Tre stelle e un libro
Il generale Kellogg fa da punto d'incontro trumpiano per gli europei al vertice della Nato
È stato capo dello staff del National Security Council durante l’Amministrazione Trump. Lontano dai riflettori, molti leader europei hanno approfittato della trasferta a Washington per prendere contatti con i consiglieri dell'ex presidente, per cercare di capire cosa potrebbe accadere a novembre
Hanno applaudito Joe Biden mentre proclamava con forza l’impegno della Nato a restare al fianco dell’Ucraina e contro Vladimir Putin. Si sono fatti le foto di rito a fianco del presidente degli Stati Uniti, nello storico auditorium di Washington dove 75 anni fa fu firmato il Patto Atlantico. Ma lontano dai riflettori del vertice dell’Alleanza atlantica, molti leader europei hanno approfittato della trasferta per prendere contatti e andare a parlare con i consiglieri di Donald Trump, per discutere i presunti piani di “pace” con cui l’ex presidente intende chiudere la vicenda ucraina se tornerà alla Casa Bianca. L’uomo che in molti sono andati a incontrare a Washington, a margine del vertice della Nato, è l’ex generale Keith Kellogg, già capo dello staff del National Security Council durante l’Amministrazione Trump.
Oggi Kellogg è visto come un possibile personaggio chiave in un eventuale secondo mandato di Donald Trump. Lo sappiamo perché lo ha raccontato lui stesso, alla Reuters e al Financial Times, parlando genericamente di “alti funzionari europei e in alcuni casi ministri degli Esteri”. Sul suo profilo X, Kellogg ha postato solo la foto di un incontro con lo speaker del Parlamento ucraino, Ruslan Stefanchuk, ma sono andati in molti a parlargli, soprattutto da paesi dell’est Europa.
Facile intuire cosa stiano cercando da Kellogg: risposte agli interrogativi su cosa vuol fare Trump in Europa se vince a novembre. Ciò che rende l’ex generale a tre stelle un interlocutore privilegiato è il fatto che di recente ha consegnato all’ex presidente un piano per la politica di difesa americana del futuro, redatto dall’America First Policy Institute (Afpi). Questo è un think tank pieno di ex esponenti dell’Amministrazione Trump come lo stesso Kellogg, che è una figura anomala nel mondo trumpiano: ex consigliere per la Sicurezza di Mike Pence, il 6 gennaio 2021 l’ex generale spinse il vicepresidente a rompere con Trump dopo l’assalto a Capitol Hill e in teoria dovrebbe essere nella casella dei nemici del mondo Maga (Make America Great Again). Invece si è trasformato in un acceso sostenitore dell’ex presidente e in uno degli animatori di Afpi, che viene visto come uno dei pensatoi in cui si elabora la strategia per il secondo mandato.
Il problema è che nessuno sa davvero se questi piani e le persone che li elaborano abbiano un reale futuro al fianco di Trump. Fino a pochi giorni fa, il think tank trumpiano per eccellenza era ritenuto l’Heritage Foundation e in molti si sono studiati il corposo documento Project 2025 elaborato da un esercito di studiosi conservatori riuniti dal centro studi, ritenendolo la mappa di quello che farà The Donald se tornerà alla Casa Bianca. Solo che in un attimo Trump ha smontato tutto, dicendo di non sapere neppure che cosa sia questo Project 2025.
Vero o falso che sia – con Trump non si può mai sapere – adesso l’attenzione si è spostata dall’Heritage all’Afpi e a un libro che ha appena scritto Kellogg, “An America First Approach to U.S. National Security”, che in teoria dovrebbe contenere le chiavi di lettura che cercano gli europei che hanno chiesto appuntamento al generale. Solo che il corposo capitolo sull’Ucraina è per nove decimi un atto di accusa contro quel che ha fatto e deciso finora il presidente Biden. Soltanto alla fine si auspica una linea politica americana che formalmente si impegni per un cessate-il-fuoco e conseguente negoziato tra Russia e Ucraina. Ma ci sono ben pochi dettagli su come tutto questo dovrebbe avvenire.