Luna al Shibl e Bashar al Assad

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La Luna nera di Assad

Luca Gambardella

La morte misteriosa di Luna al Shibl, consigliera e confidente di Bashar con tanti nemici. Uno su tutti: Asma al Assad

Martedì 2 luglio una Bmw argentata viaggia sull’autostrada che dal sobborgo di Yafour porta a Damasco. Non si sa come, l’auto sfugge al controllo dell’autista ed esce di strada. Nell’urto rimane ferita in modo grave solamente la passeggera dell’auto. Si chiama Luna al Shibl, è una stretta consulente del dittatore siriano Bashar al Assad ed è una giornalista il cui volto è molto conosciuto in Siria. La dinamica dell’episodio è oscura, ma sin dalle prime ore, mentre la donna lotta tra la vita e la morte, si rincorrono voci che  alimentano il mistero che aleggia sulla vita di questa donna di quasi 50 anni. Quel che è certo è che alla storia dell’incidente non crede nessuno, né dentro né fuori la Siria, e che l’episodio segna piuttosto l’inizio di una nuova fase nella gestione del potere sanguinario del regime siriano.

A Damasco la nutrita comunità russa di militari e mercenari alleati del regime siriano ha un luogo di ritrovo dove potere mangiare qualcosa di buono e provare a sentirsi un po’ più vicini a casa. Il “Nash Krai” – che in russo significa “la nostra regione” – è un ristorante aperto un paio di anni fa da Luna al Shibl e suo marito. E’ un locale di lusso, dove mai e poi mai un siriano del ceto medio-basso si sognerebbe di avvicinarsi, specie in tempi di guerra. Il menù propone piatti a prezzi esosi, ordine minimo 25 dollari, circa 100 mila lire siriane, l’equivalente oggi di uno stipendio medio.  Portate curate nel dettaglio sono servite su piatti di porcellana blu fra tavoli in mogano. Gli avventori non sono solamente russi e a ben vedere dalle foto e i video sulle pagine social la maggior parte sono siriani, tutti ricchi sostenitori del Leone di Damasco, Bashar al Assad. Nonostante sia proprietaria di un locale tanto chic, che stona fino allo stomachevole rispetto alle storie di povertà e devastazione che da oltre un decennio arrivano dalla Siria, Luna è soprannominata dagli oppositori “Signora Perseveranza”. Qualche tempo prima, la ricca consulente di Assad aveva avuto il coraggio di rivolgersi ai siriani affamati dalla guerra per esortarli a resistere e a essere frugali. “La Signora Perseveranza ha aperto un fantastico ristorante nel centro di Damasco al costo di milioni di dollari, mentre voi, poveri cittadini siriani, siete pregati di perseverare”, la canzonava qualcuno sui social. Sul perché Luna si sia presa la briga di aprire un ristorante di cucina russa a Damasco è presto detto: “E’ un covo di shabiha”, cioè dei servizi segreti, scrivono alcune recensioni anonime lasciate su Google e accompagnate da una sola, laconica stellina. “Al massimo servirà da base per riciclare il denaro accumulato dalla vendita di armi – denuncia ’Abd al Qadir al Manla, un attore in esilio, vicino all’opposizione – Non escludo però che sia un covo di spioni o un ritrovo dell’intelligence russa dato che né Putin né Luna al Shibl hanno bisogno dei soldi guadagnati con questo ristorante”. Ogni giorno a Luna bastava presentarsi al palazzo presidenziale per ottenere immediata udienza privata con Assad. Appassionata di abiti alla moda e di gioielli, era riuscita a farsi parecchi amici fra i russi, gli stessi a cui diversi fra i membri del regime siriano dovevano la vita o quantomeno la loro ricchezza. Ma l’effetto collaterale di avere tante amicizie potenti è che Luna aveva accumulato altrettanti nemici, ugualmente influenti e sanguinari. 

