a Washington

Al vertice della Nato tutto ruota attorno alla parola “irreversibile”

Giulia Pompili

L’Alleanza atlantica sempre più allargata vuole mettere in sicurezza la difesa dell’Ucraina. Zelensky arriva a Washington e intanto l'Italia pensa all'Africa

Un nuovo comando militare in Germania per coordinare aiuti e addestramento per le Forze armate ucraine. Il rafforzamento del liaison office della Nato a Kyiv, con un nuovo funzionario civile in arrivo. Altri quaranta miliardi di euro di assistenza dai paesi membri per l’Ucraina per il prossimo anno, che si aggiungono agli oltre 60 miliardi di dollari americani e i 50 miliardi di prestiti annunciati dall’ultima riunione del G7. I dettagli delle novità sul sostegno della Nato all’Ucraina si capiranno meglio nei prossimi giorni, ma secondo quanto raccolto dal Foglio l’intenzione è quella di mandare un messaggio forte e chiaro al presidente della Federazione russa Vladimir Putin e ai leader dei paesi che sostengono la sua guerra.

 

Quello che si è aperto ieri a Washington è il primo summit della Nato a trentadue membri: il 75° anniversario dalla fondazione e, per il secondo anno di seguito, quello in cui il numero dei paesi membri dell’Alleanza atlantica aumenta (2023 l’ingresso della Finlandia, 2024 quello della Svezia). E’ l’ultimo summit della Nato di Jens Stoltenberg, segretario generale che a ottobre passerà il testimone a Mark Rutte. Ma è anche il terzo summit con al centro l’Ucraina, e quello più dedicato all’incertezza su ciò che succederà dopo le elezioni presidenziali americane di novembre. Da Washington arrivano messaggi rassicuranti, si ripete che non cambierà nulla, ma nel frattempo le decisioni sembrano prese per mettere in sicurezza i perimetri di sostegno a Kyiv: sull’ingresso ufficiale dell’Ucraina nell’Alleanza non c’è ancora una data, né funzionari e diplomatici che abbiano voglia di parlarne. Ma nei giorni scorsi gran parte della discussione ha riguardato l’aggettivo “irreversibile” da aggiungere dopo “processo di adesione dell’Ucraina” nel comunicato finale del vertice – quello che dà la linea politica dell’Alleanza atlantica per i prossimi dodici mesi. Sembra che alla fine “irreversibile” ci sarà, e ad aver fatto tornare gli americani a insistere su questo punto sarebbe stato proprio l’ultimo attacco russo contro le città ucraine – e gli ospedali, compreso quello pediatrico-oncologico di Kyiv, l’altro ieri, il bombardamento che il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ieri ha definito "una trovata pubblicitaria” dell'Ucraina.

 

Putin continua a colpire le città ucraine e a sfruttare politicamente il logoramento del terzo anno di guerra, cercando di ricostruirsi un’immagine internazionale incontrando leader vicini come il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (entrambi rappresentanti di paesi membri della Nato) e rafforzando le piattaforme sovranazionali anti-Nato, come i Brics (di cui la Russia ha la presidenza di turno quest’anno) e l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco).

 

Domani, dopo il Nato Ukraine Council ci sarà un evento alla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, insieme con i rappresentanti di tutti i paesi che hanno firmato patti di sicurezza con Kyiv, Italia compresa, che servirà a mostrare unità contro la guerra di Mosca. Ma nel comunicato finale, secondo quanto si apprende, ci sarà anche un forte ed esplicito messaggio alla Cina di Xi Jinping e al suo sostegno a Putin, simile a quello del comunicato finale del G7 pugliese: sarà lo stesso messaggio che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che arriverà a Pechino il prossimo 29 luglio, porterà alla leadership cinese, anche se con un linguaggio edulcorato e in equilibrio. Al di là dell’Ucraina, come al G7, l’Italia porta al Summit della Nato soprattutto il tema del nord Africa – come dichiarato ieri dal presidente del Senato Ignazio La Russa: “Abbiamo sottolineato la necessità che la Nato presti più attenzione al fianco sud  dell'alleanza, in particolare all'Africa a riguardo della quale il governo italiano ha grande attenzione con il Piano Mattei”. A Washington verrà istituito per la prima volta un inviato speciale della Nato per il sud, e Palazzo Chigi sta lavorando per avere un italiano come primo responsabile, che potrebbe essere un militare ma anche un diplomatico. Per ora, non circolano nomi di eventuali candidati.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.