(foto EPA)

timidezza europea

L'Europa ha gli strumenti per punire Orbán, ma non li usa

David Carretta

Per disinnescare il premier ungherese l'Unione europea ha diverse opzioni: dalla procedura per violazione dello stato di diritto all'interruzione del semestre di presidenza. Ma mancano unanimità e coraggio

Bruxelles. Nei primi sette giorni dalla presidenza ungherese dell’Ue, Viktor Orbán è riuscito a violare le regole di leale cooperazione tra gli stati membri, a danneggiare gli interessi e le politiche dell’Unione europea nel mondo e a tradire un piccolo paese che fa parte della famiglia. Orbán ha abusato della presidenza di turno dell’Ungheria senza avere alcun mandato dell’Ue. Ha chiesto a Volodymyr Zelensky di accettare un cessate il fuoco e cessioni territoriali. Ha incontrato Vladimir Putin e Xi Jinping sostenendo le posizioni di Russia e Cina. Ha partecipato a un vertice dell’Organizzazione degli Stati turchi che ha informalmente riconosciuto Cipro nord. Al settimo giorno, Orban ha costituito al Parlamento europeo un gruppo che – secondo le parole del premier ceco, Petr Fiala – è al servizio di una potenza nemica dell’Ue: la Russia. Eppure i leader europei non sembrano intenzionati ad andare oltre le dichiarazioni di condanna o i gesti simbolici. Orbán “dimostra di volta in volta che violare le regole dell’Ue e lavorare contro le posizioni comuni dell’Ue rimane sempre senza conseguenze”, spiega Daniel Hegedus del German Marshall Fund, “peggio, Orbán sta ridicolizzando l’Ue a livello strategico”.

Non che siano mancate critiche, tensioni o espressioni di scontento. L’elenco delle malefatte di Orbán è lungo. Una prima serie tocca il suo paese, con la deriva verso la democrazia illiberale e la distruzione dello stato di diritto. Una seconda serie ha implicazioni gravi per i principi e gli interessi fondamentali dell’Ue. La guerra della Russia contro l’Ucraina rappresenta una minaccia esistenziale per alcuni stati membri e per la sicurezza collettiva dell’Europa. L’incontro con Putin, che Orban ha promesso sotto il simbolo della presidenza di turno dell’Ue, è stato definito “irresponsabile e sleale” dal premier svedese, Ulf Kristersson. “Disprezzo verso i doveri della presidenza del Consiglio dell’Ue”, ha detto il premier finlandese, Petteri Orpo. Gli ambasciatori dei ventisette ne discuteranno oggi. Ma tra i diplomatici si parla di un semplice “chiarimento” con l’Ungheria. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha sconfessato Orban con un tweet, ma non ha intenzione di avviare un dibattito con i capi di stato e di governo su eventuali sanzioni. Ursula von der Leyen ha minacciato di boicottare il tradizionale viaggio della Commissione nella capitale del paese che ha la presidenza di turno, ma Orbán può farne a meno.

 

Orbán ha usato i suoi veti sul sostegno all’Ucraina come moneta di scambio per ottenere fondi dall’Ue o per aiutare direttamente Putin. L’Ungheria attualmente blocca 6,6 miliardi di euro destinati alle forniture militari. L’Ue ha gli strumenti per disinnescare la minaccia interna. La più efficace è portare avanti la procedura dell’articolo 7 del trattato per violazione dello stato di diritto, privando l’Ungheria del diritto di voto e dei fondi dell’Ue. L’esito non è certo: serve l’unanimità degli altri 26 stati membri e il premier slovacco, Robert Fico, potrebbe proteggere Orban. La seconda opzione è adottare una decisione al Consiglio europeo per interrompere la presidenza ungherese e affidarla al Belgio. Le presidenze di turno funzionano in “trio” e, in caso di impedimento, le altre due (Belgio e Spagna per l’Ungheria) possono subentrare. L’alternativa suggerita da Hegedus è anticipare la presidenza della Polonia, che inizierà il primo gennaio 2025. Per cambiare il calendario basta la maggioranza qualificata degli Stati membri. Ma nessun leader sembra pronto a punire Orbán. Mancano 174 giorni alla fine della sua presidenza, durante i quali sarà in grado di fare altri danni all’Ue, forse già questa settimana con un incontro con Donad Trump in concomitanza con il summit Nato. L’impunità è il più potente incentivo a delinquere.

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