All’inizio del 2020 a Damasco viene scattata una foto che mostra una scena inusuale per il rigido protocollo del regime siriano. In una sala piena di uomini in giacca e cravatta, il presidente russo Vladimir Putin e il suo portavoce Dmitri Peskov, in visita nel paese, dialogano con l’unica donna presente nella stanza. Molto professionale, porta i capelli raccolti all’indietro, indossa una camicia azzurra, giacca e pantaloni scuri e sotto al braccio tiene una cartellina. E’ Luna, tenuta sott’occhio a distanza da Bashar al Assad, sorpreso a essere  messo da parte, almeno per un attimo, dai due ingombranti interlocutori-alleati perché rapiti dalla responsabile della comunicazione del presidente siriano. E’ bene precisare che per il regime di Damasco esistono pochi ma essenziali capisaldi che hanno reso possibile la sua sopravvivenza in tutti questi anni di guerra. Il controllo soffocante dei servizi segreti, il sostegno di alcuni alleati stranieri – Russia, Iran e Hezbollah – e poi la propaganda. Essere responsabile della comunicazione presidenziale in Siria significa sovrintendere proprio a questo terzo pilastro. Ma a Luna al Shibl non basta e con il tempo riesce ad accreditarsi agli occhi di Assad come una valida consulente in settori anche molto distanti da quello della comunicazione.
 

La parabola di questa giovane giornalista nata a Suwaida, una delle poche città indomite al regime in tutti questi anni di guerra, parte nel 2010 quando si dimette da al Jazeera, dove lavora ormai da sette anni. Insieme ad altre quattro colleghe è accusata di vestire abiti troppo provocanti per i rigidi parametri dell’emittente qatarina. Luna torna in patria e viene assunta dall’emittente di stato Syria TV, dove si fa notare per le sue doti analitiche, per il carattere determinato e soprattutto per le sue posizioni filo Assad. Lo staff del presidente la nota e diventa la sua addetta stampa. E’ alle dirette dipendenze della consulente per i media, Bouthaina Shaaban, anche lei passata “da Cenerentola a Strega cattiva” nel giro di pochi anni – come hanno scritto dopo l’inizio della guerra alcuni giornali occidentali. Le donne che hanno circondato Assad sin dal suo insediamento nel 2000 sono sempre state un tragico equivoco, un escamotage male interpretato fuori dalla Siria. Celebre rimase il romantico titolo su un numero di Vogue del 2011, prima delle rivolte contro il regime: “Una rosa nel deserto”, era scritto affianco a un’enorme foto della first lady Asma al Assad. Bella, ricca, colta, nata e cresciuta a Londra, era immortalata mentre con sguardo profondo scrutava l’orizzonte sopra Damasco, avvolta da uno scialle color porpora. Solo pochi anni più tardi, Asma passerà alle cronache invece come la degna, crudele compagna del “macellaio di Damasco”. Nei piani di Bashar, le donne nel palazzo presidenziale non erano semplici quote rosa, ma un modo come un altro per ingannare il mondo, passarsi un po’ di trucco e darsi il tono del riformista illuminato, in discontinuità con il ferreo autoritarismo tradizionalista del padre Hafez. Ciò che la vicenda di Luna dimostra, è che le donne di Bashar si sono sempre mal sopportate fra loro, lasciando che la gelosia e l’invidia le guidassero nelle loro faide interne al palazzo. E’ andata così anche per Bouthaina, che finirà per soffrire il talento di Luna e che negli anni si schiererà apertamente fra i suoi più acerrimi nemici, tramando contro di lei.
 

