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il vertice visto dall'ucraina

Che cosa è mancato, secondo Kyiv, all'ultimo summit della Nato

Kristina Berdynskykh

Il vertice di Washington ha portato molte buone notizie dal punto di vista del sostegno militare. Ma sull'effettivo ingresso nell'Alleanza atlantica c'è troppa cautela. Le voci di esperti e diplomatici ucraini

Lo scorso luglio, dopo il vertice Nato di Vilnius, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky scrisse un post sui social media in cui si percepiva il suo chiaro risentimento nei confronti dei rappresentanti dell’alleanza. “È inaudito e assurdo che non ci siano tempi per un invito e un’adesione dell’Ucraina”, aveva scritto Zelensky. Questo, secondo il presidente ucraino, significava che non c’era alcuna volontà tra gli alleati di invitare l’Ucraina nella Nato. All’epoca la risposta emotiva di Zelensky non piacque a molti leader occidentali, anche se il post era sostanzialmente vero. 

Quest’anno, Zelensky si è recato al vertice Nato di Washington senza grosse aspettative, spiega l’analista politico Volodymyr Fesenko, ed è stato più realistico nella valutazione della situazione. “L’accento era posto su due cose: gli aiuti militari all’Ucraina e l’effettivo ingresso dell’Ucraina nella Nato”, dice Fesenko. Queste aspettative si sono rivelate giuste. La dichiarazione congiunta dei capi di stato e di governo della Nato parla di un “percorso irreversibile” dell’Ucraina verso l’adesione. L’Alleanza promette inoltre di stanziare almeno 40 miliardi di euro per le esigenze di difesa dell’Ucraina nel 2025. 

Ma questo non significa che l’Ucraina sia d’accordo con una politica così cauta. “Il vertice per l’anniversario della Nato sarebbe potuto diventare storico se l’Ucraina avesse ricevuto un invito politico. Ma non è diventato tale”, ci spiega Valeriy Chaly, capo del consiglio di amministrazione dell’Ukrainian Crisis Media Centre e ambasciatore dell’Ucraina negli Stati Uniti fra il 2015 e il 2019. La posizione della Nato può essere comprensibile, ma è strategicamente debole, ritiene l’esperto. Uno scontro diretto con la Russia, tanto temuto dagli Stati membri dell’Alleanza, non dipende dal fatto che l’Ucraina riceva o meno un invito politico alla Nato. Chaly ricorda che nel 2014, quando la Russia ha attaccato la Crimea, Kyiv non aveva parlato di entrare nella Nato, ma si era accontentata del suo status di paese non allineato. Questo non ha impedito alla Russia di cominciare la guerra. 

Quanto scritto nel comunicato finale sul “percorso irreversibile” verso la Nato è ancora una volta un gioco di parole, dice al Foglio Volodymyr Ohryzko, ex ministro degli Esteri ucraino. Non c’è ancora la volontà politica di ammettere l’Ucraina nella Nato. E il gruppo di paesi che non sono pronti per questo include gli Stati Uniti. Ogryzko ricorda che quando l’Alleanza era pronta a espandersi, non si parlava di criteri speciali per determinati paesi, ma prima di tutto della volontà politica di farlo. Ohryzko era ministro degli Esteri e membro della delegazione ucraina al vertice Nato di Bucarest nel 2008, quando si discuteva seriamente della possibilità che l’Ucraina e la Georgia diventassero un giorno membri: “Sono passati sedici anni da allora e quel giorno non è ancora arrivato”, dice. Per Chaly un invito politico all’Ucraina ad aderire all’Alleanza sarebbe una risposta forte all’ultimatum che Vladimir Putin ha inviato al quartier generale della Nato il 15 dicembre 2021, quando ha chiesto di escludere un’ulteriore espansione verso est. 

Paradossalmente, è l’articolo 5 della Nato a impedire decisioni più audaci, spiega Fesenko. Una volta finita la guerra, potrebbe essere una salvaguardia per un’Ucraina pacifica contro un’altra guerra della Russia. Ma per ora è quello stesso articolo a bloccare gli alleati, rafforzando il loro timore che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato possa portare a una guerra con la Russia, dice l’analista politico. 

Per quanto riguarda il sostegno militare, per l’Ucraina il vertice della Nato a Washington ha portato molte buone notizie. Sono stati aggiunti sistemi di difesa aerea Patriot e aerei F-16. Gli alleati hanno anche approvato la creazione del Servizio di assistenza e formazione alla sicurezza della Nato per l’Ucraina (Ntasu) e hanno deciso di nominare un rappresentante senior dell’Alleanza a Kyiv. Tutto questo aiuterà la difesa, sperano al governo. Lo stanziamento di almeno 40 miliardi di euro all’anno per le esigenze della difesa è anche una riassicurazione contro i futuri rischi politici. La storia di come il Congresso degli Stati Uniti non abbia votato per sei mesi gli aiuti militari all’Ucraina ha costretto la Nato a cercare diverse opzioni in caso di diversi scenari politici futuri.

Tra questi c’è il fattore della possibile vittoria di Trump alle elezioni americane di quest’anno. “Naturalmente nessuno a Washington ne ha parlato direttamente, ma l’ombra di Trump era nell’aria al vertice”, osserva Fesenko. Anche se Kyiv non è completamente soddisfatta, è pubblicamente positiva sull’esito del vertice ed esprime la sua gratitudine ai partner per le decisioni adottate. Andriy Yermak, capo del gabinetto di Zelensky, parlando al Forum pubblico della Nato a Washington, ha detto che in Ucraina sono soddisfatti dei risultati del vertice di Washington: “Il linguaggio dei documenti è davvero forte”.

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