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In Spagna

Dopo Meloni, Vox abbandona anche gli accordi regionali con il Partito popolare

Guido De Franceschi

Santiago Abascal ha detto che, aspettando la decisione formale da parte della direzione di Vox, considera "rotti" gli accordi con il Pp in tutti e cinque i governi regionali spagnoli di cui i sovranisti fanno parte. Il motivo? I migranti

Il leader di Vox, Santiago Abascal, è molto irrequieto. Una settimana fa, al Parlamento europeo, ha condotto i sovranisti spagnoli fuori dal gruppo dei Conservatori e dei riformisti europei (¡Adios, Giorgia!) per farli approdare tra i Patrioti orbániani. E ieri ha detto che, aspettando la decisione formale da parte della direzione di Vox, considera “rotti” gli accordi con il Partito popolare in tutti e cinque i governi regionali spagnoli, a guida Pp, di cui i sovranisti fanno parte – e cioè la Comunidad Valenciana, Murcia, l’Aragona, la Castilla y León e l’Extremadura (nelle Baleari, invece, Vox si limita a dare l’appoggio esterno alla presidente del Pp).
 

L’improvvisa rottura annunciata da Abascal è stata causata dal fatto che i presidenti di quelle cinque regioni hanno risposto di “sì” al governo guidato dal socialista Pedro Sánchez, che chiedeva loro di accogliere alcuni minori non accompagnati che si trovano in questo momento nelle isole Canarie, che sono state investite negli ultimi tempi da un’ondata di barconi carichi di migranti clandestini. Si parla, in tutto, di 347 ragazzi, solo 110 dei quali sono destinati ai centri di accoglienza collocati nelle cinque regioni in questione. Tutti i presidenti di regione della Spagna, peraltro, hanno accettato questa richiesta del governo, tranne la Catalogna che è ancora guidata – in attesa dell’eventuale varo di un nuovo esecutivo in seguito alle ultime elezioni in cui hanno prevalso, pur senza ottenere la maggioranza assoluta, i socialisti – dagli indipendentisti di Esquerra republicana che, paradossalmente, appoggiano a Madrid quello stesso governo Sánchez che ha chiesto la redistribuzione dei minori non accompagnati per contribuire a sfiammare l’emergenza nelle Canarie.
 

Abascal ha scelto di rompere con il Pp, affermando sobriamente che non è disposto a rendersi “complice di stupri, furti e colpi di machete” e che il leader popolare Alberto Núñez Feijóo “si è reso protagonista della più grande truffa della politica spagnola, essendo il responsabile del fatto che Sánchez possa continuare a dare botte alla Costituzione e possa andare avanti con la sua corruzione politica e familiare”. Nelle parole di Abascal lo spazio che separa Vox dal Pp – e soprattutto dal suo leader Feijóo, accusato di essere una stampella di Sánchez – sembra essere diventata, all’improvviso, un crepaccio di abissale profondità: il Pp e il Psoe, ha detto Abascal, “fanno finta di litigare mentre si spartiscono i giudici del Tribunale costituzionale e della Corte dei conti, i posti nella Giunta elettorale, nelle commissioni parlamentari e nella Rtve (la radiotelevisione di Stato, ndr) e le poltrone a Bruxelles. Intanto, grazie a loro, gli spagnoli possono invece spartirsi solo tasse, immigrati illegali e migranti minori non accompagnati, che è come dire insicurezza e rovina”.
 

In attesa di vedere se tutti i rappresentanti di Vox eletti in quelle cinque regioni si adegueranno agli ukase provenienti dalla direzione del partito sovranista (Vox non è nuovo a emorragie di esponenti periferici infastiditi dal dirigismo abascaliano), il Pp sembra accogliere più con sollievo che con preoccupazione il voltafaccia del suo alleato. Quei cinque governi regionali possono infatti stare in piedi anche in minoranza, dal momento che in Spagna, a livello nazionale come a livello locale, gli esecutivi cadono automaticamente solo se l’assemblea approva a maggioranza un governo alternativo attraverso il meccanismo della mozione di censura – cosa, in questi cinque casi, impossibile, dal momento che il successo di una mozione di censura dovrebbe passare per un’alleanza tra Vox e i socialisti. I governi di tutte e cinque le regioni coinvolte dal coup de théâtre sfascista di Abascal, peraltro, hanno già approvato la legge di bilancio per il 2024 e quindi, per quanto sprovvisti di una maggioranza, possono andare avanti a lungo a colpi di esercizi provvisori, navigando in acque abbastanza tranquille almeno per un anno e mezzo, se non di più.
 

Secondo alcuni dirigenti del Pp, Abascal, con queste sue capricciose pulsioni estremistiche, si sta mostrando agli elettori come un irresponsabile. E, almeno per ora, sta offrendo in un solo colpo una doppia opportunità al centrodestra moderato, permettendo ai cinque presidenti di regione di liberarsi di un “alleato” spesso molto fastidioso (e ormai non più necessario al raggiungimento del potere) e a Feijóo di liberarsi almeno per un po’ dell’argomento più efficace della propaganda del Psoe, ovvero “votare il Pp è come votare Vox”.