nulla di nuovo
Perché Patrioti per l'Europa è un'illusione ottica (per di più irrilevante) di Orbán
Il nuovo gruppo promosso dal presidente ungherese è un copia-incolla di Identità e democrazia (Id): la sua influenza non andrà oltre il rumore
I “Patrioti per l’Europa”, il nuovo gruppo promosso da Viktor Orbán che si è costituito oggi diventando il terzo del Parlamento europeo, è un’illusione ottica. Lungi dall’essere un evento rivoluzionario per gli equilibri nell’Ue, i Patrioti è un’operazione di riciclaggio del vecchio gruppo di estrema destra Identità e democrazia (Id), nato nel 2019 attorno alla Lega e al Rassemblement national. Anche in termini numerici il suo impatto è limitato. I Patrioti saranno 84, undici eletti in più di Id al momento della sua costituzione cinque anni fa.
Jordan Bardella è stato eletto presidente, ma quest'oggi non si è presentato a Bruxelles. Sarà un leader in contumacia per un gruppo irrilevante. Prima delle elezioni europee del 9 giugno, il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, si era dato un obiettivo: creare un unico grande gruppo di tutti i partiti nazionalisti dell’Unione europea, da Fratelli d’Italia fino ad Alternativa per la Germania (AfD). Sulla carta fanno circa 200 deputati sui 720 membri del Parlamento europeo. Sarebbe stato un evento sistemico per la politica europea e per il Parlamento europeo. Ma l’internazionale dei nazionalisti non si è potuta concretizzare per una ragione molto banale: i nazionalisti si odiano tra loro. Priorità nazionali diverse, veti reciproci, rivalità personali, conflitti identitari, incompatibilità storiche hanno impedito al sogno di Orbán di realizzarsi. Il premier ungherese si è dovuto accontentare di un progetto di dimensioni ridotte, rinunciando alle frange più moderate e più estremiste. Giorgia Meloni e il partito polacco Legge e giustizia (PiS) hanno mantenuto il loro gruppo dei Conservatori e riformisti europei. L’AfD è rimasta esclusa per il veto di Marine Le Pen. L’unica preda conquistata da Orbán è il partito spagnolo di estrema destra Vox, che è passato dall’Ecr ai Patrioti, nonostante i molti favori ricevuti da Meloni. Per il resto il gruppo di Orbán ricalca in tutto e per tutto il vecchio Identità e democrazia. I partiti sono gli stessi: il Rassemblement national francese, la Lega italiana, il Pvv olandese, la Fpö austriaca, il Vlaams Belang belga, il Partito del popolo danese. Le uniche due aggiunte significative, oltre a Vox, sono il partito Ano dell’ex premier ceco, Andrej Babis, e il Fidesz dello stesso Orbán.
Le altre novità sono un paio di micro partiti dell’estrema destra che si apparentano più al folclore che alla politica, come i cechi di Giuramento e automobilisti, che hanno fatto campagna elettorale per salvare le auto a benzina e diesel. “Risultato modesto”, dice al Foglio il professor Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby.I Patrioti sarà il terzo gruppo al Parlamento europeo, forse crescerà ancora nei prossimi mesi (la Fpö austriaca vorrebbe riaccogliere l’AfD), ma la sua influenza non andrà oltre il grande rumore. Nel 2019 Identità e democrazia (Id), costituito dopo i grandi successi elettorali di Matteo Salvini in Italia e Marine Le Pen in Francia, si era trovato in quinta posizione con 73 eletti, ma solo perché i liberali di Renew e i Verdi avevano ottenuto risultati storici rispettivamente con 108 e 74 deputati. Per Meloni è comunque un colpo alla narrazione usata al Consiglio europeo sulle nomine di fine giugno, secondo la quale il suo Ecr è la terza famiglia politica dell’Ue e dunque merita un posto che conta. Per la presidente del Consiglio italiano è anche un’occasione per mostrarsi come più pragmatica e moderata degli estremisti, che si chiamino Patrioti o Identitari. L’influenza del gruppo di Orbán al Parlamento europeo sarà in ogni caso limitata dal cordone sanitario. I partiti europeisti impediranno ai Patrioti di ottenere incarichi (vicepresidente del Parlamento europeo, presidenze e vicepresidente di commissioni, relatori per provvedimenti legislativi). Lo stesso era accaduto con Id. Con le loro scelte, nella scorsa legislatura gli eletti di Le Pen e di Salvini si sono messi ai margini, malgrado nelle urne i loro partiti avessero ottenuto rispettivamente il 34 e il 23 per cento.
Anche sul programma i Patrioti di Orbán non sono diversi da Id. Cinque anni fa il collante era l’avversità ai migranti e un “no” generalizzato all’Ue. Sui dettagli che contano – come le regole del Patto di stabilità o il debito comune – i partiti di Id erano completamente divisi. Salvo su un altro punto in comune: l’ammirazione per (e spesso i rapporti con) Putin. Nel 2024, dopo la guerra di aggressione contro l’Ucraina, il nome è cambiato, ma non il putinismo. “Diciamo le cose col loro nome. I Patrioti per l’Europa servono gli interessi della Russia. O consciamente o inconsciamente. E così minacciano la sicurezza e la libertà dell’Europa”, ha detto il premier ceco, Petr Fiala.