Mosca e l'operazione terrore per smontare il sostegno occidentale a Kyiv

Micol Flammini

Il Cremlino cambia metodi, la disinformazione con Sputnik e Rt è obsoleta, un funzionare dell'Svr crea il Progetto Kylo: propaganda, proteste e "la picozza" contro i dissidenti

Mosca ha osservato ogni dichiarazione del vertice Nato di Washington, ha atteso i comunicati, ha seguìto i passi di Joe Biden attendendo quelli falsi e ha concluso che l’Alleanza atlantica rappresenta una minaccia per la sicurezza della Federazione russa. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha annunciato la necessità di “misure  per contenere la Nato”. A Washington, l’Alleanza atlantica ha riaffermato, con una convinzione che è il contrario della stanchezza, che il futuro dell’Ucraina è con gli altri paesi membri: Kyiv non può che diventare uno dei baluardi della difesa transatlantica. Lo sforzo che gli alleati stanno facendo per sostenere Kyiv è forte anche se non è ancora totale, ma Mosca ha iniziato a preoccuparsi del sostegno occidentale all’Ucraina già nel 2022. Il Cremlino, mal informato dai suoi servizi di sicurezza, non aveva colto la portata della solidarietà che Kyiv avrebbe potuto ottenere.  Mosca  non aveva colto neppure la simpatia che l’esercito ucraino, combattendo come Davide contro Golia, avrebbe suscitato nei primi mesi dell’invasione presso le opinioni pubbliche soprattutto europee. Più che le disfatte sul campo di battaglia, più che il crollo della certezza di catturare Kyiv in tre giorni, a preoccupare Mosca sarebbero stati  la simpatia, l’aiuto e la solidarietà che l’Ucraina stava raccogliendo e che erano i principali avversari del tipo di guerra che il Cremlino, dopo aprile del 2022, ha iniziato a impostare: la guerra lunga, adatta a generare un senso di fatica e frustrazione nella politica e nelle opinioni pubbliche.  Mentre studiava i suoi errori sul campo di battaglia, Mosca si rendeva conto che anche le sue operazione di disinformazione erano da rifare. Gli organi come Sputnik e Rt, le testate russe propagandistiche destinate a un pubblico internazionale, così il 23 maggio del 2022, un ufficiale russo dell’Svr, i servizi di sicurezza esterni, preparò un documento intitolato  “Propaganda” e tre giorni dopo lo portò con sé per esporlo al Senato. L’ufficiale si chiama Mikhail Kolesov,  ha lavorato per la maggior parte della sua carriera a Kabul, in Afghanistan, ed è diventato l’architetto di una nuova campagna  per iniettare forza rigenerata nella macchina di propaganda del Cremlino attraverso un approccio che nel suo documento definisce “sistematico, mirato e attivo, di natura offensiva”. Se il documento è noto è grazie a un’inchiesta realizzata dalla testata russa The Insider e dallo Spiegel. La proposta di Kolesov mira alla produzione di contenuti adatti  a stimolare in modo crescente la paura di un conflitto sconfinato, e la rabbia nei confronti dei rifugiati ucraini. L’idea di Kolesov è stata condensata nel Progetto Kylo, che mescola guerra informatica e operazioni di destabilizzazione come manifestazioni e proteste soprattutto in Francia e Germania: pochi mesi fa tre uomini sono andati davanti alla Tour Eiffel a Parigi, hanno posizionato delle bare con sopra la scritta “soldati francesi in Ucraina”, per farlo sarebbero stati pagati circa quattrocento euro a testa, e l’azione era parte del progetto  Kylo. L’attenzione di Kolesov nel formulare la nuova offensiva di propaganda si è concentrata anche sui dissidenti russi. Assieme a un altro ufficiale dell’Svr, Mikhail Kulemin, ha progettato un’operazione denominata Ledorub (piccozza) per screditare gli oppositori russi del Cremlino e spaventare chi li finanzia all’estero. Il nome dell’operazione è un riferimento all’arma usata per uccidere Lev Trotsky in Messico nel 1940: ieri la Cnn ha raccontato in un’esclusiva come Stati Uniti e Germania hanno sventato un complotto per assassinare Armin Papperger, amministratore delegato di un’azienda che invia armi a Kyiv. E’ presto per capire se dietro ci sia Kulesov o il suo disegno di influenza, che ha goduto del sostegno delle altre agenzie dei servizi segreti come l’Fsb e il Gru, l’intelligence militare che negli ultimi anni ha portato a termine la maggior parte delle operazioni criminali fuori dalla Russia. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)