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terrorismo religioso

In Brasile non ci s'annoia. Ecco i narcos pentecostali che attaccano le chiese cattoliche

Maurizio Stefanini

Il paese è il principale attore logistico del traffico internazionale e secondo maggior produttore di cocaina. Molti degli omicidi efferati che si compiono quotidianamente sono da parte di eserciti di banditi convertiti 

Narcos pentecostali a Rio de Janeiro attaccano le chiese cattoliche. Può sembrare un’estrema conseguenza dell’evoluzione di un Brasile dove da una parte allevatori, evangelici e possessori di armi sono le tre grandi aree di sostegno elettorale a Bolsonaro; dall’altra passa una rotta della droga sempre più importante. I protestanti in Brasile sono passati dal rappresentare meno del cinque per cento della popolazione all’inizio degli anni Sessanta al 22,2 per cento del censimento del 2010: ma sarebbero il 31 adesso, e ci si aspetta addirittura un sorpasso sui cattolici per il 2030. Allo stesso tempo, già tra il 2020 e il 2021 il Brasile si è posizionato sia come principale attore logistico del traffico sia come secondo paese produttore di cocaina al mondo; sia come  maggior consumatore in America latina.

È poi salda da anni la posizione del Brasile come paese con la maggior quantità in assoluto di omicidi al mondo. Queste evoluzioni recenti, però, si intrecciano a vicende più antiche. La guerra della fine del mondo, a esempio, è un famoso romanzo di Mario Vargas Llosa dal 1983, in cui si rievocava la storia vera della Guerra di Canudos, quando tra il 1896 e il 1897 una setta religiosa guidata dal profeta Antônio Conselheiro nello stato di Bahia sfidò le autorità con un esercito di banditi convertiti, alla cui testa c’era un famigerato assassino che aveva cambiato il suo “nome d’arte” da João Satan  a João Abade.
Ecco: sembra proprio un Abade quel 37enne Álvaro Malaquias Santa Rosa che dal 2016 ha preso il potere in un gruppo di favelas che si sono ribattezzate Complexo de Israel, mentre lui si fa chiamare Peixão, “Pescione”, con un riferimento proprio al pesce che nei primi cristiani era l’acronimo greco Ichthys di Iesous Christos, Theou Yios, Soter: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. Peixão è un patito della Bibbia, da cui trae ispirazione. E adesso la sacra lettura gli avrebbe appunto ingiunto di chiudere nella zona  tre luoghi di culto non conformi. 
In cima al complesso controllato dai narcos c’è una stella di David al neon che di notte può essere vista a chilometri di distanza, e i tetti in mattoni rossi delle favelas sono punteggiati da bandiere israeliane blu e bianche che delimitano il territorio controllato dai gangster. Quando la polizia ha fatto irruzione in uno dei suoi nascondigli nel 2021, ha trovato una piscina incorniciata da un murale del Monte del Tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme e le parole: “Beata è la nazione il cui Dio è il Signore”. In passato, le truppe di Peixão sono state accusate di aver saccheggiato templi afro-brasiliani e di aver vietato le celebrazioni afro-brasiliane nel Complesso di Israele, dove vivono più di centomila persone. Ma i rapporti di questa settimana sono stati i primi relativi ai luoghi di culto cattolici.

Il primo sentore che qualcosa non andava è arrivato sabato, quando il personale della parrocchia di Nostra Signora della Concezione e San Giustino Martire ha detto ai parrocchiani che riunioni e messa erano sospese “fino a nuovo avviso”. Il post sui social è stato successivamente cancellato ma, secondo i giornali locali, tra i fedeli si è diffusa rapidamente la voce che l’ordine proveniva da Peixão. O Globo ha poi riferito che uomini armati in motocicletta avevano visitato altre due chiese locali, Santa Edvige e Santa Cecilia, per vietare matrimoni e battesimi.
L’arcidiocesi di Rioha smentito le notizie, ma la polizia sta indagando, e lunedì mattina ha lanciato un’operazione per rimuovere le barricate che bloccano le strade che conducono al dominio di Peixão, dove i murales a tema biblico riportano citazioni dei Salmi.