Ad aggiungere un pizzico di sfida nella sua storia di affermazione personale di Luna non è il fatto che sia una donna, bensì che sia l’unica drusa del cerchio magico del presidente alawita. E’ scaltra e capisce che per fare carriera ha bisogno di amici potenti e fra questi c’è Ali Mamlouk, allora capo dei potenti servizi di sicurezza. Nel giro di pochi anni, Shibl riesce a guadagnarsi la fiducia di Assad. Il presidente la convoca spesso nel suo ufficio e le chiede consigli su qualsiasi cosa, dalla gestione dei media a quella della sicurezza e dell’economia. Si racconta di dissidi e discussioni accese fra Luna e alti ufficiali delle forze armate su come gestire alcune situazioni militari. Lei non guarda in faccia a nessuno, ostenta cinismo spietato anche a costo di recidere di netto con il suo passato. Come quando, pochi anni fa, arrivò a definire pubblicamente “dei mercenari” i suoi concittadini di Suwaida, colpevoli di ostinarsi a protestare contro il regime.


Questa dimestichezza con il presidente e il suo entourage non fa che alimentare l’odio nei suoi confronti da parte di persone potenti. Tra queste, non c’è solamente il fratello di Bashar, Maher al Assad, che comanda una delle milizie più spietate e influenti del paese, la Quarta divisione. Soprattutto, Luna attira su di sé la gelosia della first lady. Per anni si vocifera di un rapporto troppo stretto fra Bashar e Luna, si parla di una tresca amorosa. Voci insopportabili per Asma che, secondo i media dell’opposizione siriana, più volte sarebbe arrivata a chiedere al marito di liberarsi di lei. Nel 2017, un noto giornalista di al Jazeera, Faisal al Qassem, rivelò che Luna era stata costretta a dimettersi dal suo incarico di consulente di Assad proprio su pressione di Asma. La notizia non fu mai smentita né commentata dal regime e Luna restò lì dove era sempre stata, al fianco del dittatore. Nel 2014, dopo avere divorziato dal suo primo marito, sposa a Damasco Ammar Saati. Membro di spicco della shabiha, Saati è capo della Delegazione studentesca, un’organizzazione che si occupa di indottrinare i giovani siriani all’ideologia socialista del partito Ba’ath, un ruolo importante. Nello stesso anno, Luna ricompare a Ginevra, nel corso della conferenza internazionale patrocinata dalle Nazioni Unite che avrebbe dovuto portare a una risoluzione pacifica della crisi siriana. Shibl diventa portavoce de facto della delegazione siriana: “Non preoccupatevi, il presidente resterà in carica – annuncia ai giornalisti a margine dei lavori – Nessuno potrà cambiare questa realtà, nemmeno gli Stati Uniti. Resteremo qui a discutere in questa conferenza finché gli altri non si stuferanno e se ne torneranno da dove sono venuti”.
 
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Alla sua rapida ascesa tra le grazie di Assad corrisponde una ancor più rapida e misteriosa caduta. Succede tutto in poche settimane. Qualche giorno prima dell’incidente d’auto, il fratello della donna, il generale Molham al Shibl, viene arrestato insieme alla moglie. La decisione arriva poco prima del 5 maggio, quando si riunisce il congresso del partito Ba’ath, che governa il paese da mezzo secolo a questa parte, e che si prepara alla farsa delle elezioni parlamentari del prossimo 15 luglio. Molham è accusato di essere una spia al servizio di Israele e di avere fornito allo stato ebraico le coordinate dei siti da colpire durante i tanti raid aerei lanciati dall’aviazione militare israeliana in Siria dall’inizio della guerra a Gaza. Dopo l’arresto del fratello, Luna e suo marito sono esclusi dal congresso del partito, pare ricevano minacce. Nel frattempo, il regime impedisce ad Ammar di lasciare il paese e lo blocca all’aeroporto prima che si imbarchi per un volo diretto a Sochi, in Russia, dove è proprietario di un hotel. 

