Il caso
La rivista Lancet quintuplica i numeri di Hamas: "186 mila morti a Gaza"
"Contare i corpi a Gaza, un compito difficile ma essenziale" è l'articolo pubblicato dalla rivista medica che gonfia le vittime nella Striscia. Il pezzo, firmato da tre medici, è stato rilanciato dalla relatrice Onu Albanese. Il direttore Horton, dopo la guerra in Iraq, non perde il vizio
Inizialmente si stimava che durante la guerra in Bosnia del 1992-1995 fossero state uccise circa 200 mila persone. Tre decenni dopo, il numero ufficialmente accettato è inferiore alla metà. Le vittime legate alle guerre del Congo furono inizialmente stimate in 5,4 milioni dalle ong. Una revisione accademica ha rilevato solo la metà di quel numero di morti. E Hamas ha tutto l’interesse nel far accettare cifre che avvalorino l’accusa del sangue del “genocidio israeliano”. Ma chi pensava che il numero di 37.396 morti a Gaza “secondo il ministero della Sanità di Hamas” fosse qualcosa su cui esercitare il dubbio, non aveva ancora letto Lancet, una delle più prestigiose riviste mediche del mondo.
Lancet ha pubblicato all’inizio di questa settimana un articolo scritto dai medici Rasha Khatib, Martin McKee e Salim Yusuf, in cui si afferma che “non è implausibile stimare che fino a 186 mila o anche più morti potrebbero essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza”. Titolo dell’articolo: “Contare i morti a Gaza, un compito difficile ma essenziale”. Una specie di lettera all’editore e non un articolo accademico sottoposto a revisione. Ma quanto basta alla relatrice delle Nazioni Unite Francesca Albanese per citare l’articolo, affermando in un tweet: “Se si includono sia le morti dirette che quelle indirette dovute all’assalto di Israele, il bilancio delle vittime a Gaza sale a 186 mila persone, secondo la rivista medica Lancet. Ciò significa che un abitante di Gaza su dodici è stato ucciso negli ultimi nove mesi di genocidio”. Neanche Teheran Times, il megafono dell’ayatollah Khamenei in lingua inglese, si è fatto sfuggire lo “studio” inglese.
Tre giorni dopo la pubblicazione, uno degli autori, il professor Martin McKee, ha ritrattato le cifre che aveva fornito nel pezzo, sostenendo che erano “puramente illustrative” e che “il nostro pezzo è stato ampiamente citato e interpretato erroneamente”. Il Jerusalem Post ha contattato Lancet chiedendo conto delle cifre, se aveva intenzione di ritrattare o di rilasciare un chiarimento sulla natura del pezzo scritto. Lancet ha risposto dicendo che la lettera è stata pubblicata nella sezione “Corrispondenza” e da autori esterni. Il direttore, Richard Horton, non è nuovo a pubblicare articoli che incriminano Israele. “An open letter for the people of Gaza” fu pubblicata da Horton durante la guerra di Israele contro Hamas del 2009. Vi si accusava i medici israeliani di “collusione”: “Sono complici nel massacro di Gaza”. La lettera era firmata anche da accademici italiani e venne rilanciata da Repubblica senza rendere conto delle critiche al documento. Cinquecento fra medici e scienziati boicottarono Lancet se non avesse ritirato quella lettera. Fra i firmatari i Nobel Aaron Klug, Sydney Brenner, Roger D. Kornberg, Michael Levitt e Bruce Beutler. Il direttore di Lancet Horton dovrà chiedere scusa durante un viaggio a Haifa di fronte ai medici israeliani.
Nel 2006, Lancet aveva pubblicato un “rapporto bomba” che stimava che le vittime della guerra in Iraq avevano superato quota 650 mila. Oggi sappiamo che non sono più di duecentomila. Ma da un giornale che ha trasformato le donne in “corpi con la vagina” c’era da aspettarsi di tutto, anche di quintuplicare il numero dei morti riportati da Hamas, i cui capi vanno meno per il sottile di Horton e li considerano “sacrifici necessari” nella guerra a Israele.
L'editoriale dell'elefantino