non indossano più il velo, che non votano perché non si fidano più del sistema. Al primo turno la partecipazione era stata la più bassa della storia della Repubblica islamica, del 39,9 per cento, e la scommessa di Pezeshkian era riuscire a mobilitare un po’ degli astenuti in vista del secondo turno. Gli iraniani che vorrebbero un cambiamento radicale e non pensano che andare alle urne sia utile a ottenerlo venerdì si sono ritrovati di fronte a un dilemma: se non andiamo a votare quello che consideriamo il meno peggio, ci ritroviamo governati da un falco islamista con una portavoce, Maryam Godarzi, che giustifica le aggressioni degli uomini contro le donne che non si coprono la testa perché “provocano”.
Per evitare la vittoria del falco islamista Jalili, al ballottaggio si sono presentati ai seggi il dieci per cento in più degli aventi diritto rispetto al primo turno, e il riformista Pezeshkian ha vinto.