Wilders ha fatto pesare moltissimo la sua regia del governo olandese
Nei Paesi Bassi il leader sovranista non governerà formalmente, ma ha piazzato chi potrà farlo al posto suo dopo 223 giorni di trattative
L’Aia. Sarà un governo “mai visto prima”, assicurava Geert Wilders e su questo non ci sono dubbi: dopo la scelta del premier Dirk Schoof, la settimana scorsa è stata presentata la squadra di ministri che comporrà il prossimo esecutivo olandese. E’ un assortimento fuori rotta rispetto agli standard istituzionali dei Paesi Bassi. Se infatti il profilo di Schoof – ex capo dell’intelligence, sicura esperienza amministrativa – sembrava far tirare un sospiro di sollievo all’establishment sulla temuta svolta a destra, il resto del governo sa di aperta sfida al passato politico dell’Aia. Rinforzando al contempo le aspirazioni sovraniste di Wilders: senza incarichi formali, eppure tutt’altro che defilato e abilissimo a far buon viso a cattivo gioco per tutti i 223 giorni di trattative. E’ il punto esclamativo sulla sua vittoria elettorale. Lui non governa, ma ha piazzato chi potrà farlo al posto suo.
Il gabinetto Schoof sarà composto da 16 ministri e 13 segretari di stato. L’attenzione è sui primi: cinque fanno parte del Pvv di Wilders, quattro provengono dal Vvd – l’unico, fra i partiti di maggioranza, a contare esperienza di governo – altrettanti dal Nuovo contratto sociale di Pieter Omtzigt e due dal Movimento dei contadini-cittadini.
La sensazione è che il leader dell’estrema destra abbia strappato dai negoziati tutte le istanze che gli premevano. Frantumando perfino il protocollo: di solito il ruolo di primo vicepremier spetta alle Finanze o agli Affari interni, Wilders invece l’ha assicurato al ministro della Sanità Fleur Agema. Una sua fedelissima, che insieme a lui aveva fondato il Pvv nel 2006 (stesso percorso di Barry Madlener, premiato col ministero dei Trasporti). Agema in seguito è stata la portavoce del partito per le tematiche sanitarie, ai tempi della pandemia era scettica sui vaccini. E già alla prima seduta del nuovo esecutivo ha scatenato il caos, contestando via X il velo di alcune deputate: Schoof ha dovuto sospendere l’assemblea, per poi ribadire che “questo governo garantisce ogni libertà di culto” e ammonire Agema – “I ministri non dovrebbero twittare alla Tweede Kamer”.
Passando in rassegna il resto della squadra, i ministri di Vvd e Nsc fanno recuperare un po’ di credibilità. Il secondo vicepremier è Sophie Hermans, già assistente di Mark Rutte – “la sua portaborse”, secondo Wilders – ed espressione dell’ala progressista del partito: guiderà il ministero del Clima e della Crescita verde, cercando di controbilanciare la spinta anti-Green deal all’interno della coalizione. Al Vvd anche Giustizia, Difesa e Finanze, con scelte valide almeno in termini di trascorsi amministrativi e politica estera (aperto sostegno a Ucraina e Israele). Reggono anche i ministri in area Omtzigt, con trascorsi cristiano-democratici: Caspar Veldkamp (Affari esteri) è un esperto diplomatico, Judith Uitermark (Interno) punta alla sburocratizzazione del paese.
Oltre alla Sanità, il Pvv si è assicurato il ministero dell’Economia: dirige i lavori Dirk Beljaarts, già manager di un’azienda in bancarotta e detentore di passaporto ungherese (per Wilders il problema è il secondo: il ministro ha già annunciato che rinuncerà alla doppia cittadinanza). E soprattutto l’ambita casella Asilo e Immigrazione: Marjolein Faber è un’ultrà della teoria della sostituzione etnica e punta “a una drastica riduzione dei richiedenti asilo per riequilibrare la nostra struttura demografica”. Argomento rilanciato da Reinette Klever, ministro senza portafoglio, tra i proprietari dell’emittente di estrema destra Ongehoord Nederland (l’alter ego fiammingo di Fox News). E’ in quest’area che Wilders rischia di incidere e fare danni.
Chiudono il sipario i Contadini-cittadini. L’ex Cda Mona Keijzer (Alloggi e Pianificazione ambientale) era un segretario dell’ultimo governo Rutte: fu silurata dopo aver criticato le restrizioni contro la pandemia. Ma la star è Femke Wiersma. Storia da telenovela, la sua: nel 2010 uscì dall’anonimato partecipando al reality show “Contadino cerca moglie”. Ne ha effettivamente sposato uno, per poi mettere su famiglia, divorziare e sbarcare in politica nel partito di Caroline van der Plas. Oggi è ministro dell’Agricoltura: il giuramento, anziché in olandese, l’ha pronunciato in frisone. Obiettivo dichiarato: azoto a oltranza, in barba a Bruxelles e alla sostenibilità ambientale.