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Il governo del Canada contro le operazioni della Cina sul suo territorio

Giulia Pompili

A Montreal parte una campagna di sensibilizzazione per denunciare minacce e molestie nella comunità cinese. La mappa delle "stazioni di polizia" virtuali e il dibattito al G7. Il caso italiano 

La scorsa settimana la polizia federale canadese del Québec ha diffuso un video sui suoi canali social. Si vedono le immagini di quella che sembra una chinatown, e una voce in mandarino dice: “Sei vittima di minacce, molestie e intimidazioni da parte di funzionari del governo cinese? Combattiamo le interferenze straniere insieme. Denunciale anonimamente”. Il video fa parte di una campagna lanciata la scorsa settimana che comprende più pattugliamenti nella storica chinatown di Montreal e nelle altre zone di residenza di cittadini cinesi o di cittadini canadesi di origine cinese, ma anche più dialogo con i residenti per renderli disposti a denunciare i problemi subiti o a cui hanno assistito. La campagna è stata lanciata negli stessi giorni in cui due fonti anonime hanno detto a Bloomberg che il governo canadese “ha redatto una mappa dettagliata di quelle che sarebbero operazioni segrete della polizia cinese all’interno dei suoi confini”. L’esecutivo guidato dal primo ministro Justin Trudeau sarebbe determinato a portare il rapporto alla riunione ministeriale del G7, a livello di ministri dell’Interno, che si terrà in provincia di Avellino il 2 ottobre. Le autorità canadesi stanno continuando a indagare su due associazioni cinesi di base nel Québec, nelle città di Montreal e Brossard, che sono state identificate come stazioni virtuali di polizia del governo cinese. Anche se ancora non è stata formulata alcuna accusa, le due associazioni hanno già denunciato la polizia alla Corte Superiore del Québec.

 

Sin dalla prima inchiesta pubblicata su questo giornale nel settembre del 2022 e il rapporto della ong spagnola Safeguard Defenders, quasi tutti i paesi membri del G7 sono stati costretti ad attivare i propri servizi d’intelligence per capire il metodo dei tentacolari servizi di sicurezza cinesi su territori stranieri. Il Canada, che il prossimo anno avrà la presidenza di turno del G7, è il primo paese non solo a mappare, ma a prendere molto sul serio la minaccia delle interferenze straniere sulla sicurezza pubblica, anche se spesso non riguarda direttamente cittadini canadesi ma cittadini stranieri residenti nel territorio canadese. Oltre a una lunga indagine sulle interferenze cinesi sulle elezioni canadesi nel 2019 e nel 2021, che si è conclusa a maggio, il mese scorso, dopo il suo incontro con l’omologo cinese Dong Jun, il ministro della Difesa canadese ha detto a Reuters di aver “espresso preoccupazione per l’interferenza straniera in tutte le sue manifestazioni, compresa l’interferenza nelle nostre istituzioni, e incluse le nostre elezioni, ma anche azioni di collusione contro la diaspora cinese in Canada e contro i nostri cittadini”. 

 


Nel dicembre del 2022, durante un question time alla Camera due mesi dopo la rivelazione dell’esistenza di “stazioni di polizia virtuali” cinesi sul territorio anche italiano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva assicurato che “le forze di polizia, insieme all’intelligence, attueranno un monitoraggio con la massima attenzione, io lo seguirò personalmente e non escludo provvedimenti sanzionatori in caso di illegalità riscontrate”. I risultati del monitoraggio non sono stati resi noti. Ieri sui media cinesi circolava molto la notizia di una visita da parte di funzionari dell’ambasciata della Repubblica popolare cinese a Napoli, e in particolare dal questore Maurizio Agricola. Secondo quanto riportato, dopo i primi contatti tra questura e autorità cinesi del maggio scorso, “la situazione della sicurezza nei quartieri cinesi d’oltremare a Napoli è migliorata”. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.