Da giorni i siti dell’opposizione siriana, quelli che godono di maggiore libertà di espressione visto che sono tutti basati all’estero, sfornano ricostruzioni più o meno fantasiose sulle ultime ore di Luna al Shibl. Ma fra tante congetture complottiste, sin dalle prime ore si comprende che c’è qualcosa di anomalo in quell’incidente d’auto. Nonostante la donna abbia un’emorragia cerebrale in corso, i soccorritori non la conducono d’urgenza all’ospedale più vicino. Piuttosto, un’ambulanza la trasporta in una piccola e malmessa clinica di Yafour. E ancora. Alcuni testimoni riferiscono che un gruppo di uomini armati giunto sul posto subito dopo l’incidente abbia impedito a chiunque di avvicinarsi all’auto e abbia portato via l’autista e la scorta della donna, ancora oggi irreperibili. Passano le ore e Shibl è finalmente condotta in un vero ospedale, l’al Shami di Damasco, dove pare che sia impedito a chiunque di avvicinarla, incluso al marito. 

Il 5 luglio, uno scarno comunicato del regime annuncia la morte di Luna al Shibl. Il funerale stranamente non si celebra nella sua città natale, Suwaida, ma  in un cimitero di Damasco, con grande riserbo. Nessun funzionario del regime partecipa alla cerimonia, nessuna bandiera sventola mentre sfila la bara di Luna.

Secondo diversi analisti occidentali, primo fra tutti Charles Lister del Middle East Institute di Washington, alcune tesi sul perché Assad avrebbe voluto la morte della sua consigliera potrebbero godere di una certa plausibilità. La prima ipotesi porta a Teheran. Da mesi le Guardie della rivoluzione iraniane hanno chiesto ad Assad di sgominare le talpe che forniscono a Israele le coordinate per i suoi raid in Siria. Le vittime di alto profilo tra le brigate al Quds e gli uomini di Hezbollah sono ormai tante e di rango troppo elevato per continuare a essere tollerate dagli iraniani. Secondo questa ipotesi, Luna avrebbe pagato a caro prezzo la compromissione di suo fratello, accusato di spionaggio, e sarebbe finita nella vasta operazione di repulisti ordinata ad Assad dagli iraniani. 

Una seconda versione dei fatti vorrebbe invece che Luna sia stata uccisa per i suoi legami con i russi, considerati sospetti ed eccessivi. Dopo la morte di Evgenij Prigožin nell’agosto dello scorso anno è cominciato anche in Siria l’avvicendamento fra i mercenari della Wagner e le forze della Redut, che rispondono direttamente al ministero della Difesa di Mosca. Il passaggio di testimone non comporta solo conseguenze militari ma soprattutto economiche, dato che le milizie russe nel paese si arricchiscono anche grazie allo sfruttamento dei proventi di gas e petrolio. E’ possibile che Luna stesse giocando una partita personale in questa delicata fase di transizione, in un periodo in cui le relazioni tra Assad e Mosca sono alla ricerca di un nuovo assetto. Sembra che lei e suo marito avessero trasferito grandi somme di denaro in Russia con il placet dell’entourage del portavoce del Cremlino, Peskov, per aggirare le sanzioni imposte quattro anni fa dagli americani proprio contro di lei. Assad sarebbe rimasto all’oscuro di questi traffici e per un dittatore strangolato dalle sanzioni e dall’isolamento internazionale, alla disperata ricerca di denaro con cui ripagare la fedeltà dei suoi fedelissimi e del suo articolato sistema di sicurezza – talvolta sovvenzionato direttamente dagli uomini di affari dell’entourage del presidente – si trattava di un affronto intollerabile. 

Poi c’è la terza spiegazione, quella dettata dalla gelosia. Secondo questa ipotesi, Asma al Assad, già malata di leucemia, avrebbe chiesto e ottenuto la morte della donna che temeva avrebbe usurpato il suo ruolo. Alcune ricostruzioni che scherzano con il gossip, suggeriscono che per l’esecuzione del suo piano, Asma si sarebbe rivolta agli uomini di suo cognato, Maher al Assad, con cui condivideva odio e invidia nei confronti di Luna. 

Sono solo storie, forse. Ma da decenni ormai la verità è un lusso di cui a Damasco nessuno può godere. Nessuno, tranne Bashar al Assad.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.