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lo scenario

Le conseguenze economiche (negative) di un Trump 2 sull'Europa

Mariarosaria Marchesano

Il ritorno di "The Donald" alla Casa Bianca potrebbe costare all’Europa una riduzione del pil di almeno l’1 per cento come effetto congiunto di una nuova guerra commerciale, dell’aumento della spesa per la Difesa e di una maggiore incertezza geopolitica. Il report di Goldman Sachs

Un secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe costare all’Europa una riduzione del pil di almeno l’1 per cento come effetto congiunto di una nuova guerra commerciale, dell’aumento della spesa per la Difesa e di una maggiore incertezza geopolitica. È quello che pensa la banca d’affari americana Goldman Sachs che, in un report dal titolo “Le conseguenze economiche di Mr Trump”, evidenzia il rischio sulla crescita europea derivante dell’eventuale rielezione basandosi anche sugli effetti che si sono visti con il primo mandato e che sono stati certificati dalla Federal Reserve.

Le crescenti probabilità di una seconda presidenza di Trump, dopo il fallito attentato, stanno spingendo in questi giorni i mercati azionari poiché le sue politiche sono considerate favorevoli agli investitori a causa di tagli fiscali e deregolamentazione. Ma a ben guardare questo sentiment è più vivo a Wall Street che sulle borse europee, dove, al contrario, si sta cominciando a riflettere su quella che in prospettiva si presenta come una ulteriore sfida che si somma all’incertezza francese e alle maggioranze che si formeranno nel nuovo Parlamento su questioni strategiche come difesa e transizione energetica. 
Su quello che potrebbe succedere se effettivamente Trump sconfiggesse Biden, i due economisti di Goldman Sachs, James Moberly e Sven Jari Stehn, non hanno molti dubbi e più che delineare uno scenario ipotetico hanno elaborato una previsione circostanziata, supportata da dati storici e modelli matematici. Come per dire, non è il caso di farsi troppe illusioni perché andrà così e tanto l’Europa dovrà fare i conti con questa realtà, sempre che “The Donald” vinca, che la Bce dovrà affrettarsi a tagliare i tassi d’interesse più volte per impedire il declino dell’economia dell’area. Ma andiamo per gradi per capire qual è il ragionamento della banca d’affari. 
Tanto per cominciare, Trump si è impegnato a imporre una tassa del 10 per cento sulle importazioni negli Stati Uniti, anche quelle che provengono dall’Europa. Se a questo si aggiungono le conseguenze indirette di un nuovo scontro sui dazi che potrebbe esserci con la Cina è inevitabile che l’incertezza della politica commerciale aumenterebbe com’è già avvenuto nel 2018-2019 quando la produzione industriale dell’area euro è calata del 2 per cento. Generalmente, le pressioni tariffarie fanno anche aumentare l’inflazione, ma quand’anche l’Europa dovesse reagire, come ha fatto in passato, aumentando a sua volta le imposte sulle merci che provengono dagli Usa, l’impatto negativo sarebbe solo dello 0,1 per cento poiché le importazioni da quell’area sono inferiori alle esportazioni.

A essere più colpito come paese sarebbe anche questa volta la Germania, sia perché è la prima manifattura dell’Eurozona sia perché è il principale esportatore verso gli Usa. In secondo luogo, la rielezione di Trump comporterebbe una pressione sull’Europa nel campo della difesa e della sicurezza. Per Goldman, soddisfare il requisito della Nato di spendere il 2 per cento del pil e la compensazione per il ridotto sostegno militare statunitense all’Ucraina (entrambi obiettivi già dichiarati da Trump) potrebbe costare all’Unione europea lo 0,5 per cento del pil all’anno. E questo anche a causa dei “modesti moltiplicatori della spesa militare”. Vuol dire che la spesa per armamenti non viene compensata dalla crescita economica come succede con gli investimenti produttivi o per l’edilizia e le infrastrutture: “Nel loro insieme – dicono gli esperti della banca d’affari americana – le nostre stime suggeriscono che l’agenda politica di Trump potrebbe abbassare il pil dell’area euro dell’1 per cento e stimolare l’inflazione di 0,1 punti percentuali”. 
Più in generale, l’ipotesi Trump 2.0 rappresenta “un rischio significativo al ribasso” per la crescita europea in assenza del quale per Goldman avrebbe un potenziale positivo. La conclusione dell’analisi verte sulla politica monetaria e sull’idea che ci sarà bisogno di un deciso allentamento da parte della Bce per contrastare questo impatto così deprimente per l’economia dell’area, tagli su tagli fino a tutto il 2025. Chissà se il board dell’Eurotower, che si riunisce giovedì, deciderà di cominciare a inglobare questo rischio nelle sue previsioni o se preferirà attendere l’esito delle presidenziali a novembre. Sta di fatto che lo scenario globale sta cambiando e mentre sembra da escludere che l’effetto Trump possa indurre la Bce a rivedere la sua posizione di non toccare i tassi a luglio, potrebbe invece contribuire a fugare i dubbi sulla sforbiciata di settembre.

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